di Federica Fornasiero
Noi di Scacchiere Storico abbiamo più volte puntualizzato che le colonne portanti del fare Storia sono e devono essere le fonti, di qualsiasi epoca e luogo, di qualsiasi “parte”, fonti volontarie e involontarie, falsi storici e documentazione pubblica; insomma, per farla breve, tutto ciò che è prodotto dall’uomo nel tempo e nello spazio è considerato o considerabile una fonte. Non si può a questo proposito non citare gli insegnamenti del nostro Marc Bloch, resi noti nella sua Apologie pour l’historie ou métier d’historien: «l’objet de l’histoire est, par nature, l’homme. Disons mieux: les hommes» e ancora lo storico ci spiega come la storia possa essere considerata a tutti gli effetti «science des hommes (…) dans le temps», di conseguenza «La diversité des témoniages historiques est presque infinie. Tout ce que l’homme dit ou écrit, tout ce qu’il fabrique, tout ce qu’il touche peut et doit renseigner sur lui» (Bloch, 1997).
Data quindi l’importanza imprescindibile delle fonti nelle ricerche storiche, vorrei qui presentarne una, a mio avviso molto interessante e alla quale sono molto legata, perché fu parte dei documenti che avevo racimolato per completare il mio elaborato di laurea triennale sulla taumaturgia regia. Prima di tutto converrà però spiegare cosa si intende per taumaturgia regia e come la fonte possa essere utile per meglio comprendere il fenomeno. Mi spiace essere ridondante, ma il nostro Bloch la fa ancora una volta da padrone: il testo dal quale preleverò la maggior parte delle informazioni e dei rimandi sarà il suo volume I Re Taumaturghi (1924), nella versione del 2010, edita da Einaudi e con prefazione di Jacques Le Goff. Non nego che sono andata a recuperare anche il mio elaborato di triennale, che terrò come spunto per la ricerca bibliografica.
- Taumaturgia regia ed «errore collettivo»
Partiamo quindi dalla prima questione, ovvero cos’è la taumaturgia regia, chi la praticava e perché?

Durante l’epoca tardoantica, per tutto il medioevo e buona parte dell’età moderna, si pensava che il monarca fosse stato in qualche modo investito di poteri sovrannaturali, poiché aveva un diretto contatto con il divino e perché tale capacità era connaturata con la regalità stessa: il re era considerato santo in quanto sovrano e in quanto unto durante la cerimonia di incoronazione (Cardini, Saltarelli, 2002). Tale prerogativa permetteva al re, soprattutto di Francia e d’Inghilterra, di poter compiere gesti, cerimonie e gestualità intrise di una forte carica religiosa, quasi magica, e soprattutto taumaturgica (Bloch, 2010).
Infatti, nell’Occidente europeo con la prorompente ascesa del cristianesimo a scapito degli originari culti pagani, l’antica concezione di regalità sacra andò trasformandosi: il re continuava a esercitare il suo potere sovrano, ma smetteva di essere concepito come vera e propria divinità. Fu Carlo Magno a ripristinare il legame con la dimensione del sacro attraverso la fondazione del Sacro Romano Impero, cristiano e dichiaratamente lontano dall’islam professato dagli invasori arabi in Spagna e dalle consuetudini pagane che perduravano ancora nel Nord-Ovest Europeo. Per legittimare la propria sacralità, il monarca doveva essere quindi incoronato dal pontefice durante un cerimoniale ufficiale di biblica memoria: la consacrazione da parte di un esponente del clero accompagnata dal rito di unzione (Bloch, 2010).
In effetti, la consacrazione del sovrano fu un uso già in voga presso i visigoti e fu introdotta da Pipino il Breve verso la metà del VII secolo per fini puramente politici, intuendo quali fossero i vantaggi che l’alleanza con il clero e con il papato avrebbe potuto portare alla propria causa; inoltre, non va dimenticato che Pipino non proveniva da un lignaggio regale, perciò la consacrazione gli permetteva di legittimare la propria dinastia. Analogamente e per le medesime ragioni, durante l’VIII secolo, la prassi dell’unzione del sovrano si diffuse in tutta Europa, ma soprattutto in Inghilterra, dove nel 787 se ne registra la prima (Bloch, 2010).
