SCIPIONE, DETTO ANCHE “L’AFRICANO”, TRA CINEMA E STORIA

di Giulia Zinedine Fuschino

La figura di Scipione l’Africano e suo fratello l’Asiatico hanno da sempre suscitato una certa ammirazione e dibattito. Il regista Luigi Magni (1928-2013) ha immortalato le due figure a modo suo in “Scipione detto anche l’Africano”, con Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman: questo articolo vuole spiegarvi come.

AEDI E RAPSODI: MUSICA E CANTO NEI POEMI OMERICI

di Manuel Alfa

L’origine di quella che oggi è comunemente definita “musica classica” rappresenta uno degli interrogativi fondamentali e dibattuti dai teorici della musica . La sua nascita viene tradizionalmente collocata nell’antica Grecia, attraverso l’analisi e lo studio di figure emblematiche come gli Aedi e i Rapsodi, ossia cantori che avevano il compito di intonare canti epici, talvolta accompagnati da strumenti musicali e coreografie. Queste pratiche, profondamente radicate nella cultura greca, costituiscono uno degli antecedenti storici più significativi per la comprensione dello sviluppo della musica occidentale.

L’ASCENDENZA DIVINA DI ALESSANDRO

di Michele Gatto

Alessandro Magno è uno dei personaggi storici più conosciuti, identificato principalmente come un grande condottiero militare in grado di espandere il proprio regno fino ai confini dell’India. Tuttavia, c’è un altro aspetto legato alla sua figura che ha contribuito ad accrescerne la leggenda: la sua presunta ascendenza divina. Oltre ai legami dinastici, che gli premettevano di vantare antenati divini, Alessandro fu definito “figlio di Zeus” dai sacerdoti di Zeus Ammone presso l’oasi di Siwa. Questo episodio avrebbe avuto dei risvolti decisivi a renderlo immortale e anche per coloro che ne raccolsero l’eredità politica, abili a sfruttarne propagandisticamente l’immagine a scopo legittimante. In questo modo, il fascino di Alessandro è riuscito ad attraversare indenne i secoli.

RE LEGISLATORE, SIGNORE DEL MARE E GIUDICE DEI MORTI: UN BREVE PROFILO CRITICO DI MINOSSE

di Giulia Zinedine Fuschino

Minosse, mitico re di Creta, è conosciuto da tutti sin dalle scuole. Tuttavia, si può dire di saper proprio tutto su di lui? L’articolo vuole chiarire alcuni punti sulla sua figura, riportandone un profilo critico più ampio possibile.

LA RIVOLTA GIUDAICA E LA RICONQUISTA ROMANA DI GERUSALEMME DEL 70 d.C.

di Michele Gatto

La prima rivolta giudaica, scoppiata nel 66 d.C., fu il risultato di complessi fattori politici e sociali, di origine sia esterna, sia interna. La cattiva amministrazione di diversi prefetti o procuratori romani, finì per acuire i sentimenti di avversione nei confronti dell’impero, ravvivando così le istanze di indipendenza. Si alimentarono, inoltre, le credenze religiose su una prossima venuta del Messia che avrebbe liberato Israele, rendendo più determinati i rivoltosi e più difficile per i romani ristabilire l’ordine. Come ci raccontano le fonti e, in particolare Flavio Giuseppe, l’impresa della riconquista di Gerusalemme sarebbe riuscita ai membri della futura dinastia Flavia, Vespasiano e Tito: tuttavia, ciò comprese una repressione brutale e la stessa distruzione del Tempio.

IL CULTO DI APOLLO A SPARTA

di Michele Gatto

Il culto di Apollo può essere considerato uno dei più importanti, se non il principale, dei culti spartani. Al dio erano dedicate tre feste, le Giacinzie, le Carnee e le Gimnopedie, ed era venerato sotto diverse forme, principalmente come Apollo Carneo e Apollo di Amicle. In Laconia, la regione spartana del Peloponneso, gli furono dedicati una trentina di santuari, la maggior parte dei quali concentrata presso il monte Taigeto. Il presente articolo intende analizzare i culti riservati ad Apollo a Sparta non solo nella loro dimensione religiosa, ma anche in quella sociale, descrivendo la personalità del dio ed il modo in cui questa si legava alle sue forme di venerazione. Un culto, quello spartano, che implicava anche fattori non esclusivamente religiosi per il particolare legame col santuario di Delfi.

