THE HISTORY OF THE STANDARD OIL COMPANY

La prima inchiesta antitrust degli Stati Uniti

di Giacomo Cozzaglio

  1. Un giornalismo al servizio del pubblico

All’inizio del XX secolo, la stampa americana e soprattutto i giornalisti che la animavano erano noti con una parola dal sapore dispregiativo: muckrackers, ovvero rastrellatori di letame. Il termine fu coniato nel 1902 dal presidente Theodore Roosevelt per riferirsi a quella parte del mondo del giornalismo che si occupava prevalentemente della denuncia dei mali della società americana contemporanea (Bergamini, 2013).

Si trattava di un filone che comprendeva periodici come i settimanali e i mensili i cui dipendenti si occupavano di raccontare i disagi sociali nelle metropoli statunitensi in espansione e il dilagare del malaffare e delle frodi nel mondo della finanza. Questi giornalisti si distinsero nella connotazione assai professionale del loro lavoro che pose le basi del moderno giornalismo d’inchiesta: la raccolta di informazioni, dati e testimonianze verificabili divennero le armi con le quali sfidare l’enorme influenza dei grandi capitali. Come riportato da Oliviero Bergamini, «fu una stagione di giornalismo militante […]. Indubbiamente la grande risonanza del giornalismo muckracker non derivò solo dalla sua qualità e innovatività intrinseche, ma anche dal suo collegarsi a un complessivo clima di impegno riformatore che attraversava in quel momento il paese» (Bergamini, 2013).

Copertina del McClure’s Magazine, Gennaio 1901 (fonte: Wikipedia)

Tra i protagonisti di questa stagione vi fu il «McClure’s Magazine», un mensile fondato a New York nel 1893. La rivista divenne celebre a partire dal 1902 quando cominciò la pubblicazione di una serie di articoli su una delle più importanti società del paese, la Standard Oil Company. L’inchiesta fu realizzata da Ida Tarbell (1857-1944) che per due anni si dedicò a ricostruire le pratiche al limite della legalità che l’azienda aveva messo in atto nei decenni precedenti per conquistare il monopolio dell’industria petrolifera americana. L’indagine giornalistica non era rivolta solo contro un trust, ma soprattutto contro lo stesso fondatore, uno degli uomini più ricchi degli Stati Uniti: John D. Rockefeller (1839-1937).

Ida Tarbell nel 1904 (fonte: Wikimedia)

Il lavoro di Tarbell, circa diciannove articoli, fu poi sistematicamente raccolto in un volume pubblicato nel 1904 dal titolo «The History of the Standard Oil Company». Così lo commentò George W. Alger in una recensione:

Il libro che lei [Ida Tarbell, n.d.r.] ha scritto non è meramente un contributo al problema dei trasporti, non semplicemente una storia dei fatti del trust della Standard Oil: è uno studio sulla morale negli affari. […] nel mondo degli affari c’è una linea tra il successo reale e quello che è solo apparente – tra competizione onesta e disonesta, tra un affare che è un affare e un affare che è qualcosa di abbastanza diverso, sebbene mascherato sotto il suo nome – una linea che, nella corsa per diventare ricchi e l’intensità delle rivalità commerciali, sembra talvolta cancellata o dimenticata. Questo è quello che il libro di miss Tarbell fa rendendo questa linea più distinta e meglio riconoscibile, innalzandolo sopra la dignità di traguardo letterario e rendendolo un distinto servizio pubblico (Alger, dicembre 1904).

Sebbene il suo lavoro si sia basato sulla ricerca di documentazione e la raccolta, quando possibile, di testimonianze, Ida Tarbell non raccontò i risultati delle sue scoperte in modo sensazionalistico e neppure li rese noti con un linguaggio volto a innescare una polemica. La sua narrazione, invece, fu un resoconto estremamente dettagliato e molto attento a ricostruire il contesto nel quale affondavano le radici dell’impero di Rockefeller. Date queste caratteristiche, il lavoro di Ida Tarbell rappresenta una sorta di rapporto molto particolareggiato il cui punto di forza è rendere nota la complessità di un’indagine. Dati economici, estratti di documenti ufficiali, dichiarazioni dei protagonisti diventano i pilastri di articoli assai lunghi corredati anche da immagini di luoghi, ritratti dei personaggi citati corredati da brevi biografie e perfino carte geografiche.

