Quando comincia la storia contemporanea? Tanti studiosi hanno tentato di dare una risposta a questa domanda. È il 1789, con la nascita delle categorie politiche con le quali ancora interpretiamo il nostro presente? La Prima e la Seconda Rivoluzione Industriale, che hanno cambiato il volto del nostro pianeta? È il 1848, con l’entrata prepotente delle masse nella Storia? Tutte queste risposte sono buone, poiché forniscono motivazioni credibili, ma insieme incomplete. La verità sta, per quanto possiamo dire, nel mezzo di tutti questi avvenimenti e nell’incrocio di essi con l’evoluzione storica del nostro mondo, oggi sempre più globalizzato.
Se a questa domanda è difficile rispondere, ancora più complicato è affermare quando finisca la storia contemporanea: è possibile studiare gli avvenimenti del nostro ieri più prossimo e trovare al loro interno un senso che troppo spesso, nel presente, ci sfugge? Noi crediamo di sì. Se è vero che oggi siamo tutti immersi «in una sorta di presente permanente, nel quale manca ogni rapporto organico con il passato storico del tempo» in cui oggi viviamo (Hobsbawm, 2014), è anche vero che da storici il nostro compito è proprio quello di creare, con il recente passato, una connessione.
Dalla guerra di Crimea alla nascita dell’Unione Sovietica, dal colonialismo in Indocina alla Guerra in Vietnam, dalla catastrofe europea fra il 1914 e il 1945 alla nascita delle nuove potenze mondiali, in queste pagine troverete le nostre analisi a proposito dei più recenti processi storici e avvenimenti che hanno interessato l’umanità: un modo, fra gli altri, di studiare il passato per comprendere, anche solo un poco, il nostro presente.

CARLO IV E LE CRISI REALI IN UNGHERIA
di Davide Galluzzi
La fine della Prima Guerra Mondiale portò grandi sconvolgimenti nell’Europa centro-orientale. Il crollo dei grandi Imperi che, da lungo tempo, dominavano la regione, condusse alla nascita di nuovi Stati che desideravano affermarsi e rafforzarsi e a una serie di sommovimenti politici. L’Ungheria, in particolare, vide il rapido avvicendarsi di diversi regimi politici, passando dalla storica monarchia alla repubblica democratica sfociata poi in quella socialista, per tornare, infine, a una monarchia restaurata, una “monarchia senza re” affidata al reggente Miklós Horthy. Questo riapriva il dibattito intorno alla figura del monarca, tanto più feroce in quanto un re incoronato,…
MAMMA MIA DAMMI CENTO LIRE CHE IN AMERICA VOGLIO ANDAR: STORIA DELL’EMIGRAZIONE ITALIANA NEL XIX SECOLO
di Federica Fornasiero
Questo articolo si propone di riassumente parte delle dinamiche relative alla Grande Emigrazione, fenomeno migratorio che interessò l’Italia postunitaria fino agli albori del Novecento, che ha avuto diverse e concatenate cause e conseguenze e che ha influenzato la Penisola negli anni seguenti. L’accento è stato posto sulle direttrici transoceaniche, che alla fine del XIX secolo videro migliaia di connazionali salpare verso le Americhe in cerca di fortuna.