BRASIDA DI SPARTA: UN EROE O GUERRAFONDAIO? PER UN PROFILO DEL PERSONAGGIO NELL’ATENE DEL V a.C.

di Giulia Zinedine Fuschino

Il generale spartano Brasida divenne un eroe della Guerra del Peloponneso (430-404 a.C) grazie ad una formidabile abilità militare e politica. L’articolo che vi presentiamo restituisce un ritratto di questo generale attraverso le opere di due diversi autori ateniesi, i “nemici” Tucidide e Aristofane.

LA PIRAMIDE DI CHEOPE

di Emiliano Ancarola

Nell’immaginario comune, quando si pronuncia la parola Egitto immancabilmente si pensa all’archeologia. In effetti la civiltà egizia è stata una delle più floride dell’antichità e ci ha lasciato diverse tracce del suo passato, come templi, obelischi, oggetti in metallo prezioso, la grande sfinge ed imponenti aree funerarie tra cui la Valle dei Re e le piramidi, soprattutto quelle dell’altopiano di Giza. Se però Giza è diventata così importante, lo si deve ad un faraone ambizioso vissuto circa 4500 anni fa: il faraone Khufu, più comunemente conosciuto con il suo nome ellenico Cheope.

PAESTUM, CROCEVIA DI CULTURE

di Michele Gatto

Fondata alla fine del VII secolo a.C., Poseidonia divenne presto una delle città più ricche della Magna Grecia, cercando di colmare successivamente il vuoto politico lasciato dalla decaduta madrepatria Sibari. In seguito, i contatti con le popolazioni indigene, come i Lucani, avrebbero portato la polis ad assumere un tessuto sociale e culturale variegato, nel quale ebbero luogo numerose commistioni. Ciò non sarebbe cambiato nemmeno con l’arrivo dei Romani, ai quali probabilmente bisogna attribuire il passaggio al nome Paestum. Progressivamente abbandonata a partire dalla tarda antichità, la città venne “riscoperta” durante il XVIII secolo, diventando meta di intellettuali, artisti e viaggiatori del Grand Tour provenienti da tutta Europa, a conferma della vocazione multiculturale di Paestum.

CILONE DEVE MORIRE: L’AFFAIRE CILONIANO TRA STORIOGRAFIA E PROPAGANDA

di Giulia Zinedine Fuschino

Nell’Atene del VII secolo a.C. si consuma un efferato eccidio. Nel clima teso della polis controllata delle famiglie gentilizie, l’aristocratico Cilone con i suoi compagni tenta di instaurare una tirannide occupando l’Acropoli, sede del potere. La risposta sarà durissima: una strage, i cui autori vengono puniti con l’esilio. Questo articolo vuole ricostruire la vicenda attraverso l’analisi delle fonti e tentare di chiarire come questo evento ai limiti tra un racconto e una realtà storica venga usato per screditare, due secoli dopo, la stirpe dei leader della democrazia ateniese: gli Alcmeonidi.

NERVA E LA COMUNICAZIONE POLITICA

di Michele Gatto

Nerva viene spesso considerato un imperatore di transizione, a causa della brevità del suo principato. Ma nonostante ciò, riuscì a realizzare delle opere e ad avviare delle riforme importanti, in seguito attribuite in parte ai suoi successori. A differenza di quanto si crede in genere, questo programma politico venne comunicato alla popolazione anche tramite il supporto delle monete, sottolineando come il contributo di Nerva sia stato decisivo per gli anni a seguire, inaugurando il principio della successione per adozione ed il periodo aureo dell’impero.

