LE LETTERE DI ROBERT GOULD SHAW

di Federica Fornasiero

  1. Introduzione 

Quello che devo fare è dimostrare che un negro può diventare un buon soldato. Sono propenso a pensare che l’impresa non incontrerà molta opposizione come si supponeva all’inizio… Ad ogni modo, non mi spaventerò per la sua impopolarità 

(Whitfield, 1987)

Nel 1989 uscì Glory – uomini di gloria per la regia di Edward Zwick. Il film ottenne ben cinque candidature agli Oscar del 1990 e ne vinse tre: miglior fotografia, miglior sonoro e miglior attore non protagonista per l’interpretazione di Denzel Washington. Il regista si ispirò alle lettere personali del colonnello Robert Gould Shaw, ufficiale a capo del 54° Reggimento di Volontari di Fanteria del Massachusetts. Quest’ultimo fu il primo reggimento di uomini di colore istituito nel febbraio del 1863, durante la Guerra Civile Americana (Autore Sconosciuto, 1864). Era infatti costituito da soldati neri liberi reclutati su base volontaria e combatteva tra le file dell’Unione; dal marzo 1863 – quando un numero sufficiente di volontari fu radunato – venne reso ufficialmente attivo (Whitfield, 1987). Il battaglione era stato organizzato dall’allora governatore John A. Andrews, a seguito dell’emissione da parte del presidente Abraham Lincoln della Proclamazione di Emancipazione il I gennaio 1863. Nonostante l’iniziale riluttanza, Robert Gould Shaw accettò l’incarico per senso del dovere – anche nei confronti della famiglia – per convincimento nell’egualitarismo e per l’opportunità di fare carriera (Duncan, 1999). E fu proprio durante questa sua nuova avventura che il colonnello scrisse le sue lettere, di cui proporrò in questo articolo alcuni stralci esemplificativi. È possibile recuperarle leggendo Memorial R.G.S. e Blue-Eyed Child of Fortune: The Civil War Letters of Colonel Robert Gould Shaw, a cura di Russell Duncan. Il volume ci dona una immagine del Colonnello Robert G. Shaw differente da quanto traspare dal film Glory. Infatti, dal suo manoscritto è possibile notare un uomo riflessivo, scosso dagli avvenimenti, ligio al dovere e caratterizzato da un sorta di “inconsistenza e miopia” (Duncan, 1999; Glatthar, 1991) nel dipingere un Nord America sotto il gioco del lotta “fratricida”, del razzismo, del pregiudizio e della schiavitù, piuttosto che un fervente abolizionista. G. Shaw – che non dimentichiamo essere un uomo del suo tempo, basti pensare al normale uso della parola negro – aveva fatto velocemente carriera, ma non era un ufficiale esperto. Inoltre, accettò l’incarico di guidare il Cinquantaquattresimo non perché guidato da solidi ideali unionisti e abolizionisti – propri della famiglia di origine, che sicuramente condivideva – più che altro perché era suo compito farlo in qualità di soldato e perché sperava di scalare le gerarchie militari (Duncan, 1999; National Park Service, n.d., Wallenfeldt, 2021). Dalla sua corrispondenza è intuibile una certa ricerca introspettiva, nonché le sue riflessioni circa la guerra civile – una lotta fratricida – e le sue aspettative, che non erano paragonabili all’attualità che stava in quel momento vivendo e alla piega che lo scontro stava prendendo. È possibile inoltre toccare con mano le condizioni degli accampamenti e degli spostamenti del suo battaglione, la morte sui campi di battaglia, la nostalgia di casa, la stanchezza, ma anche l’influenza del suo colto background culturale e famigliare. G. Shaw aveva infatti studiato ad Harvard, aveva viaggiato in Europa e proveniva da una ricca famiglia abolizionista del nord; la madre inoltre mantenne un forte e palpabile ascendente sul figlio, fino alla sua morte sopraggiunta sul campo di battaglia nel luglio 1863, a soli venticinque anni. Il Colonnello, quando accettò l’incarico, pensava nella sua inesperienza di condurre i suoi uomini in una breve guerra. Invece, il Cinquantaquattresimo si trovò a dover fronteggiare la perdita dei commilitoni, la durezza degli scontri, il giogo del pregiudizio, ma anche ad aspettare gli ordini dei superiori e ad affrontare lunghe e faticose marce tra un campo e l’altro, fino al finale approdo a Fort Wagner, occupato dai Secessionisti (Duncan, 1999; Wallenfeldt, 2021). G. Shaw dovette così confrontarsi con il suo amore-odio per la battaglia, il cameratismo, il senso del dovere e la manifestazione di coraggio.