Non abbiamo ancora risposto alla domanda principale: con taumaturgia regia si intende quindi la capacità del sovrano, in quanto unto e santo, di poter guarire i suoi sudditi con la mera imposizione delle mani, il cosiddetto tocco regio.
Il miracolo taumaturgico è ampiamente testimoniato soprattutto in Francia e in Inghilterra, sebbene nei due paesi tale pratica abbia origini e sviluppi indipendenti: i francesi ebbero il loro primo sovrano guaritore intorno all’anno Mille, mentre il primo prodigio da parte inglese avvenne circa un secolo più tardi; si aspettò poi il 1714 per l’ultimo miracolo di un sovrano in Inghilterra e il 1825 perché si abbandoni con Carlo X la pratica in Francia (Le Goff, prefazione – Bloch, 2010/ Encyclopaedia Britannica.com, 2010).
Come fu possibile che una tale pratica possa essere sopravvissuta tanto a lungo? La questione è particolarmente densa di dettagli interessanti, legati alla percezione del rito, alla mentalità di chi si apprestava a ricevere e di chi si prestava a elargire tale miracolo ed infine alla famigerata questione che Bloch chiamò «errore collettivo».
Si dice che i sovrani fossero in grado di elargire il tocco taumaturgico imponendo le proprie mani sui malati, che accorrevano numerosi, ma tale tocco riusciva a lenire solo particolari tipi di disturbi, ovvero quelli provocati dall’adenite tubercolare, comunemente conosciuta come scrofola, un’infezione alle ghiandole linfatiche provocata dal bacillo della tubercolosi, che si manifesta sul collo del malato con lo sviluppo di noduli e pustole suppuranti (Encyclopaedia Britannica.com, 2010 – Treccani.it n.d. – Lewis M. R. et Alles, 2019).

La scrofolosi, conosciuta anche come King’s Evil, Mal du roi e in latino struma oppure morbus regius, era una patologia estremamente diffusa ed era favorita soprattutto da pessime condizioni igieniche, dalla penuria alimentare, dall’alto tasso di umidità e soprattutto dalla mancanza di cure mirate e adeguate. Raramente mortale, talvolta poteva estendersi al viso sfigurando il malato, tuttavia spesso andava incontro a remissioni spontanee, sebbene lente e irregolari, che lasciavano cicatrici ben visibili e permanenti (Dumas, 1965). Va senz’altro aggiunto che la medicina medievale e moderna catalogava come scrofole una serie di disturbi simili, ma di diversa eziologia, in quanto all’epoca non si era ancora in grado di formulare precise diagnosi in merito, e le terapie proposte erano ancora parecchio approssimative. Parte di queste malattie erano di natura benigna e transitoria, ma il male poteva ripresentarsi anche sulla zona precedentemente cicatrizzata (Bloch, 2010). Ecco quindi spiegato come potesse essere facile attribuire al tocco del re la remissione o la semi-guarigione, probabilmente spontanea, della malattia (Bloch, 2010); qualora invece il morbo non fosse stato debellato dal miracoloso potere sovrano, si preferiva accusare il malato di mancanza di fede oppure decretare che la diagnosi fosse sin da principio sbagliata. Non si mettevano quindi in dubbio le capacità e le prerogative reali (Bloch, 2010).
Altra questione importante è considerare la mentalità sia regia, sia popolare che sta alla base del famoso «errore collettivo». Il potere taumaturgico del re si fondava sulla sua convinzione di essere in grado di realizzare tale miracolo per dono divino; allo stesso tempo, chi riceveva il tocco regio aveva una fiducia cieca nei confronti del rito e delle prerogative guaritrici del sovrano: anche quando il primo tocco reale non sortiva alcun effetto benefico, i sudditi si ripresentavano a corte finché non fosse stato loro imposto il tocco miracoloso. In Inghilterra si diffuse addirittura la superstizione del “secondo tocco”, ritenendo che la guarigione avvenisse solo alla seconda imposizione delle sante mani reali. Il male era unicamente guaribile dal proprio re e anche una remissione tardiva era accolta come una grazia (Bloch, 2010). I sovrani quindi fecero leva sia sulla propria convinzione di aver ottenuto dal divino abilità sovrannaturali, sia sul fatto che qualora la malattia non fosse scomparsa o fosse scomparsa parzialmente il tocco reale veniva sempre considerato un miracolo che non poteva essere messo in dubbio (Bloch, 2010). Tale opportunità veniva sicuramente sfruttata dai reggenti per ribadire il proprio status e le proprie prerogative, per rafforzare il consenso e il proprio prestigio, ma certamente anche per fini politici.
