RITRATTI FEMMINILI DAL MUSEO ARCHEOLOGICO DI VENEZIA: VIBIA SABINA

di Michele Gatto & Patricia Caprino

Al termine del principato di Traiano, non avendo egli alcun erede, si pose urgente il problema della successione. Secondo alcune fonti, in questo frangente si sarebbe rivelata decisiva la moglie Plotina, che favorì l’ascesa al trono del figlio di un cugino dell’imperatore: Adriano. Il nuovo princeps divenne soprattutto famoso per le frequenti visite alle province imperiali e per aver promosso l’edilizia pubblica e le arti. Ad accompagnarlo c’era, ovviamente, anche la moglie Vibia Sabina. Nata intorno all’85 d.C., Sabina era figlia di Matidia Maggiore e Lucio Vibio, quindi nipote della sorella di Traiano, Marciana. Non a caso, alla morte dell’imperatore, ne aveva ereditato i beni, che si aggiungevano alle fabbriche di laterizi di sua proprietà. Tale fattore aveva spinto Plotina a favorire nel 100 d.C. la celebrazione di questo matrimonio.

RITRATTI FEMMINILI DAL MUSEO ARCHEOLOGICO DI VENEZIA: LUCILLA

di Michele Gatto & Patricia Caprino

Nel 176 d.C., Marco Aurelio assegnò il titolo di imperator al figlio quindicenne Commodo, designandolo in sostanza come proprio successore e interrompendo così quel principato per adozione che, fino a quel momento, aveva contraddistinto la dinastia Antonina. Tuttavia, questa decisione ebbe delle conseguenze politiche all’interno della stessa domus augusta: infatti, la coppia imperiale aveva avuto anche una figlia, Annia Aurelia Galeria Lucilla, all’età di sedici anni data in sposa a Lucio Vero, in quel momento imperatore insieme a Marco Aurelio nella prima diarchia della storia dell’impero.

RITRATTI FEMMINILI DAL MUSEO ARCHEOLOGICO DI VENEZIA: ERENNIA ETRUSCILLA

di Michele Gatto & Patricia Caprino

Durante il III secolo, nel pieno dell’anarchia militare, gli stravolgimenti politici erano all’ordine del giorno. Gli “imperatori soldato”, infatti, potevano rimanere vittime di guerre o usurpazioni, venendo così uccisi da altri pretendenti al trono che ne interrompevano il progetto di instaurazione dinastica. Un esempio tra i tanti può essere quello di Traiano Decio, usurpatore di Filippo l’Arabo e imperatore dal 249 d.C. al 251, anno della sua morte. Conosciuto soprattutto per aver perseguitato il cristianesimo e favorito una restaurazione dei costumi tradizionali, Decio tentò di consolidare il suo potere attraverso una chiara politica dinastica e, da questo punto di vista, un importante ruolo fu giocato dalla moglie Erennia Etruscilla.

LA RIVOLTA GIUDAICA E LA RICONQUISTA ROMANA DI GERUSALEMME DEL 70 d.C.

di Michele Gatto

La prima rivolta giudaica, scoppiata nel 66 d.C., fu il risultato di complessi fattori politici e sociali, di origine sia esterna, sia interna. La cattiva amministrazione di diversi prefetti o procuratori romani, finì per acuire i sentimenti di avversione nei confronti dell’impero, ravvivando così le istanze di indipendenza. Si alimentarono, inoltre, le credenze religiose su una prossima venuta del Messia che avrebbe liberato Israele, rendendo più determinati i rivoltosi e più difficile per i romani ristabilire l’ordine. Come ci raccontano le fonti e, in particolare Flavio Giuseppe, l’impresa della riconquista di Gerusalemme sarebbe riuscita ai membri della futura dinastia Flavia, Vespasiano e Tito: tuttavia, ciò comprese una repressione brutale e la stessa distruzione del Tempio.

RITRATTI FEMMINILI DAL MUSEO ARCHEOLOGICO DI VENEZIA: FAUSTINA MAGGIORE

di Michele Gatto & Patricia Caprino

Il principato di Antonino Pio fu caratterizzato sostanzialmente da tranquillità e benessere, ed in questo il princeps poté avvalersi, anche se per breve tempo, del contributo della consorte Annia Galeria Faustina. In possesso di una ricca dote e di legami familiari con Adriano, Faustina rappresentava la candidata ideale a diventare moglie del futuro imperatore. Ricevuto nel 138 d.C. il titolo di Augusta, diede ad Antonino una figlia, Faustina Minore, e lo aiutò a modificare le prescrizioni sulla successione stabilite dal predecessore. Tuttavia, Faustina morì prematuramente dopo quasi tre anni, ricevendo comunque numerosi onori, in particolare di carattere divino.