Nel 1864, le lettere del Colonnello Robert G. Shaw vennero raccolte, editate e pubblicate post-mortem dalla madre Sarah. Vennero inizialmente messe a disposizione dei famigliari nel volume intitolato Letters: RGS, di cui si hanno poche copie conservate presso le biblioteche di Harvard, di Boston, della Massachusets Historical Society e della Public Library di New York (Duncan, 1999). L’edizione di Sarah Shaw previde qualche arrangiamento del manoscritto originale di Robert, suddividendo alcuni dei paragrafi e raggruppandone altri per una lettura maggiormente agevole. Non solo, si premurò di cancellare i nomi di chi si sarebbe potuto risentire della pubblicazione e rimosse alcuni degli stralci indirizzati alla moglie Annie, sposata nell’aprile del 1863. Infine, la madre, da buona abolizionista, epurò le lettere da contenuti razzisti e da pregiudizi contro le persone di colore e contro gli irlandesi (Duncan, 1999).

  1. «Freeborn northern negroes»
Sergeant Henry F. Steward (detail), 1863, hand-colored ambrotype, Collection of the Massachusetts Historical Society, Photo. 2. 162.

Dipartimento di Guerra,

Washington City, January 26, 1863.

Si Ordina,

Che il governatore Andrew del Massachusetts è autorizzato, fino a nuovo ordine, a raccogliere un numero di Compagnie di artiglieria volontarie per il servizio nei forti del Massachusetts e altrove, e di corpi di fanteria per il servizio militare volontario, che riterrà opportuno; tali volontari devono essere arruolati per tre anni, o fino a prima del congedo, e possono includere persone di origine africana, organizzati in corpi separati. Farà le consuete necessarie richieste agli uffici del personale e agli ufficiali addetti al trasporto, l’organizzazione, i rifornimenti, la sussistenza, le armi e le attrezzature di tali volontari.

Edwin M. Stanton, Segretario di Guerra 

(Autore Sconosciuto, 1864)

Come abbiamo precedentemente introdotto, il 54° Reggimento di Volontari di Fanteria del Massachusetts era composto da liberi cittadini di colore, ai quali fu riconosciuta una partecipazione attiva tra le file dell’esercito unionista degli Stati Uniti. Al tempo, gli Stati Uniti erano scossi dalla Guerra di Secessione, detta anche Guerra Civile (1861-1865), che contrapponeva da una parte gli Stati Uniti (gli unionisti, i nordisti) e dall’altra gli Stati Confederati (i sudisti). Questi ultimi erano una confederazione federale sorta a partire dal 1860 dalla secessione degli stati meridionali, quali Alabama, Arkansas, Florida, Georgia, Louisiana, Mississippi, North e South Carolina, Tennessee, Texas, Virginia, dagli Stati Uniti.

Per farla breve, vi erano delle profonde differenze politiche, economiche e sociali tra il nord e il sud degli Stati Uniti. Nel ricco nord vigeva il capitalismo industriale, un’economia in espansione – che necessitava di garanzie protezionistiche per non soccombere alla concorrenza – e il libero lavoro. L’economia del sud, invece, si basava principalmente sul latifondo e sulle grandi piantagioni, soprattutto di cotone e di tabacco, nelle quali la ricca aristocrazia terriera sfruttava la manodopera degli schiavi. Quando Lincoln, primo presidente repubblicano degli USA e Unionista, e gli abolizionisti spinsero per la graduale abolizione della schiavitù in tutti gli stati membri, i grandi proprietari terrieri schiavisti del sud videro minati i propri interessi, le proprie prerogative e i propri diritti; temevano inoltre la sottomissione economica e politica agli stati settentrionali, pertanto, premettero per mantenere una certa autonomia (Treccani, n.d.). 

