BREVE STORIA DEGLI ARCHIVI: MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA

Faldoni Archivio Stato Napoli

di Federica Fornasiero

A seguito della caduta dell’Impero Romano d’Occidente e della nascita dei regni romano-barbarici, l’unità archivistica romana subì un duro colpo: le pratiche archivistiche persero quella continuità che aveva caratterizzato l’antichità romana; andò altresì scemando anche l’importanza di un centro regolatore delle pratiche di ricezione e ordinamento della documentazione prodotta.

Miniatura sulla nascita di Cristo
Nascita di Gesù e l’annuncio ai pastori, Codex Egberti (980-993), fol. 13. Schatzkammer der Stadtbibliothek Trier (fonte: autore, Palauenc05; licenza, CC BY-SA 4.0)

Tuttavia, anche tra Tardoantico e Alto Medioevo, non si perse del tutto la consapevolezza dell’importanza di salvaguardare i documenti. Fu infatti la Chiesa che assunse la responsabilità di custodire la produzione documentaria: gli archivi ecclesiastici conservavano gli incartamenti, di cui abbiamo ancora qualche testimonianza precedente al IX secolo. L’avvento e la diffusione del cristianesimo portarono man mano alla sostituzione dei templi pagani con chiese e basiliche; sorsero monasteri, in cui vennero organizzati anche la produzione libraria di codici e manoscritti; gli enti ecclesiastici iniziarono inoltre a imporsi come centri di potere e gradualmente si affiancarono al potere laico. Non solo, il clero divenne sostanzialmente il ceto istruito per eccellenza e depositario del sapere archivistico e della stessa documentazione. Contestualmente, le cancellerie regie e pontificia erano ancora agli albori, sebbene l’archivio e la cancelleria papali custodirono sin da subito tutte le testimonianze relative alla storia della chiesa, dei suo martini e dei suoi padri, nonché gli atti emanati e documenti concernenti il patrimonio del papato. A questa altezza cronologica, però, il papa risulta ancora essere il vescovo di Roma e primus inter pares.

Cartina del regno franco
Il Regno dei Franchi da Clodoveo I a Carlo Magno (fonte: autore, Sémhur; licenza, CC BY-SA 3.0)

Per quanto riguarda invece gli archivi laici, durante il Medioevo, essi custodivano gli atti pubblici: per archivio si intendeva infatti la documentazione prodotta da un’autorità pubblica (primi tra tutti, papi e imperatori), la quale godeva dello ius archivi. Va infatti tenuto presente che, durante l’Alto Medioevo fino circa al XII secolo, il notaio, che si occupava della redazione dei documenti per conto di privati, non aveva ancora publica fides, ovvero la facoltà di attribuire valenza giuridica ai documenti stilati.

Sono poche le testimonianze documentarie relative al periodo longobardo e altomedievale; è tuttavia certo che il notaio – a differenze dei cancellieri – non godesse della possibilità di attribuire valenza giuridica ai documenti redatti. Il documento notarile, non avendo forza di prova in sede giudiziaria, era opponibile da terzi. Se necessario, chi aveva richiesto il documento poteva provarne la genuinità mediante controversia giudiziaria: si imbastiva perciò una sorta di processo fittizio, che potesse stabilire chi delle parti in causa avesse ragione o quali fossero i loro diritti e doveri, garantendo così forza probatoria all’atto. Secondo il diritto germanico l’onore della prova spettava all’accusato: qualora non si fosse riusciti a stabilire chi delle parti avesse torto, si procedeva all’ordalia del duello.

Per quanto riguarda la storia degli archivi laici, una prima svolta si ebbe con la costituzione del Sacro Romano Impero, che ritornò alla concezione romana della conservazione dei documenti da parte del potere civile: la cancelleria reale predisponeva gli atti e l’archivio li conservava. Il palatium divenne pertanto il fulcro della produzione documentaria relativa alla gestione dell’Impero, la quale veniva conservata nell’armarium palatii. Tuttavia, permaneva l’abitudine dei sovrani di viaggiare con il proprio archivio: l’archivio reale, quindi, era suddiviso in una parte immobile, conservata presso la sede reale e costituita prevalentemente da copie, detta statoria, e di una parte mobile, che seguiva il re durante i suoi spostamenti, detta viatoria. È possibile che questa pratica abbia causato lo smembramento e probabilmente anche la perdita di parte dei fondi archivistici dei sovrani.

Statuti Sassaresi
Incipit degli Statuti Sassaresi, XIV secolo (fonte: Wikimedia, licenza CC0)

Un altro momento importante fu invece l’avvento dei Comuni nell’Italia Centrosettentrionale a partire dal XI secolo, e l’acquisizione da parte del notaio della publica fides intorno al XII secolo. L’età comunale infatti diede un grande impulso alla produzione documentaria tanto pubblica, quanto privata. Si sentì sempre più l’esigenza di conservare le attestazioni di potere pubblico (per esempio, statuti, leggi, ordinamenti, concessioni, alleanze), e di scambi tra privati, per citarne alcuni contratti, possesso o alienazione di beni. Relativamente ai documenti pubblici, gli statuti comunali erano consultabili dalla popolazione; lo erano comunque anche le carte prodotte dalle magistrature cittadine, che erano solitamente conservate in sacchi o casse riposte in appositi armadi. Vennero inoltre predisposti primi criteri di descrizione e classificazione dei documenti, grazie alla compilazione di regesti e cartulari con lo scopo di agevolare il reperimento delle informazioni e degli atti stessi, sia a scopi amministrativi, sia storici. Contestualmente, la produzione di documenti di carattere privato ebbe un notevole incremento, soprattutto con la crescita del ceto di artigiani e commercianti, che diventò sempre più influente nella vita socioeconomica e politica comunale: divenne pertanto fondamentale avere dei documenti che potessero provare qualsiasi pratica necessaria alla buona riuscita degli affari. Le competenze e le prerogative dei notai vennero quindi equiparate a quelle dei funzionari di cancelleria: il notaio medievale acquisì così la capacità di autenticare gli atti. Nel momento in cui quest’ultimo ottenne publica fides si ebbe anche un cambiamento nella redazione degli atti stessi: si passò pertanto dalla charta altomedievale priva di forza probatoria, all’instrumentum bassomedievale con piena valenza giuridica.