  1. Le trame oscure del re dell’oro nero

È la Pennsylvania la protagonista del primo articolo di Ida Tarbell pubblicato nel novembre 1902. Qui il racconto inizia alla vigilia della guerra di secessione e per la precisione nel 1859 nei dintorni della cittadina di Titusville quando E. L. Drake (più comunemente noto come il colonello Drake) trovò il modo di estrarre il petrolio dal sottosuolo. Grazie a lui non solo nacque il primo pozzo, ma ebbe anche inizio la corsa all’oro nero della Pennsylvania (Tarbell, novembre 1902).

Questo riferimento storico al quale Ida Tarbell dedicò un intero articolo non costituisce una semplice appendice rispetto al soggetto principale esplicitato nel titolo della sua serie di articoli, la Standard Oil Company. L’inserimento è funzionale a far comprendere appieno al lettore l’atmosfera della regione e soprattutto il grande afflusso di pionieri desiderosi di fare fortuna tentando la sorte nel nascente mercato dell’industria petrolifera. Tra questi piccoli imprenditori vi era anche Franklin Tarbell, padre della giornalista. Di conseguenza il tema della ricerca di Ida Tarbell non è un argomento lontano, ma qualcosa che lei ha vissuto in prima persona poiché proprio in quella regione sarebbe sorta la fortuna di Rockefeller.

Tuttavia il dettaglio interessante di questo primo capitolo è la totale assenza di riferimenti sia alla Standard Oil Company sia al suo stesso fondatore. Solo gli ultimi paragrafi sembrano annunciarne l’arrivo con toni per nulla positivi:

La vita scorreva veloce, gioiosa e rubiconda in questi uomini. […] Non c’era nulla di troppo buono per loro, niente che non sperassero o osassero. All’improvviso, proprio nel periodo di massimo splendore di questa fiducia, nessuno sapeva da dove una grossa mano si allungò per rubare le loro conquiste e strozzare il loro futuro. La repentinità e l’oscurità dell’assalto ai loro affari mescolarono in profondità la loro umanità e il loro senso di fair play e l’intera regione insorse in una rivolta che non ha quasi paralleli nella storia commerciale degli Stati Uniti (Tarbell, novembre 1902).

L’assalto preannunciato da Ida Tarbell non riguardava soltanto il controllo della produzione di petrolio, ma anche tutte le infrastrutture necessarie per il funzionamento della nascente industria. Tra queste figuravano i fiumi della regione e soprattutto le compagnie ferroviarie. Rockefeller non pose le basi del suo impero economico in solitaria, ma si avvalse della collaborazione più o meno volontaria di altri grandi imprenditori per creare una società che concentrasse nelle mani di pochi uomini il massimo potere contrattuale nel decidere le quote di produzione di petrolio e i relativi valori di mercato. Il centro dell’azione doveva divenire la città di Cleveland, principale snodo per lo smistamento del greggio raffinato.

Foto di John Rockefeller (fonte: Wikimedia)

Questa prima società, creata in segreto da Rockefeller e dai suoi associati, fu uno degli elementi più difficili da scoprire per Ida Tarbell: nata nel 1871 e scioltasi dopo appena un anno, la South Improvement Company sembrava essere diventata un capitolo mancante. L’unica traccia della sua esistenza era un libro pubblicato nel 1873 «The rise and fall of the South Improvement Company», la prova del legame di Rockefeller e della Standard Oil Company con i suoi metodi illegali finalizzati ad eliminare la concorrenza dei raffinatori indipendenti, incluso anche Franklin Tarbell (Conway, 1993).

Le strategie di questa organizzazione ebbero effetti rilevanti sull’industria petrolifera:

[…] lui [John D. Rockefeller, n.d.r.] entrò nel 1872 in una nefasta associazione con le ferrovie conosciuta come South Improvement Company che non solo gli diede tariffe notevolmente più basse di quanto altri potessero avere, ma gli permise anche di causare inconvenienti alle spedizioni di altre persone! […] Con i contratti ottenuti con le ferrovie mr. Rockefeller eliminò dagli affari venti impianti indipendenti a Cleveland, Ohio, e in poche settimane aumentò la sua produzione di petrolio greggio da 1.500 a circa 10.000 barili al giorno (AA. VV., novembre 1903).