La motivazione dei volontari del 54° Reggimento era dunque più che comprensibile: i soldati – come riporta il colonnello Robert G. Shaw – parteciparono attivamente all’organizzazione del reggimento stesso. L’iniziale resistenza, diffidenza e pregiudizio del colonnello (e non solo) lasciò il posto alla sorpresa nel notare l’impegno e le qualità fisiche, morali e intellettuali dei suoi volontari (Duncan, 1999; Hansen, 1975; Glatthar, 1991). Non tardò ad arrivare anche lo scetticismo di altri ufficiali, come si legge in alcuni stralci delle lettere di G. Shaw del 17 e del 30 marzo 1863:

Il reggimento continua a prosperare. Ieri abbiamo avuto degli ufficiali a dare un’occhiata agli uomini. Se ne andarono tutti molto contenti. Alcuni erano molto scettici al riguardo prima, ma ora dicono che non avranno più dubbi sul fatto che i negri siano buoni soldati.

 (Autore Sconosciuto, 1864)

L’ufficiale di adunata che è stato qui oggi proviene dalla Virginia e ha sempre pensato che fosse un vero scherzo cercare di fare dei “negri” dei soldati; ma ora mi dice che non aveva mai radunato una schiera così distinta di uomini, dato che da settembre ne sono passati per le sue mani circa ventimila. Gli scettici devono solo venire qui per convertirsi.

 (Autore Sconosciuto, 1864)

Colonel Robert Shaw, sitting, facing right, 1863, Library of Congress Prints and Photographs Division 

Robert G. Shaw si impegnò pertanto ad addestrare i suoi soldati, dimostrando di essere talvolta severo e intransigente. Durante il periodo di permanenza a Readville e successivamente sui campi di battaglia, tra il colonnello e i suoi soldati però si instaurò un sincero legame di rispetto e ammirazione reciproca. 

La compagnia – composta da circa un migliaio di reclute – partì da Boston per stanziarsi a Camp Meigs, presso Readville, per intraprendere un iniziale addestramento e per organizzarsi all’intervento bellico. Il 28 maggio 1863, il Cinquantaquattresimo era pronto per la battaglia e iniziò il cammino verso i teatri di scontro in Georgia e in South Carolina. Alla partenza i soldati sfilarono per le strade di Boston, acclamati dalla popolazione (Autore Sconosciuto, 1864; Duncan, 1999). Il 28 maggio il Daily Evening Traveller di Boston scriveva:

Partenza del Cinquantaquattresimo

Boston, maggio 28.

Il cinquantaquattresimo reggimento dei volontari del Massachusetts, composto da uomini di colore del suo e di altri Stati del Nord, è partito per il campo del servizio attivo oggi [Readville]. Questo è il primo reggimento di colore negli Stati del Nord. In tempi diversi e in luoghi diversi dall’inizio della guerra, si è parlato di radunare truppe di colore per il servizio sul campo, ma è spettato al governatore Andrew realizzare per primo l’idea, che lui, in comune con altri, aveva così a lungo considerato. (…) Da quando gli uomini sono stati a Readville, l’accampamento è stato visitato da migliaia di nostri cittadini, e gli uomini hanno ricevuto parole di approvazione e incoraggiamento, e segni di stima dai nostri cittadini. Si sono comportati bene, si sono dedicati assiduamente all’apprendimento dei loro doveri e sono migliorati a un livello che ha rallegrato i cuori dei loro amici e che ha messo a tacere le obiezioni di coloro che dubitavano dell’opportunità di mettere i moschetti nelle mani di uomini di colore, con l’impressione che non avrebbero combattuto. In tutte le buone qualità del soldato, sono uguali, lo ammetterà chiunque li abbia visti, agli uomini bianchi; ma la loro resistenza e, soprattutto, il loro coraggio in battaglia, devono ancora essere messi alla prova. Hanno il vantaggio, tuttavia, di essere ben guidati. C’è tra loro un certo orgoglio; sono uomini forti, attivi, che hanno fiducia in se stessi e nei loro ufficiali, e non c’è dubbio, nessuna paura da parte dei loro amici, che disonoreranno la causa per cui combattono. Il reggimento è armato con fucili Enfield ed è a tutti gli effetti equipaggiato e vestito allo stesso modo dei reggimenti bianchi. Come i soldati bianchi, hanno ricevuto l’anticipo e la taglia del governo, e la taglia dello Stato, come le famiglie di coloro che risiedono in questo Commonwealth hanno diritto agli aiuti di Stato. Sotto tutti gli aspetti, eccetto solo che hanno ufficiali bianchi, gli uomini di questo reggimento sono equiparati a quelli di qualsiasi altro nuovo reggimento in servizio. (…) Il colonnello Robert G. Shaw, che comanda il reggimento, è considerato un ottimo ufficiale. Uscì come tenente del secondo reggimento del Massachusetts, divenne Capitano e mantenne quella posizione fino alla nomina al suo attuale comando, avendo partecipato a diverse battaglie. Nell’organizzazione del Cinquantaquattresimo ha mostrato giudizio, zelo e discrezione, che gli hanno procurato la fiducia e la stima degli Ufficiali del Reggimento e degli Ufficiali di Stato. (…) 

