LE DIVERSE TIPOLOGIE DI ARCHIVI ITALIANI, LA LORO CLASSIFICAZIONE E LE TRE FASI DELL’ARCHIVIO

Faldoni Archivio Stato Napoli

di Federica Fornasiero

Prima di tutto è bene comprendere le definizioni di archivio e fondo. La parola archivio fa contemporaneamente riferimento a:

  1. il luogo fisico in cui si conservano i documenti;
  2. l’istituto incaricato della conservazione permanente di documenti di provenienza diversa;
  3. al concetto di fondo archivistico, ovvero un complesso documentario prodotto o acquisito da un soggetto produttore (persona fisica o giuridica, pubblica o privata), nel corso dello svolgimento della propria attività, caratterizzato da unitarietà e dal vincolo archivistico (archivio in senso proprio).

Fondo, a sua volta, può indicare sia uno specifico archivio in senso proprio, e in tal caso archivio e fondo sono sinonimi, sia un complesso di archivi prodotti da soggetti diversi che, per varie contingenze storiche, si trovano conservati insieme nello stesso istituto di conservazione. Un superfondo è costituito dall’insieme di più complessi (fondi) archivistici e ha una struttura maggiormente articolata.

Secondariamente, gli archivi possono essere suddivisi in pubblici e privati: i primi sono posti in essere da un’autorità pubblica (ente statale o non statale), mentre i secondi da persone, famiglie o enti di carattere privato. Gli enti pubblici statali (come, ad esempio, la Questura) versano i propri archivi presso gli Archivi di Stato; mentre gli enti non statali (enti pubblici territoriali Regioni, Province, Comuni o non territoriali, come l’INPS o l’ACI) – vigilati dalle Soprintendenze archivistiche – conservano i documenti presso i propri archivi storici. I privati invece possono predisporre i propri archivi storici, che soggiacciono alla tutela dello Stato qualora sia intervenuta la dichiarazione di interesse culturale (artt. 13-16, Codice dei beni culturali).

Infine, per quanto concerne gli archivi ecclesiastici si può fare riferimento all’art. 9 del Codice di beni culturali. Inoltre, con l’Accordo di modifica del Concordato (1984) e grazie alla convenzione tra Stato e CEI del 2000, la Soprintendenza «collabora con le istituzioni ecclesiastiche per la tutela e la salvaguardia dei loro archivi e biblioteche (ad esempio vescovili, capitolari, parrocchiali)» (sito SAB Lombardia, chi siamo).

Quali sono le funzioni degli Archivi di Stato e delle Soprintendenze Archivistiche e Bibliografiche? Gli Archivi di Stato sono enti pubblici dotati di autonomia tecnico-scientifica, che si occupano della conservazione, tutela, valorizzazione documentarie e della sorveglianza degli uffici statali versanti. Permettono altresì la fruizione – a fini amministrativi o di ricerca storica – del patrimonio archivistico dello Stato, composto dagli archivi statali preunitari, archivi degli enti statali postunitari, archivi notarili e degli enti religiosi soppressi. Le Soprintendenze, invece, provvedono alla vigilanza, tutela e valorizzazione degli archivi (e delle biblioteche) degli enti pubblici non statali, religiosi e privati dichiarati (si veda il Codice dei beni culturali gli artt. 3-7, relativamente alle funzione di tutela e valorizzazione; 18-21, in riferimento alle funzioni di vigilanza e ispezione, agli interventi vietati e soggetti ad autorizzazione).

Archivio fotografico
Esempio di conservazione di materiale fotografico (fonte: autore, Silvia Florindi; licenza, CC BY 4.0)

Gli archivi prendono la loro “denominazione” – vengono quindi classificati – in base alla loro natura oppure da funzioni e scopi dei soggetti produttori: archivi amministrativi, giudiziari, d’impresa, famigliari o personali, notarili, ecclesiastici, sindacali, politici, e così via.
È inoltre possibile suddividere gli archivi in archivi chiusi, quelli ormai non più suscettibili di incrementi, per esempio quelli di soggetti produttori non più esistenti, e archivi aperti, al contrario, in continuo accrescimento.

La “vita” degli archivi ha tre fasi:

  1. archivio corrente
  2. archivio di deposito
  3. archivio storico
Scaffali archivio Fiat
Scaffalature del deposito degli archivi del Centro storico Fiat (fonte: autore, Maurizio Torchio; licenza, CC BY-SA 3.0)

Gli archivi correnti sono quelli che si formano parallelamente all’attività del soggetto produttore e gestiscono gli affari in corso di trattazione. Quando questi ultimi si esauriscono oppure non sono più utili alla quotidiana attività del soggetto produttore vengono spostati nell’archivio di deposito: qui i documenti attendono il tempo utile affinché si possa procedere alle debite procedure di selezione documentaria che destineranno i documenti allo scarto, oppure al versamento, e quindi alla definitiva conservazione nell’archivio storico del soggetto produttore o nell’Archivio di Stato.

