MAMMA MIA DAMMI CENTO LIRE CHE IN AMERICA VOGLIO ANDAR: STORIA DELL’EMIGRAZIONE ITALIANA NEL XIX SECOLO

di Federica Fornasiero

Questo articolo si propone di riassumente parte delle dinamiche relative alla Grande Emigrazione, fenomeno migratorio che interessò l’Italia postunitaria fino agli albori del Novecento, che ha avuto diverse e concatenate cause e conseguenze e che ha influenzato la Penisola negli anni seguenti. L’accento è stato posto sulle direttrici transoceaniche, che alla fine del XIX secolo videro migliaia di connazionali salpare verso le Americhe in cerca di fortuna.

POLIGAMIA E CONDIZIONE DELLA DONNA NELLA SOCIETÀ AZTECA PRIMA DELLA CONQUISTA SPAGNOLA

di Gianfranco Di Garbo

La poligamia, assieme ai sacrifici umani e all’antropofagia, fu uno degli istituti sociali che più attirarono, in negativo, l’attenzione degli spagnoli quando essi, dal 1517 al 1522, durante la conquista del cosiddetto “impero” azteco da parte di Cortés, vennero a contatto con l’allora sconosciuta civiltà dell’antico popolo mesoamericano. Prendendo spunto dalla condizione della donna esamineremo l’istituto della poligamia, con particolare attenzione sulla sua funzione sociale.

IL CULTO DI APOLLO A SPARTA

di Michele Gatto

Il culto di Apollo può essere considerato uno dei più importanti, se non il principale, dei culti spartani. Al dio erano dedicate tre feste, le Giacinzie, le Carnee e le Gimnopedie, ed era venerato sotto diverse forme, principalmente come Apollo Carneo e Apollo di Amicle. In Laconia, la regione spartana del Peloponneso, gli furono dedicati una trentina di santuari, la maggior parte dei quali concentrata presso il monte Taigeto. Il presente articolo intende analizzare i culti riservati ad Apollo a Sparta non solo nella loro dimensione religiosa, ma anche in quella sociale, descrivendo la personalità del dio ed il modo in cui questa si legava alle sue forme di venerazione. Un culto, quello spartano, che implicava anche fattori non esclusivamente religiosi per il particolare legame col santuario di Delfi.

L’IMMAGINARIO RELIGIOSO IN MITOLOGIA E RITUALISTICA DELLE MAFIE

di Daniela Tedone

Mafia, ‘ndrangheta e camorra si servono di un copioso apparato leggendario, ricco anche se confuso, sapientemente creato al fine di nobilitare le proprie origini e la propria ascendenza e di legittimare ideologicamente la proprie abitudini all’abuso, alla violenza e all’assassinio. I miti e le leggende che nel corso del tempo sono stati inventati sono innumerevoli, ma tutti convergono sul comune obiettivo di restituire una visione accattivante, quanto irrealistica, delle organizzazioni e dei loro fini.

SEBBEN CHE SIAMO DONNE

di Davide Longo

In moltissime epoche le donne sono state all’avanguardia del movimento dei lavoratori. Per quanto riguarda l’Italia gli ultimi decenni del diciannovesimo secolo sono un momento privilegiato per studiare il ruolo delle donne nella costruzione dell’immaginario collettivo del nascente proletariato urbano e contadino. Ma cosa significa, nel concreto? Come si costruisce l’immaginario collettivo? Con le pratiche di lotta, certo: le associazioni operaie a fine Ottocento mettono in pratica scioperi a oltranza per rivendicare migliori salari e condizioni di vita e, soprattutto, le otto ore di lavoro. Ma la lotta sociale non è muta. Perché funzioni deve cantare. Deve cioè articolare le proprie rivendicazioni in melodie e inni che possano essere ripetuti dagli operai e dalle operaie mentre si lavora e anche dopo, durante lo sciopero, alla fine delle riunioni e delle assemblee. Ed è di questo, oggi, che proviamo a parlarvi: di come le donne del proletariato italiano abbiano avuto, a inizio Novecento, un ruolo centrale nella costruzione dell’immaginario collettivo socialista, comunista e anarchico attraverso lo strumento della produzione di canti di lavoro e protesta sociale.

DONNE CRIMINALI NEL BASSO MEDIOEVO: STORIA SOCIALE E STORIA DI GENERE

di Federica Fornasiero

Negli ultimi trent’anni circa la storia sociale e la storia di genere hanno avuto un impulso notevole. Anche le donne, a lungo escluse dalla società “maschile” e di conseguenza dalla storiografia, hanno iniziato ad attirare l’attenzione degli storici e delle storiche. Stiamo parlando non più solo di grandi figure femminili del passato, ma anche di donne comuni, la cui quotidianità fu frammentariamente riportata: la presenza muliebre nelle fonti medievali è per lo più scarsa ed è sicuramente inferiore alla presenza della controparte maschile. Questo articolo si propone quindi di spiegare quali siano le cause di questa penuria di informazioni a livello documentario e della conseguente lacuna storiografica che ne derivò, nonché di riflettere sulla criminalità femminile nel Basso Medioevo. Si vorrà inoltre presentare un contributo di genere, che non si limiti alla mera storia femminile, ma che consideri quindi l’imprescindibile rapporto tra i sessi nella società. Una società che non dimentichiamoci essere intimamente patriarcale e a misura d’uomo.

ALLA RICERCA DELL’IMMORTALITÀ: L’ADOZIONE IN GRECIA E ROMA ANTICA

di Giulia La Cognata

Da Achille e Fenicio ad Edipo e Polibo, da Mosè e la figlia del Faraone a Minosse ed Asterio: il mito e la letteratura offrono una pluralità di esempi di adozione. Eppure, si tratta di un istituto problematico, discusso, ambiguo, all’origine di molteplici teorie. Società differenti prevedono, ovviamente, richieste e soluzioni diverse, ma possiamo comunque individuare alla base della pratica una «mancanza che occorre colmare»: l’adozione sarebbe, dunque, «l’espediente che nella nostra società, come beninteso anche in altre, viene messo a disposizione per porre rimedio alle “falle”».

LA BIGAMIA DI SOCRATE SECONDO LA TESTIMONIANZA PERIPATETICA

di Tecla Terazzi

Nel presente elaborato con la generica espressione di “uomo greco” mi riferisco al cittadino maschio che godeva di pieni diritti, dal momento che la donna era in una condizione di subordine. Se infatti, a partire dall’età ellenistica (III secolo a.C.) la donna greca dell’Asia Minore e delle isole dell’Egeo poté godere di una maggiore emancipazione grazie per esempio all’influenza dei modelli di vita orientali e al buon livello di istruzione garantito ad ambo i sessi, la sua corrispettiva ateniese era completamente esclusa dalla vita sociale fin da tempi più remoti. L’uomo greco di condizione non servile, dunque, godeva di tutti i diritti legati all’essere cittadino ed era tenuto al rispetto delle leggi patrie laiche e a quelle relative alla sfera religiosa, ma era altresì vincolato da precisi vincoli etici espressi soprattutto dal teatro del V secolo a.C., di cui l’esempio più fulgido e noto è certo quello ateniese. Il Socrate del titolo e cioè il filosofo e “pungente tafano” della gioventù più in vista dell’Atene classica non sfugge a queste considerazioni testé spiegate.