Vista la pesantezza delle accuse, la Standard Oil Company tentò di far scomparire dalla circolazione tutte le copie del volume così da privare l’indagine di un tassello fondamentale, ma una copia sfuggì a questa epurazione e per Ida Tarbell fu possibile recuperarla presso la New York Public Library (Conway, 1993).

Il tentativo di monopolizzare l’industria petrolifera attraverso la South Improvement Company incontrò la ferrea opposizione dei piccoli produttori che nel 1872 iniziarono una campagna per privare Rockefeller dei suoi principali alleati, le ferrovie. Ida Tarbell descrisse questa parte con particolare fervore e, probabilmente per il coinvolgimento del padre in questa rivolta, la dipinse come uno scontro di Davide contro Golia. Così viene riassunta:

È stata la lotta degli intraprendenti pionieri dell’industria petrolifera per proteggere la proprietà per la quale avevano faticato nella natura selvaggia […] da un nemico che stava usando contro di loro armi strane, segrete e invisibili […]. Le ferrovie, costruite sotto l’eminente dominio di grandi poteri, garantite a loro dalla legge e quindi arterie libere per il commercio di un popolo, si erano prestate ad una cospirazione con la quale una piccola banda di monopolisti del petrolio senza scrupoli stavano tentando di razziare una grande industria. Senza le ferrovie, il progetto della South Improvement Company doveva fallire. Con le ferrovie, il progetto avrebbe avuto successo (Alger, dicembre 1904).

Il coinvolgimento di Franklin Tarbell nel contrasto alle mire monopolistiche di Rockefeller potrebbe essere interpretato come un indizio di dubbia oggettività e imparzialità nella narrazione dei fatti: non solo Ida Tarbell apparteneva a quella generazione di reporter dedita a raccontare gli episodi di corruzione più emblematici, ma lei stessa poteva essere mossa da rancori personali nei confronti del magnate. Questo ultimo punto sembra essere confermato dal seguito della ricostruzione e dal racconto della rivalsa di Rockefeller sui produttori indipendenti, una strategia che avrebbe condotto al cosiddetto “massacro di Cleveland”.

Dopo i fatti del 1872 Rockefeller aveva compreso che una delle cause del fallimento della South Improvement Company era stata la sua natura di accordo segreto tra pochi notabili. Venne così messo in atto il “Pittsburg Plan”:

[…] questa compagnia sarebbe stata aperta e non un’organizzazione segreta e a tutti i raffinatori sarebbe stato concesso di diventarne azionisti. I proprietari delle raffinerie che sarebbero entrati nell’accordo avrebbe dovuto sottostare ad alcuni termini decisi dalla direzione del consiglio di amministrazione della società principale: essi avrebbero raffinato solo la quantità di petrolio concessa dalla compagnia e avrebbero mantenuto alto il prezzo per la loro produzione come indicato dalla compagnia. L’acquisto di petrolio greggio e i preparativi per il trasporto sarebbero rimasti a carico dei direttori. Ogni azionista avrebbe ricevuto i dividendi sia se il suo impianto avesse prodotto sia in caso contrario (Tarbell, febbraio 1903).

Ida Tarbell racconta che la natura pubblica del piano e la garanzia di guadagni sicuri spaccarono il fronte di quanti pochi anni prima si erano opposti alla South Improvement Company. Di conseguenza l’illusione di un accordo che garantisse profitti a tutte le parti assottigliò le fila dei nemici di Rockefeller: solo pochi produttori, tra cui Franklin Tarbell, continuarono a non fidarsi.