 (Autore Sconosciuto, 1864)

  1. Vite spezzate

Inizialmente, il Cinquantaquattresimo venne scarsamente utilizzato al fronte, a causa del pregiudizio che permaneva nei confronti dei soldati di colore, impiegati in opere minori, atti di guerriglia o lavori di bassa manovalanza, suscitando così il risentimento del col. Shaw:

St. Helena’s Island, luglio 6, 1863.

Generale brigadiere George C. Strong

Generale:

Non vi ho reso i miei omaggi prima che ci lasciaste, perché non volevo disturbarvi mentre vi preparavate alla partenza. Desidero, tuttavia, esprimervi il mio rammarico per il fatto che il mio reggimento non fa più parte delle forze sotto il vostro comando. Ero più deluso di essere stato lasciato indietro, dato che mi era stato fatto capire che dovevamo avere la nostra parte del lavoro in questo dipartimento. Sono anche convinto che i miei uomini siano in grado di fornire un servizio migliore di una semplice guerriglia, e speravo di rimanere permanentemente sotto il vostro comando. Mi sembra molto importante che i soldati di colore siano associati, per quanto possibile, alle truppe bianche, in modo che possano avere altri testimoni oltre ai propri ufficiali di ciò che sono capaci di fare. Confido che l’attuale accordo non sia permanente. Con tanti auguri per il vostro successo. Credetemi molto sinceramente e rispettosamente

Il suo obbediente servitore,

Robert G. Shaw, Col. Fifty-fourth Reg. Mass. Inf.

 (Autore Sconosciuto, 1864)

Inoltre, il colonnello scrisse apertamente al governatore Andrews per assicurarsi che i suoi soldati ricevessero l’adeguata paga, dopo le discriminazioni ricevute (Autore Sconosciuto, 1864). Tuttavia, Robert G. Shaw era impaziente di far combattere i suoi uomini e richiese il loro intervento sul campo, anche se non fu assolutamente d’accordo nell’impiegare le sue truppe in saccheggi e scorribande, come accadde a Darien su ordine del colonnello Montgomery (Autore Sconosciuto, 1864; Duncan, 1999). L’8 di luglio, il reparto ricevette l’ordine di marcia e arrivò a James Island, dove riuscì a riportare una vittoria. Dieci giorni più tardi, il reggimento si mosse verso Morris Island. Il colonnello Shaw offrì il suo reparto come volontario nel condurre i suoi uomini all’assalto di Fort Wagner. Il Cinquantaquattresimo si ritrovò a combattere sotto il fuoco nemico e perse più della metà dei suoi compagni d’armi, tra morti e catturati. Durante la carica perse la vita anche il colonnello Robert G. Shaw. I caduti vennero seppelliti nelle fosse comuni dai Secessionisti, che riuscirono a mantenere la propria posizione a Fort Wagner. Anche al colonnello non venne riconosciuta una sepoltura rispettosa; il corpo venne spogliato dalle insegne militari, gettato nella nuda terra e ricoperto dai cadaveri dei suoi soldati in segno di disprezzo e umiliazione. A tal proposito infatti si riportano le parole del sudista Hagood:

Conoscevo il colonnello Shaw prima della guerra e pertanto lo stimavo. Se fosse stato al comando di truppe bianche, gli avrei dato una sepoltura onorevole; così com’è, lo seppellirò nella fossa comune con i negri che sono caduti con lui. 

