RE LEGISLATORE, SIGNORE DEL MARE E GIUDICE DEI MORTI: UN BREVE PROFILO CRITICO DI MINOSSE

Affresco di Minosse e Dedalo

di Giulia Zinedine Fuschino

In questo articolo cercheremo  di delineare un profilo di Minosse, mitico re di Creta, confrontando le varie tradizioni sul personaggio e i tentativi fatti dagli storici o mitografi di definirne il ruolo istituzionale. Inoltre, vogliamo anche evidenziare  vogliamo anche evidenziare la fortuna del personaggio ed in quale veste, tra le sue varie prerogative, arrivi da Omero fino a Dante Alighieri.

1. Minosse figlio di Europa e re di Creta: Omero e la monarchia cretese

Nel XIV libro dell’Iliade (vv. 315-328) si trova un elenco delle amanti che Zeus fa alla moglie Era, che lo aveva ammaliato per distrarlo dalla guerra troiana, episodio noto come Dios apate (‘inganno di Zeus’). Tra le donne amate viene nominata Europa con i suoi figli:

«Né [mi  sconvolse l’animo il desiderio, quando amai] la figlia di Phoinix dall’ampia fama, la quale generò per me Minosse e anche Radamanto divino.»

(Il. XIV 321-322)

Questi versi dell’Iliade però risultano scevri da qualsiasi dettaglio: non si dice come Zeus seduce Europa né come i figli arrivino a diventare re di Creta. Insomma, il legame con Creta è sotteso nell’indicare la stirpe regale (soprattutto Minosse). In effetti, le notizie del modo in cui Zeus seduce Europa e dell’arrivo a Creta vengono date per la prima volta da Esiodo nel Catalogo delle donne, avviando una tradizione di fatto, perché questo passo omerico risulterebbe aggiunto nell’edizione scritta di VI secolo. Nel Catalogo (fr. 140), Esiodo riporta il rapimento di Europa da parte di Zeus-toro e il loro trasferimento a Creta, dove diedero avvio alla stirpe regale. Tutte queste informazioni su Europa non si trovano in Omero, ma risulta una tradizione già consolidata in Arcaismo, evidentemente, tale da avere una grande fortuna successiva, fino ad oggi.

Cratere di Europa
Dettaglio del Cratere di Europa, a figure rosse, realizzato dal ceramografo Assteas nel IV secolo a.C. Museo Archeologico Nazionale del Sannio Caudino, Montesarchio (BN) (fonte: autore, Sailko; licenza, CC BY 3.0)

La tradizione attribuisce ai due figli di Europa, Minosse e Radamanto, più distintamente riconosciuti nella genealogia, tre prerogative: sono re, legislatorie giudici, detentori quindi di ogni prerogativa del potere monarchico. Minosse in particolare è quello che presenta di più questa triplice caratterizzazione, in epoca antica così come nel Novecento, grazie alla lettura che Arthur Evans dà della monarchia minoica alla luce delle scoperte a Cnosso (Evans 1908; Carinci 2014). Nell’Antichità, Omero per primo dà notizie sulla regalità cretese, tramite una descrizione dell’isola che Odisseo fa a Penelope spacciandosi per cretese, quale Etone, figlio di Deucalione e fratello di Idomeneo:

«Tra queste c’è Cnosso, grande città, in cui regnava Minosse ogni nove anni, intimo del grande Zeus, padre di mio padre, Deucalione dal grand’animo. E Deucalione generò me e Idomeneo re: ma egli andò ad Ilio stando insieme agli Atridi sulle navi ricurve, mentre il mio nome  onorario è Etone.» (Od. XIX 178-183)

