LA FIGURA DI RICCARDO III, TRA USO PUBBLICO E STORIA

di Davide Galluzzi

Fin dall’indomani della sua morte, avvenuta a Bosworth nel 1485, Riccardo III, ultimo re della dinastia Plantageneta, si trovò al centro di una massiccia campagna di demonizzazione cui fece seguito l’utilizzo della sua immagine come pietra di paragone della malvagità, della tirannia e della perversione umana. Come abbiamo visto, gli autori di epoca Tudor distrussero Riccardo per legittimare l’ascesa di Enrico VII, dando vita, però, al paradosso per il quale, ancora oggi, l’ultimo Plantageneto è al centro del dibattito e della rappresentazione culturale, raggiungendo una sorta di immortalità garantitagli da Shakespeare e dalla grandezza della sua opera. Un’immortalità, tuttavia, che condanna Riccardo III a essere per sempre immagine della tirannia e del male, offuscando la verità lentamente emersa con il lavoro degli storici.

EDOARDO VI TUDOR

di Beatrice Cattaneo

Nel novero dei personaggi dimenticati e rivalutati solo di recente, vi è anche Edoardo VI Tudor, l’erede tanto bramato da uno dei più celebri sovrani della storia: Enrico VIII.  Il re bambino è stato spesso trascurato dalla storiografia, che ha invece favorito un’analisi molto più ampia di personaggi come Elisabetta I e Maria. Il breve regno di Edoardo VI (1547-1553), tuttavia,  trattato spesso solo come un periodo di transizione, apportò in realtà modifiche capaci di gettare le basi per i regni futuri, in particolar modo per quello di Elisabetta I.