Questi ultimi cercarono di contrattaccare interrompendo l’estrazione e proclamando una chiusura di trenta giorni degli impianti. Lo scopo era sfruttare la minor quantità di petrolio sul mercato per rialzare i prezzi e spezzare la gabbia imposta da Rockefeller e dai suoi soci. Tuttavia la produzione continuò comunque ad aumentare e il prezzo restò invariato. Poco per volta la maggioranza dei produttori si convinse che solo la compagnia di Rockefeller poteva acquistare immediatamente il greggio al prezzo concordato, 4,75$ al barile. Ida Tarbell dimostrò questa transazione allegando all’articolo un telegramma di Rockefeller indirizzato ad un agente della Standard Oil Company e contenente il nuovo prezzo al barile al quale la società era disposta ad acquistare il petrolio (Tarbell, febbraio 1903).

Stavolta i produttori non riuscirono a difendere i loro interessi e nel giro di poche settimane si giunse al massacro di Cleveland: l’ormai consolidata Standard Oil Company acquisì il controllo di 22 delle 26 società petrolifere e impose il proprio monopolio su tutta la regione. I produttori indipendenti come Franklin Tarbell che non entrarono in società con Rockefeller dovettero presto ritirarsi dagli affari. Gli altri e gli stessi raffinatori si resero presto conto che l’equa ripartizione dei guadagni era solo un miraggio e che la facoltà di decidere la quantità di petrolio da immettere sul mercato e il relativo prezzo era esclusivamente nelle mani di Rockefeller e dei suoi soci più fidati.

I risultati dell’operazione sono impressionanti:

la Standard Oil Company di Cleveland controllava un quinto della capacità [produttiva di petrolio, n.d.r.] dell’intero paese […]. I contratti di mr. Rockefeller con la Central Railroad nel 1873 e nel 1874 lo obbligavano per sette mesi all’anno a trasportare almeno 100.000 barili di petrolio raffinato al mese per via d’acqua. Allo stato dei fatti egli non trasportò mai meno di 108.000 barili e in un mese dello stesso periodo arrivò a 180.000. Ora nel 1873 lui guadagnava con il suo petrolio tre centesimi a gallone. Stimando i suoi trasporti a circa 700.000 barili all’anno […] i suoi profitti per quell’anno erano 1.050.000$ […] (Tarbell, febbraio 1903).

Questo passaggio è interessante per comprendere il metodo di lavoro alla base di questa inchiesta: Ida Tarbell riporta in una nota di aver ottenuto questi dati recuperando la testimonianza che Henry M. Flagler, uno dei primi soci di Rockefeller, fece dinanzi alla Commissione di Stato dell’Ohio nell’ambito di un’indagine su sospette discriminazioni nel trasporto di merci a mezzo ferroviario.

Titolo finanziario della Standard Oil Company, Ohio (fonte: Wikimedia)

Il successo ottenuto a Cleveland permise a Rockefeller di estendere la sua influenza anche verso i siti di destinazione, incominciando dal controllo del trasporto via fiume e per ferrovia. Furono soprattutto gli sconti illegali concessi alla Standard Oil Company dalle ferrovie e una condotta aggressiva negli affari il segreto dell’ascesa del più importante impero economico degli Stati Uniti: grazie al controllo assoluto dei mezzi di trasporto, nessuno dei pionieri originali poté mantenere a lungo la propria impresa nell’industria petrolifera, finendo per ricominciare daccapo o nello scendere a compromessi con la stessa società che li aveva rovinati. Così Rockefeller non ebbe quasi più concorrenti (AA. VV., novembre 1903).

Ida Tarbell non si limitò solo a descrivere i fatti sui quali si era documentata, ma diede anche un volto umano inserendo le testimonianze di quanti furono costretti a vendere a Rockefeller. Una di queste è la deposizione di A. H. Tack, membro della Citizen’s Oil Regions Company di Pittsburg, dinanzi alla House Committee on Manufactures nel 1888:

A quei tempi la Standard Oil Company cresceva così sensibilmente e così forte […]. Invece di guardare alla ferrovia, guardavo sempre alla Standard Oil Company. Nel 1874 andai ad incontrare Rockefeller per vedere se potevamo fare un accordo con lui per far proseguire insieme una parte del nostro lavoro.  È stato un colloquio breve. Disse che non c’era speranza per noi. Sottolineò questo […]: “Non c’è speranza per noi”. Probabilmente disse: “Non c’è speranza per nessuno di noi”, ma aggiunse “I più deboli devono andarsene per primi”. E noi ce ne andammo (Tarbell, marzo 1903).

