di Federica Fornasiero
Qual è lo scopo degli archivi? Come si è già anticipato nel primo contributo di questa rubrica, la funzione principale degli archivi e degli archivisti è la conservazione e la salvaguardia della memoria, sia a fini amministrativi, sia di ricerca storica. Come spiegano Paola Carucci e Maria Guercio nella Premessa al Manuale di archivistica (p.11):
«Gli archivi, com’è noto possono essere considerati da due diverse prospettive: sotto il profilo della produzione dei documenti e della conservazione e gestione delle fonti e sotto il profilo del rapporto tra storiografia e uso delle fonti archivistiche. Sottesa, infatti, all’attenzione volta alla salvaguardia dei documenti è la consapevolezza del loro valore fondamentale per la conservazione della memoria e per fini di ricerca […]. La ricerca, fondata su un uso critico dei documenti, è anche una forma di garanzia verso un uso distorto della memoria […].»

Memoria e testimonianza di sé e della propria civiltà sono qualcosa che gli uomini, sin dall’alba dei tempi, si impegnano – più o meno consapevolmente – a conservare e tramandare ai posteri. Infatti, già l’uomo preistorico iniziò a riprodurre, ricordare, comunicare e trasmettere, soprattutto tramite le pitture rupestri, rappresentazioni della propria civiltà. Si potrebbe supporre che questi furono dei veri e propri archivi – o antesignani degli stessi – della memoria preistorica. Successivamente, grazie anche allo sviluppo di società più complesse e maggiormente in contatto tra loro, si ebbe l’esigenza di stilare i primi contratti, organizzare i beni e gli scambi commerciali, ma anche di fissare permanentemente decisioni e necessità di carattere politico-amministrativo, socioculturale e religioso attraverso la scrittura, tra le cui prime forme si possono annoverare i geroglifici e gli ideogrammi, per esempio in Egitto e in Cina. Tuttavia, il primo vero e proprio alfabeto di cui abbiamo traccia è quello cuneiforme sumero risalente al 3200 a.C. circa: si trattava infatti di caratteri simbolico-sillabici che, a differenza di geroglifici e ideogrammi, non avevano alcuna corrispondenza ideografica.

Lo sviluppo degli alfabeti e delle civiltà organizzate diede impulso a una sempre maggiore produzione documentaria e alla nascita dei veri e propri archivi. I primi documenti – di cui purtroppo abbiamo poche testimonianze – vennero prodotti principalmente su supporti rigidi o semirigidi spesso riutilizzabili, come argilla, pietra, metallo oppure foglie e cortecce, poi su rotoli, volumi e codici papiracei e pergamenacei. Tra i più antichi fondi archivistici dell’antichità si ricordano quelli di Pompei ed Ercolano, che sono giunti a noi nonostante la devastante eruzione del Vesuvio del 79 d.C..
Le prime notizie certe di archivi dell’antichità derivano dal mondo greco-romano, che espresse un forte interesse per la custodia dei documenti inerenti a questioni sia pubbliche, sia private. La parola “archivio” infatti deriva dal greco arkeion, che rappresentava sia il luogo fisico in cui gli atti venivano custoditi, sia la raccolta degli atti stessi. Il termine – dal quale poi ebbe origine il latino archivum – rimanda anche al concetto di “potere”, poiché i documenti erano conservati presso la sede dei magistrati. I primi archivi greci vennero organizzati ad Atene, dove nel IV secolo si predispose il primo Archivio di Stato presso il Metroon (il tempio dedicato a Cibele): qui venivano raccolti, registrati e archiviati leggi, plebisciti e atti processuali, la cui consultazione era aperta non solo agli ufficiali pubblici, ma anche ai cittadini.
Per quanto riguarda l’antichità romana, le testimonianze si fanno numerose sin dall’età repubblicana, quando divenne sempre più impellente la conservazione sia di documenti pubblici, come per esempio gli acta, sia di documenti privati e delle tabulae publicae, che li riproducevano garantendo loro publica fides. I primi archivi – costituiti prevalentemente da libelli, ossia più tavolette di legno imbiancate o cerate riunite in codici – erano custoditi presso i templi, primo fra tutti quello di Saturno, l’Aerarium Saturni, che fungeva da Archivio di Stato per la conservazione degli atti, e da sede del tesoro.

Durante il I secolo a.C., venne predisposto il Tabularium, il primo edificio appositamente dedicato alla conservazione e all’ordinamento dei documenti pubblici. Questi ultimi potevano essere consultati tanto per fini giuridico-amministrativi, quanto storici. Versare i documenti nel Tabularium ne scongiurava interpolazioni e manomissioni, garantiva la loro autenticità e pubblica fede, nonché la trasmissione della memoria. Già in età repubblicana, gli archivi erano liberamente consultabili ed era altresì possibile richiedere copie della documentazione di interesse.