Registro parrocchiale di Os
Esempio di registro parrocchiale del villaggio di Os, nella contea di Østfold, in Norvegia (fonte: Wikimedia, licenza CC0)

Un archivio inoltre può essere cartaceo, misto o digitale; a prescindere dal supporto di riferimento, tutti gli archivi soggiacciono alle medesime regole archivistiche, in parte adeguate alla loro classificazione, trattazione e supporto.
Per quanto concerne gli archivi cartacei – ma non solo – è bene comprendere la terminologia archivistica che li riguarda. Un archivio ha una sua struttura logico-gerarchica ed è caratterizzato dal vincolo archivistico, il legame naturale e involontario tra documenti. Il fondo a sua volta è articolato in serie (ed eventualmente anche in sottoserie) relative a materie affini, le quali sono costituite dalle unità archivistiche (per natura indivisibili), ovvero i fascicoli. Ogni fascicolo corrisponde a una pratica: i documenti (le unità documentarie) si sedimentano nel fascicolo in ordine cronologico e sono racchiusi da una coperta, sulla quale vengono specificati i dati identificativi minimi dell’unità archivistica stessa. Un fascicolo può essere costituito da un unico documento o da più carte. Come si è già specificato, la segnatura archivistica palesa la struttura logica dell’archivio: fondo, serie, fascicolo ed eventuali altre sotto partizioni degli stessi. Tale segnatura può o meno coincidere con il numero di corda, ovvero la collocazione progressiva fisica dell’unità, che ne consente il reperimento.

Illustrazione faldone
Un esempio di faldone (o cartella), unità di condizionamento utilizzata negli archivi anche correnti, per la conservazione dei fascicoli (fonte: Wikimedia; licenza, CC BY-SA 3.0)

I fascicoli sono solitamente riposti in buste, dette anche faldoni, scatole o mazzi. La modalità di conservazione dipende anche dal supporto della documentazione: per esempio, il materiale fotografico, pergamenaceo e i sigilli necessitano di accorgimenti e di faldoni particolari che ne impediscano il danneggiamento. Al pari dei fascicoli, anche rotoli, volumi, registri e filze sono considerati unità archivistiche. Il rotolo è un’unità archivistica costituita da più fogli tra loro cuciti e poi arrotolati; il volume, invece, è un’unità archivistica rilegata dopo che le carte sono state scritte; a differenza del volume, il registro è anch’esso un’unità archivistica che è però stata rilegata prima di accogliere la scrittura. Infine, la filza è un’unità archivistica caratteristica della pratica notarile e formatasi dalla sedimentazione di fogli sciolti (già scritti) impilati uno sopra l’altro. Questi ultimi sono racchiusi da due piatti, uno superiore e uno inferiore, e “infilzati” da uno spago che li teneva insieme impedendone la dispersione.

Filza notarile
Filza notarile, Archivio di Stato di Genova, Notai Antichi, 2271 (fonte: autore A ntv; licenza, CC BY-SA 4.0)

Federica Fornasiero – Scacchiere Storico

Bibliografia

Archivistica. Teoria, metodi, pratiche, a cura di L. Giuva, M. Guercio, Carocci 2017

P. Carucci, Gli archivi peroniani, in Archivi per la storia, 2/1994, pp. 9-14 https://www.anai.org/wp-content/uploads/2023/02/ANAI-Archivi-per-la-Storia_07_02.pdf

Codice dei beni culturali e del paesaggio, D. Lgs 42/2004, all’URL https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2004-01-22;42!vig=

G. Costamagna, Dalla “charta” all’”instrumentum”, in Il notariato medievale bolognese, Atti di un convegno (febbraio 1976), Roma 1977 (Studi storici sul notariato italiano, III), pp. 7-26, all’URL http://tdtc.bytenet.it/comunicati/costamagna-dallacharta.pdf

G. Da Molin, A. Carbone, Carte d’archivio. Storia della popolazione italiana tra XV e XX secolo, Cacucci 2016

M. Lanzini, L’utile oggetto di ammassare notizie. Archivi e archivisti a Milano tra Settecento e Ottocento, Cosme B.B. 2019

Manuale di archivistica, a cura di P. Carucci, M. Guercio, Carocci 2020

Manuale di archivistica, a cura di N. Silvestro, Edizioni Simone 2022

A. Pratesi, Genesi e forme del documento medievale, Jouvence 1979, all’URL https://archive.org/details/pratesi-1979-genesi

Regole deontologiche per il trattamento a fini di archiviazione nel pubblico interesse o per scopi di ricerca storica, pubblicate ai sensi dell’art. 20, comma 4, del d.lgs. 10 agosto 2018, n. 101 – 19 dicembre 2018, all’URL https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9069661

SAB, Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Lombardia, https://sab-lom.cultura.gov.it/home

Sitografia per conoscere gli archivi

ANAI, Associazione Nazionale Archivistica Italiana, https://anai.org/
Archivio Digitale, https://archiviodigitale-icar.cultura.gov.it/
DGA, Direzione Generale Archivi, https://archivi.cultura.gov.it/home
ICAR, Istituto Centrale per gli Archivi, https://icar.cultura.gov.it/home
SAN, Sistema Archivistico Nazionale, https://www.san.beniculturali.it/web/san/home;jsessionid=48BAE2A2CA7D7E12CCCE4143ED80C35D.sanapp01_portal
SIAS, Sistema Informativo degli Archivi di Stato, https://sias-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/pagina.pl
SIUSA, Sistema Informativo per le Soprintendenze Archivistiche, https://siusa-archivi.cultura.gov.it/

(tutti gli URL sono stati consultati e sono attivi al 10 gennaio 2025)

Immagine di copertina: Decreti originali per mese, 1857. Sala Filangieri (ex Refettorio), Grande Archivio di Stato, Napoli (fonte: autore, Mattia Luigi Nappi; licenza, CC BY-SA 4.0)

Pubblicato da Scacchiere Storico

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