Sebbene lo stile narrativo fosse fortemente critico nei confronti delle pratiche monopolistiche di Rockefeller, in realtà la giornalista riconobbe al milionario la scaltrezza e l’arguzia nel saper cogliere le occasioni, imparare dagli errori e anticipare le mosse dei propri avversari. Questo aspetto è particolarmente rilevante perché mostra la capacità di Ida Tarbell di impedire al rancore per quanto Rockefeller aveva fatto alla sua famiglia di danneggiare il suo lavoro con il rischio di trasformare un’inchiesta in un pamphlet invettivo.

Il compromesso creato da Ida Tarbell è stato descrivere il protagonista delle sue ricerche come un esempio dell’uomo che partendo dal basso riesce con le sue forze a fare fortuna e ad elevare il proprio status sociale (esempio del cosiddetto self-made-man), sebbene al prezzo di condotte al limite della legalità:

Qualunque cosa il genio affaristico di Mr. J. D. Rockefeller – e miss Tarbell ha riconosciuto a quel gentiluomo la lungimiranza, l’energia e l’unicità di intenti – la società Standard Oil non avrebbe mai potuto essere creata se non fosse stato per gli sconti speciali e illegali sui trasporti che Mr. Rockefeller è stato in grado di strappare alle ferrovie per il trasporto del petrolio (AA. VV., novembre 1903).

Nonostante questa raffigurazione di compromesso, il lavoro di ricerca di Ida Tarbell non fu affatto facile e resistenze e avvertimenti minacciarono più volte i suoi sforzi. Il primo a tentare di convincerla a desistere fu il padre. Egli temeva infatti la reazione che avrebbe potuto avere Rockefeller, memore di come egli avesse rovinati la sua impresa anni prima. Così quando seppe cosa la figlia intendesse fare, la avvertì: «Non farlo. Lui rovinerà la rivista» (Conway, 1993).

Il pericolo divenne concreto quando Rockefeller non solo tentò di far sparire i documenti relativi alla Standard Oil Company e alle commissioni d’inchiesta che avevano indagato sulla compagnia dal 1872 al 1891, ma fece pressioni su una delle sue banche perché minacciasse la sospensione dei finanziamenti alla rivista se la pubblicazione degli articoli non si fosse interrotta (Conway, 1993).

Sebbene questi ostacoli non la fecero desistere dal suo lavoro, Ida Tarbell comprese che l’inchiesta non poteva basarsi esclusivamente su documenti (qualunque fossero state le difficoltà nel reperirli) ma doveva includere anche testimonianze. Era difficile però trovare qualcuno all’interno della Standard Oil Company che fosse disposto a parlare: ad esempio tentò, senza successo, di ottenere un’intervista con uno dei primi soci di Rockefeller, Henry M. Flagler.

Lo stallo venne superato grazie all’intervento dell’amico e scrittore Mark Twain che riuscì ad organizzarle un incontro con il vicepresidente della Standard Oil Company, Henry H. Rogers. Le conversazioni che Ida Tarbell ebbe con lui sono assai significative: innanzitutto Rogers era stato un socio di Franklin Tarbell prima di mettersi a lavorare per Rockefeller dopo il massacro di Cleveland. Inoltre quando comprese lo scopo dell’inchiesta sulla Standard Oil Company, Rogers continuò a mostrare cordialità e disponibilità alle domande della giornalista.

Ida Tarbell non incontrò mai Rockefeller, ma indubbiamente il milionario percepì i rischi ai quali il suo impero poteva essere esposto con un’inchiesta che analizzava nel dettaglio l’ascesa del suo monopolio e le strategie messe in atto per evitare interferenze da parte del governo federale.