OLTRE PEAKY BLINDERS: OSWALD MOSLEY E IL FASCISMO INGLESE
di Federico Sesia
Grazie alla popolare serie Netflix Peaky Blinders il grande pubblico ha sentito parlare di sir Oswald Mosley e del suo partito, la British Union of Fascists (BUF), anche se calati nel contesto romanzato della narrazione televisiva. Un fenomeno marginale come i movimenti fascisti inglesi ha quindi ricevuto un’attenzione che va oltre la ristretta cerchia degli addetti ai lavori, cosa notevole se si considera la scarsa rilevanza del fenomeno nella storia contemporanea delle isole. Nel corso degli anni Venti e Trenta infatti la diffusione di gruppi e partiti più o meno ispirati dal fascismo ha avuto risonanza ridotta…
MUSSOLINI, IL FASCISMO, LA FABBRICA E LA COMPANY TOWN: IL CASO DALMINE
di Federica Fornasiero
Dalmine è una città solo apparentemente priva di storia; una città le cui sorti sono ormai intimamente intrecciate con quelle della Dalmine (dapprima Mannesmann, oggi TenarisDalmine), il tubificio che nel corso del Novecento cambiò definitivamente il volto del piccolo borgo della bassa bergamasca. Ma cosa c’entrano Mussolini e il fascismo con la città bergamasca? Cosa si intende per company town? Ebbene, questo breve contributo cercherà di dare risposta a queste domande, svelando un passato forse ancora sconosciuto ai più.
L’OCCUPAZIONE ALLEATA DELL’ISLANDA
di Davide Galluzzi
L’occupazione alleata dell’Islanda, iniziata con l’invasione inglese del 10 maggio 1940 e terminata con il ritiro dei Marines statunitensi dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, fu un evento spartiacque nella storia dell’isola perché rappresentò la rottura di un isolamento secolare e l’entrata, seppur indirettamente, in un conflitto europeo e mondiale. Inoltre, è stato durante questo periodo di occupazione straniera che giunse a compimento il processo di totale indipendenza dell’Islanda dalla Corona danese e la successiva integrazione nel blocco NATO, superando così quella neutralità su cui si era a lungo basata la politica estera di Reykjavík. Stranamente,…
LA DIVISIONE ITALIA IN JUGOSLAVIA (1943-1945)
di Federico Sesia
Dopo l’armistizio dell’8 settembre, alcune unità italiane di stanza in Jugoslavia aderirono alla Resistenza locale, spinte in ciò dalla necessità di sopravvivere all’aggressione tedesca, più che da condivisione ideologica.
L’IMMAGINARIO RELIGIOSO IN MITOLOGIA E RITUALISTICA DELLE MAFIE
di Daniela Tedone
Mafia, ‘ndrangheta e camorra si servono di un copioso apparato leggendario, ricco anche se confuso, sapientemente creato al fine di nobilitare le proprie origini e la propria ascendenza e di legittimare ideologicamente la proprie abitudini all’abuso, alla violenza e all’assassinio. I miti e le leggende che nel corso del tempo sono stati inventati sono innumerevoli, ma tutti convergono sul comune obiettivo di restituire una visione accattivante, quanto irrealistica, delle organizzazioni e dei loro fini.
I CANTI DELLA TRADOTTA
di Davide Longo
Cosa pensava un soldato che, all’epoca della Grande Guerra, veniva portato al fronte dalla tradotta? Quali emozioni provava? Per costruire una storia dei sogni e dei sentimenti della truppa è possibile utilizzare il repertorio di canzoni che i soldati cantavano in trincea. Se si volesse poi allargare lo sguardo a quelle opere – vere e proprie canzoni di regime, se vogliamo – prodotte o promosse dallo Stato durante la Grande Guerra, allora potremmo anche costruire una storia di come l’istituzione pensava che dovessero essere i fanti, cosa dovessero pensare e quali idee dovessero albergare nelle loro menti.…
LA DIVISIONE PARTIGIANA GARIBALDI IN MONTENEGRO (1943-1945)
di Federico Sesia
Nell’aprile del 1941, le forze dell’Asse invasero il Regno di Jugoslavia, reo di aver abbandonato il Patto Tripartito, avendo ragione in breve tempo del poco efficiente esercito jugoslavo. Nella spartizione del paese che seguì tra i territori assegnati all’Italia (Lubiana, parte della Dalmazia e il Kosovo) si trova anche il Montenegro, e la nazionalità montenegrina della regina Elena di Savoia ha fatto sì che venisse instaurato uno Stato cliente nelle vesti di un regno formalmente indipendente. Le autorità italiane si illusero di poter essere accolte da liberatrici, sottovalutando il lealismo filo-serbo di parte della popolazione e la…
DAL MONOPARTITISMO ALLA DEMOCRAZIA. LA TRANSIZIONE IN MESSICO (1977-2000)
di Federico Sesia
Non si è abituati a sentir parlare del Messico quando si discorre di regimi novecenteschi. Eppure si tratta del paese che ha vissuto in un governo monopartitico per più tempo, essendo stato governato ininterrottamente dal 1929 al 2000 dal Partido Revolucionario Institucional (PRI), il partito di provenienza obbligata per i presidenti e le élite di governo. Nel corso della seconda metà del Novecento, e in particolare dagli anni Sessanta in poi, il regime monopartitico si è gradualmente corroso garantendo progressivamente elezioni sempre più trasparenti, fino ad arrivare alla sua scomparsa nel 2000.