LUCIO VERO E LA DIARCHIA

di Michele Gatto

La dinastia degli Antonini viene considerata l’apice della storia dell’impero. In questa fase, lo Stato fu amministrato da principi spesso definiti “buoni”, a sottolinearne la positività dell’operato. Nonostante tutto, emersero problemi che successivamente si sarebbero dimostrati difficili da gestire: i primi a doversene occupare furono Marco Aurelio e Lucio Vero. Questi due fratelli per adozione diedero vita per la prima volta ad una vera e propria diarchia, sebbene Lucio Vero sia sempre rimasto in ombra rispetto al suo collega a causa del giudizio che ne hanno lasciato alcune fonti.

LA PROPAGANDA POLITICA AL TEMPO DI COMMODO: ERCOLE, L’ANFITEATRO, UNA COLONIA (180-192 d.C.)

di Rebecca Goldaniga

Ne “Il Gladiatore” (2000), Commodo appare ora pacato, ora collerico; ora fragile, ora crudele, ed il personaggio creato dalla regia di Ridley Scott pone l’accento su una figura storica che ancora oggi appare estremamente complessa. Del resto, il ritratto di una personalità del tutto eccezionale non è una mera invenzione hollywoodiana, ma è la stessa immagine di monarca eccentrico e tormentato che emerge da fonti quali Erodiano, Cassio Dione e l’autore dell’Historia Augusta. Persino il celebre ritratto conservato a Palazzo dei Conservatori restituisce un’idea di dualità: è quindi un essere a metà fra una realtà sensibile e una realtà ultraterrena. Ciò invita a riflettere sul significato dell’identificazione con una divinità come Ercole, ma prima di indagare in merito alla politica religiosa messa in atto da Commodo, non resta che soffermarsi sulla natura delle fonti che parlano di quest’ultima.

I DIOSCURI: GEMELLI DIVINI TRA SPARTA E ROMA

di Michele Gatto

I Dioscuri rappresentano in maniera efficace come la cultura greca abbia influenzato quella romana. I due mitici gemelli, figli della regina spartana Leda, di suo marito Tindaro e di Zeus, hanno visto trasferire gradualmente il proprio culto dal luogo di origine, Sparta, a Roma. Questo grazie alla loro indole guerriera e alla natura divina, che gli avrebbe permesso di intervenire direttamente in alcune battaglie per difendere i popoli protetti. Perciò, l’immagine di Castore e Polluce è stata inoltre oggetto di rappresentazioni iconografiche dal forte carattere simbolico.

OMNIUM DAEMONUM TEMPLUM

di Rebecca Goldaniga

In età imperiale, all’interno delle arene non avvenivano soltanto spettacoli gladiatorii. Sulla base di un programma di svolgimento giornaliero, essi si ponevano dopo le cacce di belve esotiche (venationes) e dopo le esecuzioni capitali. Queste ultime potevano assumere diverse forme, quali la vivicombustione, la crocifissione e la damnatio ad bestias (l’esposizione agli animali), la più diffusa all’interno delle arene. Risulta dunque chiaro che tutto quanto veniva mostrato ed esibito all’anfiteatro aveva un preciso fine politico, volto in primo luogo al mantenimento di un ordine sociale e anche culturale. Ma non bisogna dimenticare che presso i luoghi dello spettacolo romano era comunque in atto un valente meccanismo psicologico, fondato su  di un voyeurismo morboso che combinava attrazione e repulsione. Ciò è dimostrato con efficacia non tanto delle testimonianze dei membri dell’élite romana, ma soprattutto da quelle provenienti dal mondo cristiano.

GERMANICO, NOMEN OMEN

di Michele Gatto

I Romani sono ricordati per la loro potenza militare quasi inarrestabile, il che porta spesso a sottolinearne con una certa enfasi le poche sconfitte disastrose subite. Una di esse è certamente quella della foresta di Teutoburgo, in cui i Germani diedero inizio ad una rivolta sotto la guida di Arminio, un personaggio entrato nel mito. Meno famoso è invece il prosieguo di questa storia, che ha come protagonista Giulio Cesare Germanico. Egli attuò alcune campagne militari oltre il Reno che non solo stabilizzarono il limes, ma ristabilirono l’onore del popolo romano e delle legioni sconfitte. La politica realista di Tiberio impedì a Germanico di completare la vendetta su Arminio, ma il generale accrebbe enormemente la sua fama diventando uno dei beniamini del popolo, prima di essere inviato in Siria. I Latini sostenevano che il destino di una persona fosse scritto nel suo nome: evidentemente avevano ragione.