  1. La resa dei conti

Il primo tentativo da parte di Washington per normare un mercato in apparenza senza regole fu l’Interstate Commerce Act del 4 febbraio 1887. Il punto centrale dell’iniziativa legislativa era favorire la libera concorrenza e impedire l’applicazione di un regime di tariffe sulle ferrovie discriminante per determinate imprese. Fin dai primi paragrafi l’intento della legge era chiaro:

Tutti gli addebiti effettuati per qualsiasi servizio reso o da rendere nel trasporto di passeggeri o beni […] o per la ricezione, la consegna, lo stoccaggio o la gestione di tali beni, devono essere ragionevoli e giusti; e ogni addebito ingiusto e irragionevole per tale servizio è proibito e dichiarato illegittimo (Interstate Commerce Act, 1887).

La sezione 3 della legge era ancora più incisiva:

È illegale per qualsiasi vettore comune soggetto alle disposizioni della presente legge fare o concedere qualsiasi preferenza o vantaggio indebito o irragionevole a qualsiasi persona, società, azienda, società o località particolare, o qualsiasi particolare descrizione del traffico, in qualsiasi rispetto di sorta, o sottoporre qualsiasi particolare persona, azienda, compagnia, corporazione o località, o qualsiasi particolare descrizione del traffico, a qualsiasi pregiudizio o svantaggio indebito o irragionevole sotto qualsiasi aspetto (Interstate Commerce Act, 1887).

La sezione 5, invece, poneva le basi per i limiti ai trust monopolistici:

È illegale per qualsiasi vettore comune soggetto alle disposizioni della presente legge stipulare qualsiasi contratto, accordo o combinazione con qualsiasi altro vettore comune o vettori per la messa in comune di merci di ferrovie diverse e concorrenti, o dividere tra loro i proventi aggregati o netti dei guadagni di tali ferrovie, o parte di esse (Interstate Commerce Act, 1887).

Il limite della legge fu tuttavia la sua concentrazione sulle sole ferrovie, ignorando la possibilità di mezzi alternativi per il trasporto del petrolio. Di questa falla legislativa se ne avvantaggiò Rockefeller il quale riuscì ad anticipare il governo rendendo già nel 1884 la sua compagnia del tutto indipendente dalle ferrovie e affidandosi in alternativa agli oleodotti sui quali non vigeva alcun controllo federale (Alger, dicembre 1904).

L’inchiesta di Ida Tarbell mise però fine alla buona sorte di Rockefeller: il pubblico si adirò per la pratica monopolistica vista come un attentato alla libertà di commercio e per le tecniche quasi illegali impiegate per annientare la concorrenza.

Sul fronte legislativo, gli articoli del «McClure’s Magazine» diedero vigore alla necessità che il governo varasse delle leggi più efficaci contro i trust monopolistici rispetto all’Interstate Commerce Act: le prime furono l’Hepburn Act nel 1906 e il Mann-Elkins Act nel 1910 con le quali i presidenti Theodore Roosevelt e Howard Taft riuscirono a porre sotto regolamentazione federale l’intera industria ferroviaria in misura maggiore rispetto alle norme varate nel 1887.

Il colpo di grazia giunse infine durante la presidenza di Woodrow Wilson quando il 15 ottobre 1914 fu promulgato il Clayton Antitrust Act, la prima efficace legge federale contro i trust e senza margini per scorciatoie legali. Le responsabilità penali in caso di tentativo di instaurazione di un monopolio in un determinato settore del commercio furono chiare e pesanti:

Ogni persona che monopolizzerà, o tenterà di monopolizzare, o si unirà o cospirerà con qualsiasi altra persona o persone, per monopolizzare una parte del commercio o del commercio tra i vari Stati, o con nazioni straniere, sarà ritenuta colpevole di un crimine, e , a sua condanna, è punito con la multa non superiore a $ 10.000.000 se una società, o, se qualsiasi altra persona, $ 350.000, o con la reclusione non superiore a tre anni, o con entrambe le suddette punizioni, a discrezione del tribunale (Clayton Antitrust Act, 1914).