Camuffato da  cretese, Odisseo parla di quello che definisce suo nonno, Minosse, e dà una spiegazione precisa di quale funzione abbia: regna enneoros, cioè con una ciclicità di nove anni secondo il moto lunare, il che rimanda sia ad Europa lato sensu, se si considera l’etimo di «colei dalla larga faccia», sia a Creta minoica stricto sensu per la calendarizzazione secondo il ciclo lunare, e dà contezza di come Minos diventi un eponimo regale. In più egli è oaristes Dios megalou, cioè è «intimo del grande Zeus». Questa intimità con Zeus può significare sia che egli solo frequentasse Zeus — avvalendo l’ipotesi del re-sacerdote di Evans (Evans 1903) — sia che andasse a colloquio dal dio sul monte Ida a prendere le leggi, sia che egli fosse figlio, quindi famigliare, di Zeus come vuole la tradizione cretese di Europa. L’intimità con Zeus viene sottolineata generalmente dalla pratica sacrale a lui miticamente ricondotta della hierogamia, l’unione della regina con un toro come animale sacro (hieros sacro gamia unione), memoriale istituzionale, forse, dell’unione di Zeus ed Europa, sia pur naturalizzato come strettamente legato a Minosse con un’eco mitica (la moglie Pasifae di unisce ad un toro nella vicenda del Minotauro) ed eco storica ancora nel VI secolo ad Atene, nota da un passo della Costituzione degli Ateniesi aristotelica sulla figura dell’arconte-basileus (Kerényi 1972; Burkert 1984). 

I caratteri storici della monarchia cretese sono ancora in definizione, per lo più deducibili dalle fonti archeologiche. Che fosse un sistema basato su un nucleo centrale del palazzo come gestione amministrativa del territorio è fuor di dubbio, anche se diverse sono le teorie sulla gestione politico-economica. Infatti, l’isola di Creta presenta diversi centri palaziali (Cnosso e Festo soprattutto, ossia vicino alla costa nord e nella piana più fertile dell’isola la Massarà a sud).

Sir Arthur Evans
Sir Arthur Evans insieme alla moglie Margaret in un ritratto del 1888 (fonte: Wikimedia, licenza CC0)

Predominante per mezzo secolo risulta l’interpretazione di Sir Arthur Evans, l’archeologo inglese scopritore del palazzo di Cnosso. Tale interpretazione risulta però condizionata sia dall’uso delle fonti come modello interpretativo assoluto dei reperti archeologici (combinatorismo), sia da un pregiudizio positivista (religiosità primitiva/Minosse re-sacerdote) e dal modello politico, che Evans in quanto inglese ha: la monarchia minoica come monarchia britannica, con solido potere centrale (conierà il termine “civiltà palaziale” con fasi diverse di sviluppo) e dominatrice in mare.

In quest’ultimo punto, la fortuna mitica di Minosse fuori Creta gioca un ruolo fondamentale.

2. Minosse re del mare: la talassocrazia cretese in Tucidide

Lo storico Tucidide nella prima sezione della sua opera La guerra del Peloponneso si occupa del passato mitico e dell’Arcaismo come tempo antico rispetto al V secolo. Questa sezione è perciò chiamata ‘archeologia’ in senso letterale, ossia ‘discorso sulle cose antiche’.

In questa parte, egli si occupa anche del nostro Minosse e precisamente lo descrive così:

«Per primo Minosse preparò una flotta navale, fu re del mare oggi (denominato) greco, regnò anche sulle isole Cicladi e diventò il primo colonizzatore di molte colonie, scacciando i Cari e mettendovi come capi i propri figli. Così allontanò dal mare la pirateria, come potè, così da ricevere lui più tributi. Un tempo infatti i Greci e quelli che erano vicini al mare fra i barbari e che occupavano isole, spesso si dedicarono alla pirateria, per guadagno e sostentamento ai deboli: e, assalendo le città prive di mura e i villaggi, facevano razzie e si stabilivano lì, non provando vergogna per la (loro) azione, ma piuttosto ottenendo gloria.»