(Hansen, 1975)

L’assalto fu una vera e propria carneficina, tuttavia molti riconobbero il valore dei soldati di colore, inizialmente tanto disprezzati. Il luogotenente confederato Iredell Jones scrisse: 

Le truppe di neri sono state massacrate in ogni direzione. Un mucchio era composto da trenta negri. Un numero di bianchi e neri è stato ucciso sopra e dentro le nostre fortificazioni. I negri combatterono valorosamente ed erano guidati da un colonnello coraggioso, come mai esistito prima. Ha scalato le fortificazioni agitando la sua spada, alla testa del suo reggimento, e lui e un sergente negro perirono sopra la cresta interna dei bastioni

 (Hansen, 1975)

Il padre di Robert si rifiutò di riesumare il cadavere, lasciandolo riposare sul campo di battaglia insieme ai suoi commilitoni, degna sepoltura per coloro che si sono sacrificati per l’Unione (Hansen, 1975; Whitfield, 1987). Nel 1897 venne eretto a Boston un memoriale per le vittime di Fort Wagner. L’autore del bassorilievo, Augustus Saint-Gaudains, raffigurò l’ultimo sacrificio del 54° Reggimento di Volontari di Fanteria del Massachusetts alla cui testa vi era il colonnello Robert Gould Shaw (Whitfield, 1987).

  1. Conclusione
Glory – Uomini di gloria (1989) (fonte: imdb.com)

Questo articolo non vuole essere un necrologio o un’epopea di eroiche gesta, ma una breve riflessione circa il primo reggimento di fanteria di uomini di colore organizzato dall’Unione con a capo un colonnello lungi dall’essere l’eroe perfetto che tutti vorremmo. Robert Gould Shaw fu un uomo del suo tempo, un colto borghese che intraprese la carriera militare a New York nel 1861. Nel 1863, all’indomani della Proclamazione di Emancipazione da parte dell’allora presidente unionista, abolizionista e repubblicano Abraham Lincoln, gli venne proposta dal governatore Andrews l’opportunità di guidare sul campo di battaglia il primo reggimento di persone di colore. Non accettò immediatamente di buon grado: ottenne la nomina perché figlio di una rispettabile famiglia borghese unionista e abolizionista, che lo spinse a prendersi l’onore e l’onere del neonato battaglione. Il senso del dovere e l’ambizione vinsero probabilmente sugli ideali. Perché allora parlare delle lettere del colonnello? Perché sono fonti dirette che ci permettono di considerare il contesto in cui maturò la decisione di ufficializzare il primo reggimento di fanteria di soldati neri; perché ci offre un importante spaccato sulla dura vita delle truppe durante la Guerra di Secessione Americana; perché è possibile entrare per un solo attimo nel cuore e nella testa di un uomo come tanti, scosso, scisso, riflessivo, nostalgico, pregiudiziale, che in pochi mesi si vide alla testa di uomini con i quali condivise un’avventura che li portò in breve tempo alla morte.  

Kurz & Allison, Storming Fort Wagner, Chicago 1890, Repository: Library of Congress Prints and Photographs Division Washington, D.C.

Federica Fornasiero – Scacchiere Storico

Federica Fornasiero è medievista e laureata in Scienze Storiche presso l’Università degli Studi di Milano. Nella sua tesi si è occupata di sindacato podestarile nel Trecento e dello studio delle fonti ad esso relative nel Comune di Reggio Emilia. I suoi interessi principali sono la storia sociale, economica e di genere, ma non disdegna anche la storia delle chiese e delle eresie medievali.

Bibliografia

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Pubblicato da Scacchiere Storico

Rivista di ricerca e divulgazione storica

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