La legge incluse tutte le possibili strade pericolose per un libero regime concorrenziale, tra cui la pratica a lungo adoperata da Rockefeller degli sconti illegali per i suoi consociati:

È illegale per qualsiasi persona impegnata in un commercio, […], essere parte o assistere in qualsiasi transazione di vendita, o contratto di vendita, che discrimini a sua conoscenza nei confronti dei concorrenti dell’acquirente, […]; vendere o contrattare per vendere merci in qualsiasi parte degli Stati Uniti a prezzi inferiori a quelli richiesti da detta persona altrove negli Stati Uniti allo scopo di distruggere la concorrenza o eliminare un concorrente in tale parte degli Stati Uniti; oppure, vendere, o contrattare per vendere, beni a prezzi irragionevolmente bassi allo scopo di distruggere la concorrenza o eliminare un concorrente (Clayton Antitrust Act, 1914).

Gli effetti del Clayton Antitrust Act furono notevoli in quanto portarono allo smantellamento completo dell’impero di Rockefeller che si frantumò in numerose società più piccole, il cui valore complessivo rimase comunque superiore a quello della sola Standard Oil Company.

Probabilmente Ida Tarbell non immaginò che il suo lavoro potesse avere simili effetti. Nel periodo 1902-1904 la sua principale preoccupazione era portare avanti un’opera di ricerca in maniera rigorosa e con un apparato documentario e di testimonianze inattaccabile. L’insidia più pericolosa contro la quale Tarbell dovette combattere non furono i rischi connessi all’indagine, ma cadere nella tentazione di sfruttare le informazioni raccolte per attuare una vendetta nei confronti dell’uomo che aveva rovinato il padre. Nonostante queste difficoltà, «The History of the Standard Oil Company» ebbe un notevole impatto nel convincere l’opinione pubblica a riformare il concetto di impresa e a sottolineare la superiorità e l’uguaglianza della legge per tutti. John D. Rockefeller compreso.

Giacomo Cozzaglio

Giacomo Cozzaglio è laureato in Scienze Storiche all’Università degli Studi di Milano e ha conseguito un master in Giornalismo all’Università Cattolica di Milano. Specializzato in storia contemporanea, i suoi interessi spaziano sui quattro angoli del globo, con particolare riferimento ai due conflitti mondiali, ai periodi post bellici e alla guerra fredda. È un instancabile visitatore dei campi delle battaglie che hanno segnato i secoli XIX e XX: Marengo, Waterloo, la Somme, Verdun, Ypres, Normandia.

Bibliografia

L’elenco completo degli articoli del «McClure’s Magazine» è consultabile al seguente link: https://www.unz.com/print/McClures/Contents/ [17 agosto 2021]. Di seguito sono riportati i testi e i pezzi di Ida Tarbell analizzati nel dettaglio.

AA. VV. (novembre 1903), Editorial announcement of miss Tarbell’s History of the Standard Oil Company – part second, in «McClure’s Magazine», vol. XXII, n. 1, pp. 108-114; Alger G. W. (dicembre 1904), Miss Tarbell’s history of the Standard Oil, in «McClure’s Magazine», vol. XXIII, n. 8, pp. 218-223; Bergamini O. (2013), La democrazia della stampa. Storia del giornalismo, Roma, Laterza, pp. 178-182; Clayton Antitrust Act (1914). Disponibile in:  https://wps.prenhall.com/wps/media/objects/751/769950/Documents_Library/clayton.htm [30 luglio 2021]; Conway J. N. (1993), American literacy: fifty books that define our culture and ourselves, New York: William Morrow & Company, pp. 209-210. Disponibile in: https://archive.org/details/americanliteracy00conw/page/208/mode/2up [2 maggio 2021]; Interstate Commerce Act (1887). Disponibile in: https://www.ourdocuments.gov/doc.php?flash=false&doc=49&page=transcript [30 luglio 2021]; Tarbell I. (febbraio 1903), “An unholy alliance” – Chapter IV of the history of the Standard Oil Company, in «McClure’s Magazine», vol. XX, n. 4, pp. 387-403; Tarbell I. (marzo 1903), The history of the Standard Oil Company. Chapter V – The price of trust building, in «McClure’s Magazine», vol. XX, n. 5, pp. 493-508; Tarbell I. (novembre 1902), The history of the Standard Oil Company. Chapter I – The birth of an industry, in «McClure’s Magazine», vol. XX, n. 1, pp. 3-16.

Scarica il file in formato PDF:

Pubblicato da Scacchiere Storico

Rivista di ricerca e divulgazione storica

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: