SCIPIONE, DETTO ANCHE “L’AFRICANO”, TRA CINEMA E STORIA

Dipinto su Scipione

di Giulia Zinedine Fuschino

In questo articolo tratteremo la figura di Publio Cornelio Scipione, soprannominato Africanus e, in particolare, la vicenda che lo vide coinvolto insieme a suo fratello Lucio Cornelio Scipione (Asiaticus). Faremo ciò in due modi: da un lato attraverso il film di Luigi Magni Scipione detto anche l’Africano del 1971, dall’altro restituendo un profilo storico dei  processi o, se si vuole, del (lungo) processo agli Scipioni del 187 a.C.

1. Il lungo processo agli Scipioni storicamente: i primi sintomi della crisi interna alla Res publica

Quelli che comunemente si definiscono “processi agli Scipioni” sono definibili come una lunga interrogazione al Senato romano contro gli stessi in due sedute tra il 187 e il 186 a.C. Tale interrogazione riguardava la sparizione di 500 talenti (la massima unità di misura monetaria in circolazione) dati dal re Antioco III di Siria a Lucio Cornelio Scipione, vincitore della campagna militare contro di lui, che gli valse per questo il titolo di Asiaticus. Tuttavia, su istanza di Catone, questo dibattito  diventò un processo politico che coinvolse anche l’altro Scipione, Publio Cornelio, vincitore a Zama nel 202 a.C. contro Annibale e, pertanto, eroe della Seconda Guerra Punica (Brizzi, 2023).

Scipione libera Massiva
Scipione l’Africano libera Massiva, G.B. Tiepolo, 1719-1721. Walters Art Museum, Baltimora (fonte: Wikimedia, licenza CC0)

1.1 Le ragioni del primo processo e l’esito

Sconfitto nella battaglia navale di Myonesos, Antioco III inviò l’ambasciatore Eraclide dai due Scipioni con proposte di pace, offrendo ai Romani possedimenti territoriali e il risarcimento di metà delle spese di guerra sostenute. Si arrivò a stipulare cosi la Pace di Apamea nel 188 a.C .tra Roma (nella persona del console Vulsone) e Antioco III Seleucide, le cui clausole sono riportate dallo storico Polibio:

«Non combatta Antioco con quelli sulle isole né con quelli in Europa e lasci le città e regioni. Non è permesso ai soldati portare via nulla tranne le armi che hanno in dotazione» (Polibio, XXI 43, 4-6).

Oltre al divieto di superare la catena del Tauro come confine tra Asia e Europa, le spese di guerra vennero quantificate in 15.000 talenti. Di questi, 500 da pagare subito, 2.500 alla sottoscrizione della pace e 12.000 da pagare in rate annue di mille talenti per dodici anni. Dei primi 500 talenti emessi con bollo regale da Antioco III però non ci fu traccia al ritorno in patria degli Scipioni e Flaminini con il bottino di guerra. Pertanto, Catone, con l’appoggio dei latifondisti, istruì un’interrogazione al Senato sull’argomento,  riferita dallo storico Livio come un’orazione pronunciata dallo stesso Catone accusando gli Scipioni (Oratio Catonis de pecunia regis Antiochi, Livio, XXXVIII 54, 11). Un’ostilità dura si venne a creare tra le due fazioni, che rappresentavano due aspetti dell’imperialismo romano, ossia una più attenta a considerare i territori conquistati come una risorsa di ricchezza materiale e null’altro, quindi sostenitori di una linea dura soprattutto contro Cartagine (Catone), l’altra come una risorsa arricchente anche a livello culturale e civile, più moderata; infatti Scipione non distrusse Cartagine (Cassola, 1962). Avendo reiterato i tribuni la richiesta di giustificare le spese di guerra, Publio Scipione portò in Senato il registro, nel quale «erano annotati tutti i denari e tutte le prede fatte», ma lo strappò «indignato che si osasse domandare ragione del denaro a colui al quale si doveva la salvezza dello Stato romano» (Aulo Gellio, Notti Attiche IV, 18). Dopo questo gesto plateale di Scipione, princeps senatus, i tribuni non procedettero oltre. Catone allora si affidò ai comizi popolari, in cui i tribuni formalizzarono l’accusa all’Asiatico, generale in Siria. Al rifiuto di quest’ultimo di versare la somma sottratta da parte di Lucio Cornelio, venne chiesto ai comizi il suo arresto. Su intervento dell’Africano, la richiesta di arresto venne messa ai voti presso i tribuni, diventando un vero caso politico (Brizzi, 2007). Il verdetto fu a favore dell’arresto, ma venne annullato grazie a Tiberio Sempronio Gracco, futuro marito di Cornelia, figlia di Publio Cornelio e padre dei Gracchi.