Sulla scorta dell’esperienza dell’Urbe, in età imperiale ogni municipio venne munito di un proprio archivio pubblico-fiscale, i cosiddetti gesta municipalia. Contestualmente, si diffuse l’uso del papiro – nel formato di volume o rotolo – e la cancelleria venne suddivisa in quattro scrinia (sezioni), che si occupavano rispettivamente di affari militari, annonari, giudiziari ed esteri, a capo dei quali vennero posti gli antiquarii. Ogni ufficio provvedeva alla conservazione dei propri atti secondo il principio di provenienza; i rotoli venivano poi conservati in apposite casse dette bibliothecae. Sempre in età imperiale, si iniziò ad avere due archivi distinti, quello senatorio e quello imperiale. Quest’ultimo era suddiviso in due parti: una dedicata alla finanza pubblica presso il comes sacrarum largitionum, e l’altra alla cancelleria, presso lo scrinium memoriae, a sua volta distinto in epistolarum libellorum e dispositionum. Tutti i documenti erano prodotti in duplice copia, una destinata alla conservazione nel tabularium a Roma, mentre l’altra nell’archivio locale. È bene ricordare che il primo scarto documentario è attribuito ad Augusto, mentre a Vespasiano di deve il recupero di documenti andati distrutti.
Importantissimi nel mondo romano erano anche gli archivi famigliari, i quali erano solitamente conservati nel tablinium. Gli atti privati erano redatti dai tabelliones (antesignani dei notai), i quali non godevano di publica fides; pertanto, per assicurare validità giuridica dei documenti si procedeva all’insinuatio, il procedimento che ne permetteva la registrazione nei pubblici registri.

Questa importante e oliata macchina rimase in funzione fino alla caduta dell’Impero d’Occidente; le invasioni e il consolidamento dei regni romano barbarici, infatti, ruppero la secolare unità archivistica del mondo romano, inaugurando di fatto una nuova stagione della storia degli archivi, quella medievale.
Federica Fornasiero – Scacchiere Storico
Bibliografia
Archivistica. Teoria, metodi, pratiche, a cura di L. Giuva, M. Guercio, Carocci 2017
P. Carucci, Gli archivi peroniani, in Archivi per la storia, 2/1994, pp. 9-14 https://www.anai.org/wp-content/uploads/2023/02/ANAI-Archivi-per-la-Storia_07_02.pdf
Codice dei beni culturali e del paesaggio, D. Lgs 42/2004, all’URL https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2004-01-22;42!vig=
G. Costamagna, Dalla “charta” all’”instrumentum”, in Il notariato medievale bolognese, Atti di un convegno (febbraio 1976), Roma 1977 (Studi storici sul notariato italiano, III), pp. 7-26, all’URL http://tdtc.bytenet.it/comunicati/costamagna-dallacharta.pdf
G. Da Molin, A. Carbone, Carte d’archivio. Storia della popolazione italiana tra XV e XX secolo, Cacucci 2016
M. Lanzini, L’utile oggetto di ammassare notizie. Archivi e archivisti a Milano tra Settecento e Ottocento, Cosme B.B. 2019
Manuale di archivistica, a cura di P. Carucci, M. Guercio, Carocci 2020
Manuale di archivistica, a cura di N. Silvestro, Edizioni Simone 2022
A. Pratesi, Genesi e forme del documento medievale, Jouvence 1979, all’URL https://archive.org/details/pratesi-1979-genesi
Regole deontologiche per il trattamento a fini di archiviazione nel pubblico interesse o per scopi di ricerca storica, pubblicate ai sensi dell’art. 20, comma 4, del d.lgs. 10 agosto 2018, n. 101 – 19 dicembre 2018, all’URL https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9069661
SAB, Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Lombardia, https://sab-lom.cultura.gov.it/home
Sitografia per conoscere gli archivi
ANAI, Associazione Nazionale Archivistica Italiana, https://anai.org/
Archivio Digitale, https://archiviodigitale-icar.cultura.gov.it/
DGA, Direzione Generale Archivi, https://archivi.cultura.gov.it/home
ICAR, Istituto Centrale per gli Archivi, https://icar.cultura.gov.it/home
SAN, Sistema Archivistico Nazionale, https://www.san.beniculturali.it/web/san/home;jsessionid=48BAE2A2CA7D7E12CCCE4143ED80C35D.sanapp01_portal
SIAS, Sistema Informativo degli Archivi di Stato, https://sias-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/pagina.pl
SIUSA, Sistema Informativo per le Soprintendenze Archivistiche, https://siusa-archivi.cultura.gov.it/
(tutti gli URL sono stati consultati e sono attivi al 10 gennaio 2025)
Immagine di copertina: Decreti originali per mese, 1857. Sala Filangieri (ex Refettorio), Grande Archivio di Stato, Napoli (fonte: autore, Mattia Luigi Nappi; licenza, CC BY-SA 4.0)