IL «GRANDE MALE» DEGLI ARMENI: ANTEFATTI DI UN GENOCIDIO QUASI DIMENTICATO
di Tecla Terazzi
Il «Grande Male» (Metz Yeghérn), come gli stessi armeni definiscono quanto loro avvenuto durante la Grande Guerra tra la Cilicia, il deserto del nord della Siria e le regioni orientali dell’Impero Ottomano, è un evento fin troppo trascurato nell’istruzione storica ordinaria e appare confinato perlopiù a una erudizione tecnica universitaria o successiva. I motivi di questa lacuna sono molteplici. Il presente articolo, pertanto, vorrebbe proporre una disamina della situazione generale in cui versava l’Impero ottomano tra la fine del 1800 e l’inizio della Grande Guerra e nella quale sono ravvisabili gli antefatti di quello che viene generalmente…
SEBBEN CHE SIAMO DONNE
di Davide Longo
In moltissime epoche le donne sono state all’avanguardia del movimento dei lavoratori. Per quanto riguarda l’Italia gli ultimi decenni del diciannovesimo secolo sono un momento privilegiato per studiare il ruolo delle donne nella costruzione dell’immaginario collettivo del nascente proletariato urbano e contadino. Ma cosa significa, nel concreto? Come si costruisce l’immaginario collettivo? Con le pratiche di lotta, certo: le associazioni operaie a fine Ottocento mettono in pratica scioperi a oltranza per rivendicare migliori salari e condizioni di vita e, soprattutto, le otto ore di lavoro. Ma la lotta sociale non è muta. Perché funzioni deve cantare. Deve…
L’OCCUPAZIONE ITALIANA DI LUBIANA (1941-1943)
di Federico Sesia
Per ragioni puramente geopolitiche l’Italia annetté l’area di Lubiana durante il secondo conflitto mondiale, tentando inizialmente di integrare la nuova Provincia con il guanto di velluto. Il sorgere di un attivo e radicato movimento di resistenza innescò la reazione degli occupanti, che fece sprofondare la Provincia in una spirale di violenza e repressione.
DALL’ESTREMO ORIENTE AI CAMPI DI FIANDRA
di Davide Longo
Cosa ci facevano dei cinesi a scavare trincee sulla Somme, accanto ai fanti inglesi e francesi che combattevano furiosamente per pochi metri di terreno? Proviamo a fare luce sul ruolo che ebbero gli abitanti del Regno di Mezzo nella Prima guerra mondiale sul teatro europeo, e di come questo conflitto influenzò la vita politica, economica e sociale di questo immenso paese asiatico.
1969-1974: STRATEGIA DELLA TENSIONE, STRAGI E DEPISTAGGI
di Matteo Bulzomì
Nel corso degli anni Settanta l’Italia divenne teatro di numerosi attentati terroristici. La peculiarità di questa stagione politicamente turbolenta fu la natura degli attori coinvolti nei sanguinosi avvenimenti di cui si parlerà. Essi infatti non erano solo esponenti di organizzazioni politiche del mondo della destra eversiva, ma anche membri delle istituzioni repubblicane e dei servizi segreti stranieri. Per questo motivo tale capitolo della storia italiana si è guadagnato il titolo di “strategia della tensione”.