RITRATTI FEMMINILI DAL MUSEO ARCHEOLOGICO DI VENEZIA: FAUSTINA MINORE

di Michele Gatto & Patricia Caprino

Moglie dell’imperatore filosofo Marco Aurelio e madre di Commodo, Faustina Minore nacque nel 130 d.C. da Antonino Pio e Faustina Maggiore: il matrimonio con Marco nel 145 d.C. rafforzò sia la posizione di quest’ultimo, imparentato con Adriano e Faustina Maggiore, sia quella di Antonino, sebbene avesse stravolto le predisposizioni adrianee inerenti alla successione. Secondo la Historia Augusta, Faustina aveva portato l’impero in dote a Marco e, allo stesso tempo, ella permise con la sua prolificità la continuazione della dinastia. Elogiata dal marito come matrona ideale, oltre che definita buona moglie e buona madre da Frontone, Faustina divenne così un modello per le donne romane: ma a questa immagine, nelle fonti, se ne contrapponeva una totalmente opposta.

RITRATTI FEMMINILI DAL MUSEO ARCHEOLOGICO DI VENEZIA: FULVIA PLAUTILLA

di Michele Gatto & Patricia Caprino

Dopo l’ascesa di Settimio Severo e la fine della guerra civile, il nuovo imperatore dovette circondarsi di uomini affidabili e di indubbia fedeltà. Uno di essi fu Gaio Fulvio Plauziano, parente di Severo e prefetto del pretorio a partire dal 197 d.C., in precedenza, prefetto dei vigili. La figlia, Fulvia Plautilla, venne infatti designata come moglie di Caracalla, il figlio maggiore di Severo: nelle intenzioni, questo matrimonio avrebbe sia posto le basi per la continuità della dinastia, sia rafforzato la posizione di Plauziano. Plautilla divenne così uno strumento politico, vedendo il proprio destino legato indissolubilmente a quello del padre.

RITRATTI FEMMINILI DAL MUSEO ARCHEOLOGICO DI VENEZIA: ANTONIA MINORE

di Michele Gatto & Patricia Caprino

All’interno della dinastia Giulio-Claudia, le donne hanno spesso avuto la possibilità di mettersi in evidenza e di mostrare le proprie capacità politiche. Tuttavia, ci sono stati dei casi in cui queste, nonostante il prestigio e la loro influenza, sono rimaste nell’ombra: un esempio è quello di Antonia Minore, figlia di Marco Antonio e Ottavia, sorella di Ottaviano. Dopo aver sposato Druso Maggiore, figlio di Livia, dal quale ebbe Germanico, Livilla e Claudio, una volta rimasta vedova a causa della morte prematura del marito, riuscì a svincolarsi dalle politiche matrimoniali di Augusto e a non risposarsi. In questo modo, divenne un modello di virtù familiare proprio per la condizione di univira, che però non la escluse dall’avere un ruolo importante nella famiglia imperiale.

RITRATTI FEMMINILI DAL MUSEO ARCHEOLOGICO DI VENEZIA: GIULIA DOMNA

di Michele Gatto

Una volta conclusa l’esperienza della dinastia Antonina a seguito dell’uccisione di Commodo nel 192 d.C., ebbe inizio un periodo di grave crisi e di guerre civili, durante il quale l’elemento militare divenne sempre più preponderante. La situazione si normalizzò con l’ascesa al potere di Settimio Severo, acclamato imperatore dalle legioni della Pannonia nel 193 e in grado di sconfiggere gli altri pretendenti alla porpora, raggiungendo il potere assoluto nel 197 d.C.: di origine africana, Severo diede vita ad una nuova dinastia, legittimata attraverso la creazione di un legame con gli Antonini e nella quale ebbe un ruolo fondamentale la moglie, Giulia Domna.

NERVA E LA COMUNICAZIONE POLITICA

di Michele Gatto

Nerva viene spesso considerato un imperatore di transizione, a causa della brevità del suo principato. Ma nonostante ciò, riuscì a realizzare delle opere e ad avviare delle riforme importanti, in seguito attribuite in parte ai suoi successori. A differenza di quanto si crede in genere, questo programma politico venne comunicato alla popolazione anche tramite il supporto delle monete, sottolineando come il contributo di Nerva sia stato decisivo per gli anni a seguire, inaugurando il principio della successione per adozione ed il periodo aureo dell’impero.

LUCIO VERO E LA DIARCHIA

di Michele Gatto

La dinastia degli Antonini viene considerata l’apice della storia dell’impero. In questa fase, lo Stato fu amministrato da principi spesso definiti “buoni”, a sottolinearne la positività dell’operato. Nonostante tutto, emersero problemi che successivamente si sarebbero dimostrati difficili da gestire: i primi a doversene occupare furono Marco Aurelio e Lucio Vero. Questi due fratelli per adozione diedero vita per la prima volta ad una vera e propria diarchia, sebbene Lucio Vero sia sempre rimasto in ombra rispetto al suo collega a causa del giudizio che ne hanno lasciato alcune fonti.

LA PROPAGANDA POLITICA AL TEMPO DI COMMODO: ERCOLE, L’ANFITEATRO, UNA COLONIA (180-192 d.C.)

di Rebecca Goldaniga

Ne “Il Gladiatore” (2000), Commodo appare ora pacato, ora collerico; ora fragile, ora crudele, ed il personaggio creato dalla regia di Ridley Scott pone l’accento su una figura storica che ancora oggi appare estremamente complessa. Del resto, il ritratto di una personalità del tutto eccezionale non è una mera invenzione hollywoodiana, ma è la stessa immagine di monarca eccentrico e tormentato che emerge da fonti quali Erodiano, Cassio Dione e l’autore dell’Historia Augusta. Persino il celebre ritratto conservato a Palazzo dei Conservatori restituisce un’idea di dualità: è quindi un essere a metà fra una realtà sensibile e una realtà ultraterrena. Ciò invita a riflettere sul significato dell’identificazione con una divinità come Ercole, ma prima di indagare in merito alla politica religiosa messa in atto da Commodo, non resta che soffermarsi sulla natura delle fonti che parlano di quest’ultima.

I DIOSCURI: GEMELLI DIVINI TRA SPARTA E ROMA

di Michele Gatto

I Dioscuri rappresentano in maniera efficace come la cultura greca abbia influenzato quella romana. I due mitici gemelli, figli della regina spartana Leda, di suo marito Tindaro e di Zeus, hanno visto trasferire gradualmente il proprio culto dal luogo di origine, Sparta, a Roma. Questo grazie alla loro indole guerriera e alla natura divina, che gli avrebbe permesso di intervenire direttamente in alcune battaglie per difendere i popoli protetti. Perciò, l’immagine di Castore e Polluce è stata inoltre oggetto di rappresentazioni iconografiche dal forte carattere simbolico.

OMNIUM DAEMONUM TEMPLUM

di Rebecca Goldaniga

In età imperiale, all’interno delle arene non avvenivano soltanto spettacoli gladiatorii. Sulla base di un programma di svolgimento giornaliero, essi si ponevano dopo le cacce di belve esotiche (venationes) e dopo le esecuzioni capitali. Queste ultime potevano assumere diverse forme, quali la vivicombustione, la crocifissione e la damnatio ad bestias (l’esposizione agli animali), la più diffusa all’interno delle arene. Risulta dunque chiaro che tutto quanto veniva mostrato ed esibito all’anfiteatro aveva un preciso fine politico, volto in primo luogo al mantenimento di un ordine sociale e anche culturale. Ma non bisogna dimenticare che presso i luoghi dello spettacolo romano era comunque in atto un valente meccanismo psicologico, fondato su  di un voyeurismo morboso che combinava attrazione e repulsione. Ciò è dimostrato con efficacia non tanto delle testimonianze dei membri dell’élite romana, ma soprattutto da quelle provenienti dal mondo cristiano.

GERMANICO, NOMEN OMEN

di Michele Gatto

I Romani sono ricordati per la loro potenza militare quasi inarrestabile, il che porta spesso a sottolinearne con una certa enfasi le poche sconfitte disastrose subite. Una di esse è certamente quella della foresta di Teutoburgo, in cui i Germani diedero inizio ad una rivolta sotto la guida di Arminio, un personaggio entrato nel mito. Meno famoso è invece il prosieguo di questa storia, che ha come protagonista Giulio Cesare Germanico. Egli attuò alcune campagne militari oltre il Reno che non solo stabilizzarono il limes, ma ristabilirono l’onore del popolo romano e delle legioni sconfitte. La politica realista di Tiberio impedì a Germanico di completare la vendetta su Arminio, ma il generale accrebbe enormemente la sua fama diventando uno dei beniamini del popolo, prima di essere inviato in Siria. I Latini sostenevano che il destino di una persona fosse scritto nel suo nome: evidentemente avevano ragione.