(Tucidide, La guerra del Peloponneso I 4-5)

Quello che lo storico sta descrivendo è chiamato talassocrazia, ossia dominio del mare. Minosse dunque è il primo iniziatore di quella particolare forma di potere, che all’inizio viene esercitato (storicamente) dai grandi porti greci (ad esempio Corinto, ma anche Creta) e poi viene portato al massimo grado dall’Atene di Pericle con aggressività, comunemente definito impero ateniese (Rhodes 1985; Bianco 1994). Questo fenomeno nacque con la creazione dapprima di una flotta da parte di Temistocle in funzione antipersiana (482/481 a.C.) e poi mezzo di potere attraverso la creazione di una lega di città sottoposte ad Atene in termini economici (il tributo-phoros) e in termini politici, ossia s’imponeva, tra le altre cose, l’adozione da parte delle città aderenti del sistema democratico ateniese. Tale sistema di controllo della Ionia e delle isole ad est dell’Egeo è  definito Lega delio-attica. L’uso della flotta è il mezzo di controllo e di ricchezza ateniese. Tucidide, ben consapevole della realtà della Lega (con l’uso spietato della flotta) come fonte di potere e ricchezza pericolosi (infatti la inserisce come causa reale della Guerra del Peloponneso), legge questa tradizione su Minosse con il filtro della talassocrazia ateniese. Lo si deduce dal «così da ricevere più tributi per lui». È inoltre doveroso precisare che il termine talassocrazia è molto complicato da definire e viene declinato diversamente nel corso della storia greca (Bianco 2015); tuttavia, la precisazione che viene fatta qui circa il filtro tucidideo ha un obbligo anche storiografico, in quanto Minosse come re dei mari viene generalmente descritto come re di Creta e, in virtù di questa dominazione dell’Egeo descritta dallo storico, fondatore di città sulle coste dell’Asia Minore (anzi in Diodoro Siculo è il fratello Radamanto a fare ciò come associato).

Affresco dei delfini
Affresco con delfini su una parete del “Megaron della Regina” nel palazzo di Cnosso, Creta (fonte: Wikimedia, licenza CC0)

3. Minosse legislatore e giudice dei vivi e dei morti

Ritornando ad Omero, nel libro  dell’Odissea, Odisseo scende nell’Ade (in greco questa sezione è chiamata nekyia ossia evocazione dei morti):

«Là vidi dunque Minosse, figlio di Zeus,

che giudicava i morti, tenendo uno scettro d’oro, seduto

perciò, in piedi o seduti intorno a lui, re, essi chiedevano sentenze

nella casa delle larghe porte di Ade.»

(Odissea XI 568-571)

Questo ruolo negli Inferi risponde ad un ruolo preesistente nel mondo dei vivi, quello del legislatore. Come abbiamo visto all’inizio, Minosse viene descritto come colui che si reca sul monte Ida (a poca distanza da Cnosso) a prendere le leggi direttamente da Zeus. Questo topos del capo di un popolo che riceve la legislazione come ispirazione divina su di un monte è largamente condiviso da varie culture, ad esempio, anche nel mondo ebraico, con Mosè sul Sinai, il quale riceve i comandamenti su dettatura di Dio. Questo nucleo mitico di Minosse re e legislatore e giudice infernale trova un ampio sviluppo nell’ambiente culturale ateniese: sia nell’Accademia platonica sia nel teatro.

Platone, a più riprese, fa riferimento all’attività legislativa del re, che sfocerebbe in costituzione (politeia) cretese addirittura, e la indica come una delle migliori possibili nel dialogo Le leggi; il dialogo si svolge davanti l’antro di Zeus (dove sarebbe nato secondo una tradizione strettamente cretese e dove ha concepito Minosse e Radamanto), sul monte Ida, tra un ateniese, un cretese e uno spartano:

Ateniese:

«Dunque non dici forse seguendo Omero che ogni nove anni si recava

presso il padre per stare insieme e secondo le sue parole fissava le

leggi per le vostre città?»