UNA CASA DIVISA. IL MONTENEGRO TRA UNIONISMO E INDIPENDENTISMO
di Federico Sesia
Dal XIX secolo in avanti il Montenegro ha sviluppato una divisione tra i fautori dell’unione con la Serbia e i sostenitori dell’indipendenza, divisione che è andata approfondendosi nel corso del Novecento e che permane ancora oggi: il referendum del 2006, vinto dagli indipendentisti, non è stato seguito dall’eclissarsi delle due fazioni che continuano a dividere il paese balcanico.
THE HISTORY OF THE STANDARD OIL COMPANY
di Giacomo Cozzaglio
All’inizio del XX secolo, la stampa americana e soprattutto i giornalisti che la animavano erano noti con una parola dal sapore dispregiativo: muckrackers, ovvero rastrellatori di letame. Il termine fu coniato nel 1902 dal presidente Theodore Roosevelt per riferirsi a quella parte del mondo del giornalismo che si occupava prevalentemente della denuncia dei mali della società americana contemporanea. Si trattava di un filone che comprendeva periodici come i settimanali e i mensili i cui dipendenti si occupavano di raccontare i disagi sociali nelle metropoli statunitensi in espansione e il dilagare del malaffare e delle frodi nel mondo…
LE LETTERE DI ROBERT GOULD SHAW
di Federica Fornasiero
Questo articolo non vuole essere un necrologio o un’epopea di eroiche gesta, ma una breve riflessione circa il primo reggimento di fanteria di uomini di colore organizzato dall’Unione con a capo un colonnello lungi dall’essere l’eroe perfetto che tutti vorremmo. Robert Gould Shaw fu un uomo del suo tempo, un colto borghese che intraprese la carriera militare a New York nel 1861. Nel 1863, all’indomani della Proclamazione di Emancipazione da parte dell’allora presidente unionista, abolizionista e repubblicano Abraham Lincoln, gli venne proposta dal governatore Andrews l’opportunità di guidare sul campo di battaglia il primo reggimento di persone…
TRINCEE IN AFRICA AUSTRALE
di Davide Longo
Molto spesso ancora oggi la Prima guerra mondiale, non solo sulla stampa mainstream ma anche in certi contesti specialistici, viene trattata come un fatto del tutto nuovo nel panorama globale che precede il 1914. Troviamo spesso affermazioni di un certo tenore, che descrivono la Grande Guerra come fattore dirompente che sorprese le élites militari europee e che presentò per la prima volta delle caratteristiche militari del tutto inedite per l’epoca. Lungi dal voler minimizzare il ruolo di cambiamento epocale che la Grande Guerra ebbe in ogni ambito della vita civile e militare dell’Europa dell’epoca – un discorso…
IL PALAZZO CADUTO NELL’OBLIO. LA MEMORIA DEL SOCIALISMO E L’UNGHERIA DI OGGI
di Davide Galluzzi
Il collasso del socialismo in Europa orientale portò, tra le altre conseguenze, a un vivace dibattito storiografico sulla natura dei passati regimi e sulla memoria del periodo socialista. In questo articolo parleremo della memoria del socialismo in Ungheria attraverso l’analisi di tre luoghi simbolo (il Pantheon dei lavoratori, il Memento Park e la Terror Háza) che costruiscono, in modo radicalmente diverso tra loro, la memoria di questo passato recente.
IL FILM COME FONTE STORICA
di Rebecca Goldaniga
Quante volte al cinema o in tv vediamo film di argomento storico che ci appassionano e ci coinvolgono? Ma quanta verità si trova all’interno di essi? Naturalmente il film è un prodotto di fantasia, legato principalmente a fini di intrattenimento. Tuttavia, può rivelarsi un’ottima fonte per lo storico quando viene relazionato al periodo in cui è stato girato.