Affresco di un notaio
Un notaio, affresco (XVI secolo) dalla chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, Milano (fonte: autore, Giovanni Dall’Orto; licenza, CC BY 4.0)

Un’ulteriore cambiamento si ebbe con l’avvento delle signorie: la gestione della cosa pubblica passò da essere collegiale a individuale; le carte prodotte dall’amministrazione signorile – tranne gli statuti – iniziarono a diventare parte dell’archivio personale del signore e quindi non più accessibili. Questa tendenza divenne palese nel Cinquecento, esasperandosi tra Seicento e Settecento; in questo periodo, l’archivio pubblico iniziò a coincidere con il cosiddetto trésor des chartes signorile o principesco e divenne segreto, ovvero consultabile solo dall’autorità pubblica e da pochi addetti o persone fidate. Aumentò inoltre la burocrazia sia a livello statale, sia a livello archivistico e si iniziò a predisporre abitualmente degli inventari. Dal Seicento, inoltre, si ebbero le prime pubblicazioni di trattati archivistici, che palesavano norme e linee guida per l’ordinamento di fondi e carte, l’inventariazione e la sistemazione fisica dei documenti negli archivi. In età moderna, se gli archivi pubblici divennero dei veri e propri strumenti di potere, quelli privati ottennero una rinnovata importanza, soprattutto quelli personali e famigliari. Questi ultimi infatti custodivano titoli giuridici, nobiliari, attestazione di possesso di beni e privilegi di antica o nuova acquisizione: anche in questo caso, l’archivio coincise sostanzialmente con il tesoro personale e segreto di carte probatorie di diritti e privilegi.

Questa tendenza subì però un duro colpo verso la fine del Settecento, dapprima con la diffusione delle idee illuministiche e a seguito della Rivoluzione francese; queste contingenze spinsero sempre più per la pubblicità degli archivi, dei quali si cominciò a intravederne le potenziali storico-culturali.

Federica Fornasiero – Scacchiere Storico

Bibliografia

Archivistica. Teoria, metodi, pratiche, a cura di L. Giuva, M. Guercio, Carocci 2017

P. Carucci, Gli archivi peroniani, in Archivi per la storia, 2/1994, pp. 9-14 https://www.anai.org/wp-content/uploads/2023/02/ANAI-Archivi-per-la-Storia_07_02.pdf

Codice dei beni culturali e del paesaggio, D. Lgs 42/2004, all’URL https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2004-01-22;42!vig=

G. Costamagna, Dalla “charta” all’”instrumentum”, in Il notariato medievale bolognese, Atti di un convegno (febbraio 1976), Roma 1977 (Studi storici sul notariato italiano, III), pp. 7-26, all’URL http://tdtc.bytenet.it/comunicati/costamagna-dallacharta.pdf

G. Da Molin, A. Carbone, Carte d’archivio. Storia della popolazione italiana tra XV e XX secolo, Cacucci 2016

M. Lanzini, L’utile oggetto di ammassare notizie. Archivi e archivisti a Milano tra Settecento e Ottocento, Cosme B.B. 2019

Manuale di archivistica, a cura di P. Carucci, M. Guercio, Carocci 2020

Manuale di archivistica, a cura di N. Silvestro, Edizioni Simone 2022

A. Pratesi, Genesi e forme del documento medievale, Jouvence 1979, all’URL https://archive.org/details/pratesi-1979-genesi

Regole deontologiche per il trattamento a fini di archiviazione nel pubblico interesse o per scopi di ricerca storica, pubblicate ai sensi dell’art. 20, comma 4, del d.lgs. 10 agosto 2018, n. 101 – 19 dicembre 2018, all’URL https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9069661

SAB, Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Lombardia, https://sab-lom.cultura.gov.it/home

Sitografia per conoscere gli archivi

ANAI, Associazione Nazionale Archivistica Italiana, https://anai.org/
Archivio Digitale, https://archiviodigitale-icar.cultura.gov.it/
DGA, Direzione Generale Archivi, https://archivi.cultura.gov.it/home
ICAR, Istituto Centrale per gli Archivi, https://icar.cultura.gov.it/home
SAN, Sistema Archivistico Nazionale, https://www.san.beniculturali.it/web/san/home;jsessionid=48BAE2A2CA7D7E12CCCE4143ED80C35D.sanapp01_portal
SIAS, Sistema Informativo degli Archivi di Stato, https://sias-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/pagina.pl
SIUSA, Sistema Informativo per le Soprintendenze Archivistiche, https://siusa-archivi.cultura.gov.it/

(tutti gli URL sono stati consultati e sono attivi al 10 gennaio 2025)

Immagine di copertina: Decreti originali per mese, 1857. Sala Filangieri (ex Refettorio), Grande Archivio di Stato, Napoli (fonte: autore, Mattia Luigi Nappi; licenza, CC BY-SA 4.0)

Pubblicato da Scacchiere Storico

Rivista di ricerca e divulgazione storica

Lascia un commento