Clinia:

«Presso di noi si racconta così. »

(Platone, Sulle leggi 624b-625a)

Ma è nell’ambiente della scuola di Platone che nasce un dialogo proprio incentrato sul personaggio di Minosse come ottimo legislatore: il Minosse appunto, conosciuto anche col titolo Sulla legge, dove il re cretese viene elogiato come il fautore della migliore legislazione possibile:

«SOCRATE: E chi si dice sia stato tra gli antichi re un buon legislatore a tal punto che le sue leggi sono in vigore ancora adesso, quasi fossero divine?

AMICO: Non mi viene in mente.

SOCRATE: Non conosci chi tra i Greci si serve delle leggi più antiche?

AMICO: Forse tu alludi agli Spartani e al loro legislatore Licurgo?

SOCRATE: No, queste leggi probabilmente non hanno ancora trecento anni o forse li superano di poco. Ma tu sai da dove provengono le leggi migliori tra queste?

AMICO: Dicono da Creta.

SOCRATE: E non sono forse questi tra i Greci ad utilizzare le leggi più antiche?

AMICO: Sì .

SOCRATE: Tu sai dunque quali tra questi furono buoni sovrani: Minosse  e Radamanto, i figli di Europa e Zeus da cui hanno avuto origine tali leggi.

AMICO: Veramente, Socrate, dicono che Radamante fosse un giusto, ma raccontano che Minosse fosse un selvaggio, di pessimo carattere e ingiusto.

SOCRATE: Carissimo, tu parli di un mito attico oggetto di una tragedia. 

AMICO: Ma come? Non si tramandano queste notizie su Minosse.

SOCRATE: Non certo ad opera di Omero e di Esiodo; e sicuramente essi sono più attendibili di tutti i tragediografi prestando fede ai quali tu dici queste cose.»

(Pseudo Platone, Minosse 320b-c)

 L’autore riconduce la causa della vulgata sulla malignità di Minosse alla trattazione del personaggio nel teatro attico, precisamente nella tragedia. Ovviamente, questo atteggiamento del filosofo rispecchia due motivi:

  1. L’avversione platonica al teatro come forma d’arte e soprattutto alla tragedia;
  2. Il sentimento patriottico ateniese veicolato dal teatro, in quanto   Minosse deriverebbe dalla storia del Minotauro, dove giovani ateniesi venivano mandati a morire a Creta come risarcimento a Minosse per la morte del fratello ad opera di Egeo, il cui principale eroe è Teseo, eroe ateniese per eccellenza, perno della sua costruzione identitaria.

Questi due filoni prettamente attici s’inseriscono nel mezzo tra la trattazione omerica e la tradizione successiva all’età classica (il re subirà un revival in età ellenistica nell’ambito del koinon cretese) e contribuiscono sia a restituire anche un dibattito interno sulla figura del giusto legislatore, sia tentano di razionalizzare il perché Omero metta proprio Minosse nell’Ade: la risposta sarebbe per la sua cattiveria e crudeltà, per i drammaturghi, e i filosofi platonici per la sua giustizia (Federico, 2019).

Minosse Cappella Sistina
Dettaglio del Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti (1536-1541), in cui Minosse è ritratto come giudice infernale. Cappella Sistina, Musei Vaticani, Roma (fonte: Wikipedia, licenza CC0)

4. Conclusioni o la fortuna di Minosse

Il mito greco per fisiologia è duttile e dipanato in numerose tradizioni minori, a seconda dello scopo a cui il mitologema serve (costruzione identitaria o etnogenesi, giustificazione politica, rilettura del passato per necessità di fissare una memoria collettiva o crearla, razionalizzazione della propria storia).

Il mitologema di Minosse, come si è  cercato di dimostrare, si mantiene su tre linee principali che determinano la costruzione complessiva di un personaggio e una tradizione molto lunga (Cordano 2005). Tuttavia, quello che lo vede come giudice infero, sia pur controverso in ambiente ateniese, avrà una grande eco successiva, soprattutto in autori che riprendono il topos della catabasi (discesa negli Inferi): è il caso di Virgilio e, ovviamente, di Dante Alighieri.

