EDOARDO VI TUDOR

di Beatrice Cattaneo.

Nel novero dei personaggi dimenticati e rivalutati solo di recente, vi è anche Edoardo VI Tudor, l’erede tanto bramato da uno dei più celebri sovrani della storia: Enrico VIII.  Il re bambino è stato spesso trascurato dalla storiografia, che ha invece favorito un’analisi molto più ampia di personaggi come Elisabetta I e Maria. Il breve regno di Edoardo VI (1547-1553), tuttavia,  trattato spesso solo come un periodo di transizione, apportò in realtà modifiche capaci di gettare le basi per i regni futuri, in particolar modo per quello di Elisabetta I.

IL FASCINO DEL VAMPIRO TRA FOLKLORE E ILLUMINISMO

di Beatrice Cattaneo.

La figura del vampiro, fortemente radicata nella cultura e nei contesti storici e geografici dai quali proviene, più che una semplice costruzione immaginifica risulta essere un mito connesso con tutto un mondo simbolico di credenze e superstizioni intimamente legate alle paure quotidiane. 
figura, originata dal folklore dell’est Europa. L’incontro tra questi due mondi, avvenuto ai tempi dell’Illuminismo, ebbe alterne fortune e rappresentò un importante paradosso nell’epoca del razionalismo. 

IL GOTICO HAITIANO

di Beatrice Cattaneo.

Il 16 agosto 1791 alcune piantagioni di zucchero della colonia francese di Saint Domingue – oggi Repubblica di Haiti – vennero date alle fiamme. In seguito a questo episodio, alcuni testimoni dei fatti denunciarono l’esistenza di un complotto pianificato dagli schiavi neri dell’isola ed il cui scopo ultimo consisteva nell’organizzare una rivolta e uccidere i padroni bianchi, per impadronirsi della colonia. Pare che queste affermazioni inquietanti non fossero state prese sul serio dalle autorità, tanto che a Cap Français, la città più grande ed importante del territorio, il pericolo non venne considerato realistico. Tuttavia, la settimana successiva a questi eventi – più precisamente il 23 agosto 1791 – gli schiavi neri, erroneamente ritenuti incapaci di organizzare una rivolta, si ribellarono contro la minoranza bianca. Dopo aver distrutto e dato fuoco alle piantagioni di zucchero più ricche di Saint Domingue, gli schiavi si diedero a diverse forme di violenza, uccidendo i padroni bianchi e tutti coloro che furono visti come oppressori, i quali si frapposero fra loro e l’agognata ricerca di libertà. Questa situazione diede il via ad un crescendo di violenza in cui per la prima volta, come affermato da Jeremy Popkin in A coincise history of the Haitian Revolution (2012), una popolazione di origini africane fu in grado di ribaltare le proprie sorti ribellandosi alla popolazione bianca. Questa situazione ebbe il proprio culmine il 1 gennaio 1804 con la proclamazione dell’indipendenza della Repubblica di Haiti da parte del generale ed ex schiavo Jean Jacques Dessalines. La rivoluzione di Saint Domingue fu un fatto, per molteplici aspetti, di grandissimo impatto, poiché colpì nel vivo problemi che al tempo erano di grande attualità – come l’istituzione della schiavitù – sovvertendo quella che era percepita come la corretta gerarchia razziale. In questo articolo vogliamo trattare questa rivoluzione da una prospettiva particolare: quella del genere letterario che si sviluppò in concomitanza ad essa.