AMMINISTRAZIONE E POLITICA NELLA PROVINCIA D’ASIA TRA ROMA E MITRIDATE EUPATORE

di Alessio F. Leo

Gli elementi nodali che determinano la struttura di uno Stato sono, per definizione, quello militare e quello amministrativo, chiamato ad organizzare il controllo del territorio secondo le esigenze e le modalità espresse dalla sua classe dominante attraverso le varie epoche storiche. Modalità di controllo territoriale che variano nel tempo e sono inscindibilmente legate a chi, all’interno di una data società, detiene il potere e lo applica. Differenti modelli amministrativi possono coesistere nello stesso tempo ma non nello stesso luogo nella misura in cui esistono classi sociali differenti che detengono il potere e lo organizzano di conseguenza per i propri scopi, come nel caso qui preso in esame. La storia amministrativa dell’Asia minore nel I secolo a.C. ben si presta a mettere in luce ciò, nonché a fornire alcuni elementi per provare a leggere la guerra mitridatica non soltanto come lo scontro di eserciti differenti ma come scontro tra sistemi sociali e politici differenti.

LA LUPA, SIMBOLO DEI ROMANI

di Michele Gatto

Una delle storie che ci vengono raccontate fin da bambini è quella di Romolo e Remo, i gemelli fondatori di Roma. Al suo interno c’è però un personaggio che spicca più degli altri e viene considerato ancora oggi un simbolo della città eterna: la lupa. Con questo contributo, cercheremo di analizzarne meglio la figura ed il perché sia diventata immagine stessa dei Romani, anche per gli altri popoli. Indagheremo perciò gli aspetti sacri e i culti presenti a Roma che si ricollegavano alla lupa. Ovviamente, ciò comprende una panoramica sulle raffigurazioni ad essa dedicate, confermando l’importanza di un simbolo adottato fin dall’età augustea per indicare l’eternità di Roma e dei suoi cittadini. Vista l’attualità di questa identificazione, possiamo dire con certezza che l’operazione ha avuto successo.

PANEM ET CIRCENSES

di Rebecca Goldaniga

Quando si parla di ludi circenses, relativamente al mondo romano, la mente corre inevitabilmente alle spettacolari gare di carri al Circo Massimo. Nei secoli della repubblica, la popolarità delle corse crebbe nettamente in relazione all’aumento delle festività religiose: fra III e II secolo a.C., in collegamento alla crisi delle istituzioni repubblicane, il fenomeno delle gare equestri sarebbe gradualmente mutato in una forma di intrattenimento. La corsa equestre, da attività riservata ai nobili, divenne ars ludicra, un’arte disdicevole da cui i Romani benestanti dovevano tenersi lontani. Ora, perché i Romani più abbienti avrebbero dovuto finanziare una pratica che ritenevano indegna?

ALLA RICERCA DELL’IMMORTALITÀ: L’ADOZIONE IN GRECIA E ROMA ANTICA

di Giulia La Cognata

Da Achille e Fenicio ad Edipo e Polibo, da Mosè e la figlia del Faraone a Minosse ed Asterio: il mito e la letteratura offrono una pluralità di esempi di adozione. Eppure, si tratta di un istituto problematico, discusso, ambiguo, all’origine di molteplici teorie. Società differenti prevedono, ovviamente, richieste e soluzioni diverse, ma possiamo comunque individuare alla base della pratica una «mancanza che occorre colmare»: l’adozione sarebbe, dunque, «l’espediente che nella nostra società, come beninteso anche in altre, viene messo a disposizione per porre rimedio alle “falle”».

CORSARI DELL’ANTICHITÀ: LA PIRATERIA A ROMA FRA IV E III SECOLO a.C.

di Rebecca Goldaniga

Chi erano i corsari più temuti dell’antichità? Come le potenze del Mediterraneo antico si relazionavano con loro? Ma soprattutto, sono esistiti anche dei pirati “romani”? Queste sono le domande alle quali il seguente articolo cercherà di dare una risposta. Attraverso la lettura e l’interpretazione delle testimonianze di Livio, Plutarco, Diodoro Siculo e Strabone, questa piccola ricerca ha tentato di dare un volto e un nome ai corsari “italici” per poi interrogarsi sulle modalità con cui Roma si affacciò sul bacino del Mediterraneo, iniziando ad estendere la sua egemonia sul mare.