Virgilio diventa il tramite letterario tra Omero e Dante, in quanto nel libro VI dell’Eneide, amplia la descrizione omerica del temuto giudice:

«Queste dimore infernali non sono state assegnate

senza giudizio e giudice: Minosse inquisitore

scuote l’urna dei fati, convoca l’assemblea

dei morti silenziosi, li interroga, ne apprende

i delitti e la vita»

(Virgilio, Eneide, VI 431-432, trad. C. Vivaldi)

Leggendo la citazione virgiliana, non può non venire in mente la famosa ripresa dantesca:

«Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:

essamina le colpe ne l’intrata;

giudica e manda secondo ch’avvinghia.

Dico che quando l’anima mal nata

li vien dinanzi, tutta si confessa;

e quel conoscitor de le peccata

vede qual loco d’inferno è da essa;

cignesi con la coda tante volte

quantunque gradi vuol che giù sia messa.»

(Dante Alighieri, Commedia, Canto V 4-12)

In conclusione, Minosse diventa, suo malgrado, un simbolo e pertanto viene indirettamente storicizzato, simbolo che richiama alla annosa discussione sulla giustizia, quale entità bifronte: quella positiva che si accompagna al buon governo e quella negativa, che nasce dalla crudeltà del governante. Dunque, in definitiva, a fronte di questa riflessione, possiamo dire che col personaggio del re cretese si è sviluppato un mito-monito che mantiene la sua carica etica attraverso i secoli e in oltremodo diversi corsi storici.

Giulia Zinedine Fuschino – Scacchiere Storico

Giulia Zinedine Fuschino è laureata in Lettere classiche e successivamente in Archeologia presso l’Università di Napoli Federico II, discutendo due tesi in Storia Greca. È specializzata nello studio dei mitologemi e della propaganda in età classica, in particolare del regno macedone. I suoi interessi arrivano a comprendere le civiltà minoica e micenea e il dibattito archeologico-storiografico sulla questione.

Bibliografia

Bianco E. 1994, Atene come il sole: l’imperialismo ateniese del V secolo a.C. nella storia e nella oratoria politica attica, Torino; Bianco E. 2015, ‘Thalassokratia: un concetto, molti nomi”, Historika V, 97-110; Burkert W. 1984, I Greci vol. I, Milano; Carinci F.M. 2014 , ‘Regalità, sacerdozi e potere nella Creta minoica’, in Poteri e legittimità nel mondo antico. Da Nanterre a Venezia in memoria di Pierre Carlier, a cura di S. De Vido, Venezia, 13-43; Cordano F. 2005, ‘Minosse il più re dei re mortali’, in Studi in onore di Erica Fiandra, a cura di M. Perna, Napoli, 55-63; Evans A. 1903, ‘The Palace of Knossos: a previsional Report of the Year 1903’, BSA 9, 1-43; Federico E. 2019,‘Giudicare i vivi e i morti. Minosse fra marginalità e ripresa’, in Pensare giustizia tra antico e contemporaneo, (Atti del Convegno internazionale, Chieti, maggio 2018), a cura di U. Bultrighini, E. Dimauro, Lanciano, 29-41; Kerenyi K.1972, Zeus und Hera. Urbild des Vaters, des Gatten und der Frau, Leiden; Rhodes P.J., The Athenian Empire, Oxford.

Immagine di copertina: affresco raffigurante Minosse, affiancato da Dedalo, mentre giudica una donna, C. Rahl e E. Lebietski, XIX secolo. Università Nazionale Capodistriana di Atene (fonte: autore, George E. Koronaios; licenza, CC BY-SA 4.0. Foto modificata)

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Pubblicato da Scacchiere Storico

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