1.2 Il processo all’Africano

Catone il Censore
Catone il Censore, incisione a stampa, XVI sec. (fonte: Wikimedia, licenza CC0)

Dopo il processo, nel 186 a.C., Lucio Cornelio tentò di ristabilire il suo prestigio presso la plebe con l’indizione di Ludi, in vista delle elezioni censorie due anni dopo. In virtù della candidatura dell’Asiatico, Catone e la fazione anti-Scipioni tornarono all’attacco. Il tribuno Marco Nevio, stando allo storico Livio, impugnò il trattato della Pace di Apamea contro Publio Cornelio, accusandolo di aver proposto condizioni favorevoli per il re seleucide in cambio di denaro e della liberazione del figlio (Livio, XXXVIII 51). L’Africano si limitò a ricordare che la salvezza di Roma era dipesa da lui e che la stessa Res publica gli aveva concesso il titolo, in virtù del suo eroismo. Pertanto, decise di ritirarsi in esilio volontario a Literno. Raccontato in maniera plateale, questo episodio dimostra la rottura tra gli Scipioni e la Repubblica romana, oltre alla fine della parabola scipionica con la scelta da parte di Publio Cornelio di non dar luogo a una guerra civile, rispondendo con le legioni alle accuse dell’ “ala catoniana” del Senato (Gabba, 1975). Lucio Scipione venne espulso dall’ordine equestre e le elezioni censorie videro il trionfo di Catone e Flacco. Catone risultò dunque il vincitore dell’intero processo politico, il censore che nel 156 a.C. darà l’imperativo «Cartagine deve essere distrutta», cosa che accadrà dieci anni dopo, a conclusione della Terza Guerra Punica.

2. Gli Scipioni cinematografici: l’attualizzazione di Luigi Magni

Nel 1971 esce nelle sale Scipione detto anche l’Africano, scritto e diretto da Luigi Magni, con interpreti i fratelli Marcello e Ruggero Mastroianni (rispettivamente l’Africano e l’Asiatico), Vittorio Gassman nel ruolo di Catone e Silvana Mangano in quello di Emilia, moglie di Publio Cornelio. 

Il regista romano pone sulla scena la vicenda discussa in questo articolo, ma ne altera la storicità, o meglio, attualizza e cambia alcune personalità: lo Scipione di Marcello Mastroianni è un uomo orgoglioso, integro e abbandonato da tutti al momento dello scandalo, persino dalla moglie, proprio perché in quanto uomo senza difetti è noioso; l’Asiatico del Mastroianni Ruggero risulta invece come un’ombra del fratello, considerato minore in gloria e grandezza, un uomo alla buona, senza l’integerrima fedeltà alla Repubblica del fratello. Il Catone di Gassman è un uomo parco, che vive con la madre e i gatti che raccoglie per strada, totalmente dedito alla difesa Repubblica da potenziali dittatori (l’Africano ha il sostegno dell’esercito e del popolo) e alla scoperta della verità per puro piacere di sconfessare “l’integrità di Scipione”. 

Marcello Mastroianni
Marcello Mastroianni al Festival di Venezia del 1990 (fonte: autore, Gorup de Besanez; licenza, CC BY-SA 3.0)

Infatti, la caratterizzazione di Luigi Magni dei personaggi storici segue questo concetto: esiste un politico integro e totalmente disinteressato? E come può esistere una Repubblica sana visto il marcio che la compone? L’imperativo morale è chiaramente aderente al clima politico e culturale degli anni Settanta. Il processo agli Scipioni storico diviene una trasposizione della crisi politica italiana agli occhi di Magni: il problema dei politici approfittatori, su Roma e sullo Stato in generale, i giochi di potere sono un problema che nasce già nella Res publica romana, che a differenza di quanto si affermi, non era né lo Stato, né la civiltà perfetti (Catone dirà infatti «ma quale civiltà Romani?»). Risultano emblematiche due citazioni:

Catone: «E qui comincia er dramma perché la gente piccola se stufa de sta bene e cerca l’omo grande»

Madre: «Il dramma fijo è che qua ognuno parla per conto suo e nessuno te risponde»

Scipione Africano: «Chi di voi, senatori, può insorgere e dire io so più pulito di Scipione?! Catone forse tu sei l’unico che può»

Catone: «Mi sono forse alzato?»

Scipione: «allora è proprio vero che il più pulito c’ha la rogna!»