2. Analisi della fonte: Maurice Tobin, A true account of the celebrated secret of Mr. Timothy Beaghan, lately killed at the Five Bells Tavern in the Strand, famous for curing the King’s Evil: in a letter to Mr. William Cowper, surgeon, Londra 25 agosto 1697
Dopo aver telegraficamente spiegato cosa significhi taumaturgia regia e a cosa fosse legato il concetto di regalità sacra, passiamo a una veloce analisi di un testo di fine Seicento. Si tratta di una lettera di Maurice Tobin a William Cowper, datata 25 agosto 1697, riguardante «an effectual method for curing all scrophulous deseases, commonly called the King’s Evil», intitolata A true account of the celebrated secret of Mr. Timothy Beaghan, lately killed at the Five Bells Tavern in the Strand, famous for curing the King’s Evil: in a letter to Mr. William Cowper, surgeon.


Prima di tutto Mr. Tobin ci informò che la scrofolosi era ancora considerata una malattia incurabile e che il sentire comune attribuiva al solo intervento regale e all’imposizione delle mani del sovrano la capacità di porre fine alle sofferenze degli ammalati. Mr. Tobin però si dimostrò sin da subito abbastanza scettico a riguardo: «It doth not belong to me to dispute whether even the hands of monarchs can cure this stubborn distemper». Infatti, il farmacista era a conoscenza di un medicamento in grado di risanare la scrofolosi, una ricetta lasciatagli da Mr. Timothy Beaghan, ormai defunto. Quest’ultimo aveva ereditato dalla moglie il segreto per confezionare un farmaco miracoloso, concorrente quindi al tocco reale, con il quale la signora aveva aiutato parecchi pazienti con provato successo, tanto che anche il medico riponeva fiducia nel rimedio della donna. Alla morte della moglie, Mr. Beaghan aveva ereditato la formula vincente, tuttavia non era in grado di fabbricarla e allora decise di affidare la panacea di tutti i mali allo scettico farmacista, Mr. Tobin, affinché preparasse il composto in sua vece. Il medicamento era sicuro ed efficace: «I bought the drugs for him, and put him into a method, little expecting the wonderful effects which those medicines wrought afterwards; for I was surprised to see (…) such incredible cures performed of the king’s evil». A questo punto Mr. Tobin è risoluto nel voler rendere pubblica l’efficace soluzione, certo di voler rispettare l’originale ricetta dei coniugi Beaghan.

Federica Fornasiero – Scacchiere Storico
Federica Fornasiero è medievista e laureata in Scienze Storiche presso l’Università degli Studi di Milano. Nella sua tesi si è occupata di sindacato podestarile nel Trecento e dello studio delle fonti relative al Comune di Reggio Emilia. Il suo interesse principale è la storia sociale ed economica, ma non disdegna anche la storia delle chiese e delle eresie medievali e la storia di genere.
Bibliografia
Bloch M., Apologie pour l’histoire ou Métier d’historien. Préface de Jacques Le Goff, Armand Colin, Paris 1997; Bloch M., I re taumaturghi, Einaudi, Torino 2010; Dumas G., Histoire de Prieuré Saint-Marcoul de Corbeny et de la guérison des ecrouelles, tome XI/1965, distribuito in forma digitale da HistoireAisne, consultato il 27/08/2020; King’s Evil, published by the editors of Encyclopaedia Britannica the July, 29 2010, consultato il 27/08/2020; Lewis M. R. et alles, Overview of scrofula, published by MedScape the May 10, 2019, consultato il 27/08/2020; Per me reges regnant: la regalità sacra nell’Europa medievale, a cura di Cardini F., Saltarelli M., edizioni Cantagalli – il cerchio, Rimini 2002; Scrofolosi, voce Treccani Enciclopedia, consultato il 27/08/2020; Tobin M., A true account of the celebrated secret of Mr. Timothy Beaghan, lately killed at the Five Bells Tavern in the Strand, famous for curing the King’s Evil: in a letter to Mr. William Cowper, surgeon, Printed for the author, London 1697, distribuito in formato digitale da Google Books e consultato il 27/08/2020;
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