di Davide Longo
Cosa pensava un soldato che, all’epoca della Grande Guerra, veniva portato al fronte dalla tradotta? Quali emozioni provava? Per costruire una storia dei sogni e dei sentimenti della truppa è possibile utilizzare il repertorio di canzoni che i soldati cantavano in trincea. Se si volesse poi allargare lo sguardo a quelle opere – vere e proprie canzoni di regime, se vogliamo – prodotte o promosse dallo Stato durante la Grande Guerra, allora potremmo anche costruire una storia di come l’istituzione pensava che dovessero essere i fanti, cosa dovessero pensare e quali idee dovessero albergare nelle loro menti. Proprio questo proveremo a fare in questo contributo, concentrandoci in particolare sul caso italiano per ragioni di spazio, auspicando però la crescita di studi e analisi rivolte all’abito internazionale in chiave comparativa.