TITO QUINZIO FLAMININO, IL “LIBERATORE” DELLA GRECIA

di Michele Gatto

Fin dai primi secoli della sua esistenza Roma ha intessuto contatti e relazioni con il mondo greco. Se inizialmente erano dovuti soprattutto ai rapporti con le città della Magna Grecia e della Sicilia, dal II secolo a.C. si incrementarono decisivamente con la conquista della Grecia continentale. Questa conquista doveva però passare dalla vittoria sui Macedoni che la controllavano, trasformata abilmente in una liberazione fittizia dei Greci. Protagonista di queste vicende è stato Tito Quinzio Flaminino, console romano che sconfisse Filippo V e la cui personalità ben simboleggia le trasformazioni culturali conseguenti alla sempre più massiccia e continua influenza greca sul mondo romano.

QUALIS ARTIFEX. NERONE E IL MONDO DELLO SPETTACOLO

di Rebecca Goldaniga

Nerone, com’è noto, fu un uomo di cultura e dai molteplici interessi artistici, che si dilettò nella poesia, nel canto, nella recitazione e nella danza. Ma soprattutto egli volle calcare le scene in veste di citaredo e di auriga, scelte per nulla scontate, che meritano di essere qui sottoposte a un’attenta riflessione.

L’ICONOGRAFIA DELLA PAX AUGUSTA

di Michele Gatto

Il passaggio dalla Repubblica al Principato è il risultato di numerosi anni di guerre civili e dell’abile opera politica di Augusto, il quale introdusse un periodo di generale riappacificazione interna ed esterna, detto appunto Pax Augusta. Nonostante il personaggio Augusto non abbia bisogno di presentazioni, ripercorriamo brevemente le tappe che hanno condotto a questi esiti, passando ad analizzare come il ritorno alla concordia sia stato ampiamente celebrato attraverso l’uso delle immagini.

L’AURIGA E IL GLADIATORE

di Rebecca Goldaniga

Nel mondo romano, le corse di carri e le lotte fra gladiatori furono definite entrambe artes ludicrae, cioè pratiche disdicevoli riservate agli infames, relativamente alle quali i Romani facoltosi avevano l’obbligo di organizzare spettacoli, ma il paradossale divieto di partecipare. Dalla Tabula Heracleensis, datata alla fine del I secolo a.C., si apprende infatti che gli attori e le persone legate al mondo dello spettacolo non potevano accedere alle magistrature municipali ed entrare nell’ordine dei decurioni nelle città di diritto romano. Durante i principati di Augusto e Tiberio furono infatti presi provvedimenti contro i membri dell’aristocrazia tentati dal circo, dall’anfiteatro e dal teatro. Tiberio, in particolare, vietò a senatori e cavalieri il matrimonio con individui provenienti dal mondo delle arene e con i loro discendenti. Tuttavia, sebbene aurighi e gladiatori appartenessero in egual modo alla classe degli infames, fra gli uni e gli altri esistettero delle differenze sostanziali, che questo articolo si accinge a prendere brevemente in considerazione.

GIUSTINIANO E LA CELEBRAZIONE DELLA RENOVATIO IMPERII

di Michele Gatto

Il regno di Giustiniano (527-565 d.C.) è considerato uno dei periodi di massimo splendore dell’impero d’Oriente, tanto da permetterci di azzardare l’affermazione secondo cui proprio la sua conclusione coincida anche con quella dell’impero di Roma e del mondo antico. Questo lungo regno, caratterizzato da diversi eventi di grande importanza, ha visto Giustiniano cimentarsi nella renovatio imperii, cioè la riconquista della parte occidentale dell’impero. Il parziale successo di questo tentativo venne ampiamente celebrato anche dal punto di vista iconografico, che il seguente articolo intende brevemente analizzare.

I ROMANI E IL COMMERCIO CON L’INDIA

di William Puppinato

Quando si pensa ai confini dell’Impero Romano, ci si immagina il limes, i grandi fiumi e i deserti che hanno per secoli preservato, in maniera più o meno efficace, i domini di Roma, e le legioni che fanno a pugni con i barbari, i Persiani e tutti i nemici alle frontiere. Questo è un ottimo modo di intendere il termine “confine”, ed è assolutamente corretto. Ma questa visione può certamente essere allargata.