Magni inserisce una confessione di Publio Cornelio dove, invece di sconfessare il fratello, per tornare ad essere guardato con ammirazione come politico e non come una statua trionfale a memoria della gloria di Roma afferma di aver rubato sia nella campagna in Spagna sia in Africa e sia in Asia, per rendersi peggiore degli altri e non migliore, togliendosi di dosso un’integrità morale che lo ha sempre caratterizzato. Tale confessione, ovviamente, è falsa e a-storica ma serve a chiarire la chiave del film.

Conclusioni

Il processo o i processi agli Scipioni si rivelano un evento icastico sia della storia antica, sia, in eco, di quella contemporanea. Nel contesto della fragile e faziosa Res publica di III secolo a.C. portare a processo la gens Cornelia significa portare all’esasperazione sia la guerra tra fazioni, montando un caso politico, sia il problema della gestione dell’imperialismo romano sul suo nascere: è chiaro che diventa un evento destabilizzante il precario equilibrio istituzionale e sociale. 

Vittorio Gassman
Ritratto di Vittorio Gassman, conservato presso la Collezione Biblioteca Comunale G.D. Romagnosi, Salsomaggiore Terme (fonte: Wikimedia, licenza CC0)

Il regista Luigi Magni legge ciò anche nella moderna Repubblica italiana, devastata dalla corruzione nei partiti, dalla loro incapacità politica, a fronte dell’onda sessantottina: egli stesso dichiarerà che «è un film sessantottino in quanto denuncia la corruzione della politica romana e nazionale». Scipione quindi diventa nel film l’emblema dell’integro uomo di Stato che scende al livello dei colleghi con una confessione falsa pur di essere come loro, mentre storicamente egli rifiuta ogni riconoscimento con i padri coscritti tramite l’esilio volontario e il desiderio di non sepoltura in Urbe. Tuttavia, lo Scipione del Magni alla fine del film è in partenza per l’esilio, dicendo con disprezzo: «ingrata Patria».

In Antico, però, non tutti vedono Scipione come un esempio di integrità morale, anzi si preferisce l’avversario Catone: è il caso della Vita di Catone Maggiore di Plutarco, dove egli tratteggia il Censore come strenuo difensore della Repubblica fino al suicidio,  (anche contro la grande autorità degli Scipioni) paragonato ad Aristide il Giusto contro Temistocle. Anche Luigi Magni propone una caratterizzazione di Catone, ma non volendo dare nessun esemplarità: anzi, Catone appare invidioso della figura di Scipione come fedelissimo della Repubblica. Infatti a lui stesso il regista affida la battuta chiave del film:

«Embè, che te credevi? questa non è la repubblica ideale di Platone, è la fangosa città di Romolo. Io ho sempre saputo chi è Scipione che ha rubato. L’Asiatico? no, e chi è l’Asiatico? Quello che conta è sempre e solo l’Africano. […] bisogna che ti calmi. Basta esse come gli altri, meglio mai, peggio è inutile, uguale. Uguale, Scipiò. Non piangere. Che te frega, basta che la repubblica viva. Che te frega»

La diversa lettura della storia antica e della vicenda in oggetto, in conclusione, denota come una grande personalità della storia, sia pure nella sua grandezza oggettiva, resta suscettibile a visioni e re-visioni, artistiche, moralistiche, soggettive. Non è tuttavia compito degli storici chiarire se tali personalità fossero grandi, se fossero giuste o meno; e questo è ancora più evidente con Scipione Africano.

Giulia Zinedine Fuschino – Scacchiere Storico

Giulia Zinedine Fuschino è laureata in Lettere classiche e successivamente in Archeologia presso l’Università di Napoli Federico II, discutendo due tesi in Storia Greca. È specializzata nello studio dei mitologemi e della propaganda in età classica, in particolare del regno macedone. I suoi interessi arrivano a comprendere le civiltà minoica e micenea e il dibattito archeologico-storiografico sulla questione.

Bibliografia

Brizzi G. 2023, Scipione e Annibale: la guerra per salvare Roma, Bari; Brizzi G. 2007, “Per una rilettura del processo agli Scipioni. Aspetti politici e istituzionali”, in Rivista  storica dell’Antichità 36, 49-76; Cassola F. 1962, I gruppi politici romani nel III secolo a.C., Trieste; Gabba E. 1975, “Publio Cornelio Scipione Africano tra storia e leggenda, in Athenaeum 53, 3-16.

Immagine di copertina: The Continence of Scipio, N. Poussin, 1640. Puskin Museum of Fine Arts, Mosca (fonte: Wikimedia, licenza CC0)

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Pubblicato da Scacchiere Storico

Rivista di ricerca e divulgazione storica

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