di Michele Gatto & Patricia Caprino
Marco Ulpio Traiano è stato considerato fin dall’antichità uno dei migliori imperatori romani, tanto da ricevere dal Senato il titolo di optimus princeps. Adottato dall’anziano Nerva nel 97 d.C. come proprio successore, Traiano, di origini ispaniche, aveva svolto una brillante carriera militare prima di ascendere al trono imperiale: una volta stabiliti buoni rapporti con l’ordine senatorio, si dimostrò un abile amministratore proseguendo nel solco tracciato dal predecessore, ad esempio portando a compimento l’istituzione alimentaria, in favore dei fanciulli poveri dell’Italia. Indubbiamente, la sua fama è però dovuta soprattutto alle campagne militari, che gli permisero di conquistare la Dacia in due spedizioni tra il 101 ed il 106 d.C. (immortalate nella famosa Colonna Traiana) e di giungere fino a Babilonia, portando l’impero alla sua massima espansione territoriale. Moglie di Traiano era Pompeia Plotina: forse figlia di un certo Lucio Pompeio proveniente da Nemausus (Nimes), in Gallia Narbonese, doveva appartenere in ogni caso ad una famiglia facoltosa, il che permise un matrimonio prestigioso nell’ambito delle élite provinciali avvenuto tra il 70 e l’80 d.C. Plotina successivamente ha probabilmente seguito il marito nelle sue campagne militari, fino al raggiungimento del titolo imperiale: secondo Plinio il Giovane, degna consorte di Traiano, anche lei ha rappresentato i veri valori morali romani, nello specifico della matrona dotata di moderazione e pudore, definendola sanctissima femina. Tuttavia, visto l’atteggiamento generale degli autori antichi nei confronti dei personaggi femminili, è possibile si tratti di una proiezione derivata dall’immagine dello stesso Traiano.

Sempre secondo Plinio, Plotina avrebbe inizialmente rinunciato al titolo di Augusta proprio per la sua modestia, ottenendolo poi intorno al 100 d.C.: un titolo che le avrebbe permesso di essere onorata e venerata anche come personificazione di Vesta o di virtù come la Pudicitia, ma pare evidente che questa notizia debba essere inserita all’interno del meccanismo della propaganda imperiale, dato che le matrone, di fatto, non avevano alcuna autonomia decisionale; inoltre, ciò risultava utile a rappresentare le doti di equilibrio e saggezza dei coniugi imperiali. Donna dalle grandi ricchezze personali, Plotina non ha mai giocato però un ruolo evidente nelle politiche imperiali e, sebbene alcune fonti parlino dell’esercizio della sua influenza sull’imperatore, probabilmente si mosse, per così dire, sempre dietro le quinte: un esempio, potrebbe essere quello riguardante la successione. Siccome la coppia imperiale non aveva avuto figli, si poneva il problema dell’adozione di un successore adeguato, che alla fine venne individuato in Adriano: ma in questa scelta, secondo alcune fonti, pare sia stata decisiva proprio Plotina, visto che, per Eutropio, Traiano non avrebbe voluto adottarlo nonostante esistesse tra loro anche un legame di parentela. Probabilmente, l’Augusta aveva stretti legami con Adriano, anche per questioni filosofiche dovute alla comune affiliazione all’epicureismo del quale si fece promotrice, portando Cassio Dione a sostenere addirittura una possibile relazione amorosa tra i due. Se lo stesso Cassio Dione racconta inoltre come Plotina nel 117 d.C. avrebbe tenuto nascosta la morte di Traiano per alcuni giorni e poi falsificato la firma del marito a ratifica dell’adozione di Adriano, nell’Historia Augusta la matrona fece imitare a qualcuno la voce del princeps già defunto per far incoronare il suo favorito: in entrambi i casi, si tratta comunque di aneddoti probabilmente ripresi da episodi precedenti della storia di Roma, come la successione al trono di Servio Tullio quando, di fatto, la successione di Adriano fu invece voluta da Traiano. Quel che è certo, Plotina ha conservato il proprio prestigio fino alla morte, avvenuta nel 123, venendo divinizzata e ricevendo l’orazione funebre dallo stesso Adriano.
Tra le augustae di età traianea, bisogna sicuramente ricordare la sorella maggiore dell’imperatore, Ulpia Marciana: anche in questo caso è Plinio a fornirne una descrizione quasi indistinguibile dall’immagine di Plotina, nella quale le donne della casa imperiale sarebbero vissute in totale armonia, raggiungendo un prestigio quasi pari a quello di Traiano, non considerando una possibile rivalità interna: questa raffigurazione delle augustae era utile a creare un contraltare con altre figure femminili delle dinastie precedenti e sottolinearne la diversità. L’anzianità di Marciana, unita al suo comportamento da matrona ideale, che trasmise anche alla figlia Matidia Maggiore, le assicurarono numerose lodi rendendola fondamentale per l’immagine pubblica della dinastia: non a caso venne divinizzata il giorno stesso della sua morte, nel 112 d.C., per decreto del Senato e prima dei funerali di Stato, come non era mai accaduto prima.
Durante il regno di Traiano, le donne ereditarono le complesse acconciature d’età flavia, ma le augustae traianee vi apportarono diversi tratti di originalità.

Una tipica acconciatura femminile di età traianea è quella della statua iconica in Sala VIII, riadattamento del tipo scultoreo della Venere Marina con il ritratto di una matrona romana d’alto rango. I capelli disposti a diadema su tre fasce sovrapposte culminano in un toupet di ricci in cima, cuciti dietro l’ultima fascia di capelli. Tale sistemazione triangolare appare come la rielaborazione delle pettinature di età flavia. Inoltre, un voluminoso chignon di capelli mossi sul retro sostituisce le più comuni composizioni di trecce. La dignità della domina è sottolineata dal volto idealizzato alla maniera dei modelli greci ma privo di una vera e propria espressività.
Al contrario, il ritratto realistico della matrona di età traianea esposto in Sala X, mette in evidenza l’età avanzata della donna e forse anche un lato del carattere un po’ arcigno o volitivo, come sembrerebbe trapelare dall’espressione accigliata e le labbra strette. Qui i capelli a doppio diadema ribassato, delimitati da due treccine che incorniciano simmetricamente il volto, riproducono, in un ritratto privato, quella che era la celebre acconciatura di Matidia, la nipote di Traiano. I capelli della calotta sono raggruppati con numerose trecce, avvolte assieme in un originale chignon elicoidale.
Michele Gatto – Scacchiere Storico
Patricia Caprino – Museo Archeologico di Venezia
Bibliografia
Cenerini F. 2014, Dive e donne. Mogli, madri, figlie e sorelle degli imperatori romani da Augusto a Commodo, Imola.
Marchesi M. 2006, All’imperiale: capelli e potere nel mondo romano, in P. Bellasi, T. Sparagni (a cura di), Un diavolo per capello. Dalla sfinge a Warhol. Arte Acconciature Società, catalogo mostra Bologna, Milano 2006, pp. 49-53.
Tate K.S. 2011, The Deification of Imperial Women: Second-Century Contexts, Saskatoon.
Torrejón P.P. 2018, Plotina Augusta: luces y sombras sobre una mujer de estado, in “Veleia: revista de prehistoria, historia antigua, arqueología y filología clásicas” 35, pp. 21-39.
Traversari G. 1968 (a cura di), Museo Archeologico di Venezia: i ritratti, Roma.
Immagine di copertina: facciata del Museo Archeologico di Venezia (fonte: autore, Bjoertvedt; licenza, CC BY-SA 4.0)