DA BATYUSHKA A TSAR GOLOD: IL POTERE E L’IMMAGINE DELLO ZAR NICOLA II
di Matteo Bulzomì
Al momento della sua ascesa al trono nel 1894, lo zar Nicola II ereditò un Paese turbolento e una ricetta di governo obsoleta. Tale ricetta di governo, fondata sul rapporto integrità-autocrazia, fece sì che nonostante le riforme concesse la visione del mondo dello zar fosse incompatibile con i mutamenti ai quali la Russia stava andando incontro. In questo articolo Matteo Bulzomì analizza sia l’aspetto concettuale del potere zarista che la sua traduzione in immagini.
I DUE MUSSOLINI
di Davide Longo
Il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip, un giovane nazionalista serbo-bosniaco, uccide Francesco Ferdinando, Arciduca d’Austria ed erede al trono imperiale. Esattamente un mese più tardi, il 28 luglio, l’Austria Ungheria dichiara guerra alla Serbia, considerata la grande regista dell’assassinio. Da quel momento una grande reazione a catena trascina nel conflitto cinque delle sei grandi potenze che a vari livelli si contendono l’egemonia sull’Europa. In Italia uno dei grandi registi dell’entrata in guerra del Belpaese è Benito Mussolini, esponente di spicco del socialismo italiano che per il suo voltafaccia dal neutralismo all’interventismo venne espulso dal partito. Come, quando…
IL MASSACRO DI TULSA (OKLAHOMA, 1921)
di Federica Fornasiero
30 maggio 1921: Dick Rowland, lustrascarpe nero di Tulsa, lavorava in centro città. A causa della segregazione razziale, l’unica toilette in cui erano autorizzati gli afroamericani si trovava nel Dexler Building e per raggiungerla si doveva utilizzare l’ascensore. Non si sa esattamente come andarono le cose, probabilmente Dick inciampò cadendo su Sarah Paige e venne accusato di aggressione e tentato stupro. La polizia allora prelevò il diciannovenne e i giornali iniziarono a diffondere la notizia dell’aggressione, nonostante gli agenti non avessero ancora accusato Rowland. Il Tulsa Daily World pubblicò un articolo intitolato «Nab negro for attacking girl…
L’EREDITÀ STORICA DI GIOVANNI FALCONE
di Michele Gatto
A quasi trent’anni dalla strage di Capaci, questo articolo non vuole essere semplicemente commemorativo, ma intende attuare un’analisi di quello che il giudice Giovanni Falcone ha effettivamente rappresentato per il nostro paese e quale sia l’eredità che ci ha lasciato, senza cadere in facili retoriche.
“La storia si fa con i documenti scritti, certamente. Quando esistono. Ma la si può fare, la si deve fare senza documenti scritti se non ce ne sono. Con tutto ciò che l’ingegnosità dello storico gli consente di utilizzare per produrre il suo miele se gli mancano i fiori
consueti. Quindi con delle parole. Dei segni. Dei paesaggi e delle tegole. Con le forme del campo e delle erbacce. Con le eclissi di luna e gli attacchi dei cavalli da tiro. Con le perizie su pietre fatte dai geologi e con le analisi dei metalli fatte dai chimici. Insomma,
con tutto ciò che, appartenendo all’uomo, dipende dall’uomo, serve al’uomo, esprime l’uomo, dimostra la presenza, l’attività, i gusti e i modi di essere dell’uomo. Forse che tutta una parte, e la più affascinante, del nostro lavoro di storici non consiste proprio nello sforzo continuo di far parlare le cose mute, di far dir loro ciò che da sole non dicono sugli uomini, sulle società che le hanno prodotte, e di costituire finalmente quella vasta rete di solidarietà e di aiuto reciproco che supplisce alla mancanza del documento scritto”.
— Lucien Febvre, Vers une autre histoire, 1953