AMMINISTRAZIONE E POLITICA NELLA PROVINCIA D’ASIA TRA ROMA E MITRIDATE EUPATORE

di Alessio F. Leo

Gli elementi nodali che determinano la struttura di uno Stato sono, per definizione, quello militare e quello amministrativo, chiamato ad organizzare il controllo del territorio secondo le esigenze e le modalità espresse dalla sua classe dominante attraverso le varie epoche storiche. Modalità di controllo territoriale che variano nel tempo e sono inscindibilmente legate a chi, all’interno di una data società, detiene il potere e lo applica. Differenti modelli amministrativi possono coesistere nello stesso tempo ma non nello stesso luogo nella misura in cui esistono classi sociali differenti che detengono il potere e lo organizzano di conseguenza per i propri scopi, come nel caso qui preso in esame. La storia amministrativa dell’Asia minore nel I secolo a.C. ben si presta a mettere in luce ciò, nonché a fornire alcuni elementi per provare a leggere la guerra mitridatica non soltanto come lo scontro di eserciti differenti ma come scontro tra sistemi sociali e politici differenti.

LA LUPA, SIMBOLO DEI ROMANI

di Michele Gatto

Una delle storie che ci vengono raccontate fin da bambini è quella di Romolo e Remo, i gemelli fondatori di Roma. Al suo interno c’è però un personaggio che spicca più degli altri e viene considerato ancora oggi un simbolo della città eterna: la lupa. Con questo contributo, cercheremo di analizzarne meglio la figura ed il perché sia diventata immagine stessa dei Romani, anche per gli altri popoli. Indagheremo perciò gli aspetti sacri e i culti presenti a Roma che si ricollegavano alla lupa. Ovviamente, ciò comprende una panoramica sulle raffigurazioni ad essa dedicate, confermando l’importanza di un simbolo adottato fin dall’età augustea per indicare l’eternità di Roma e dei suoi cittadini. Vista l’attualità di questa identificazione, possiamo dire con certezza che l’operazione ha avuto successo.

PANEM ET CIRCENSES

di Rebecca Goldaniga

Quando si parla di ludi circenses, relativamente al mondo romano, la mente corre inevitabilmente alle spettacolari gare di carri al Circo Massimo. Nei secoli della repubblica, la popolarità delle corse crebbe nettamente in relazione all’aumento delle festività religiose: fra III e II secolo a.C., in collegamento alla crisi delle istituzioni repubblicane, il fenomeno delle gare equestri sarebbe gradualmente mutato in una forma di intrattenimento. La corsa equestre, da attività riservata ai nobili, divenne ars ludicra, un’arte disdicevole da cui i Romani benestanti dovevano tenersi lontani. Ora, perché i Romani più abbienti avrebbero dovuto finanziare una pratica che ritenevano indegna?

ALLA RICERCA DELL’IMMORTALITÀ: L’ADOZIONE IN GRECIA E ROMA ANTICA

di Giulia La Cognata

Da Achille e Fenicio ad Edipo e Polibo, da Mosè e la figlia del Faraone a Minosse ed Asterio: il mito e la letteratura offrono una pluralità di esempi di adozione. Eppure, si tratta di un istituto problematico, discusso, ambiguo, all’origine di molteplici teorie. Società differenti prevedono, ovviamente, richieste e soluzioni diverse, ma possiamo comunque individuare alla base della pratica una «mancanza che occorre colmare»: l’adozione sarebbe, dunque, «l’espediente che nella nostra società, come beninteso anche in altre, viene messo a disposizione per porre rimedio alle “falle”».

CORSARI DELL’ANTICHITÀ: LA PIRATERIA A ROMA FRA IV E III SECOLO a.C.

di Rebecca Goldaniga

Chi erano i corsari più temuti dell’antichità? Come le potenze del Mediterraneo antico si relazionavano con loro? Ma soprattutto, sono esistiti anche dei pirati “romani”? Queste sono le domande alle quali il seguente articolo cercherà di dare una risposta. Attraverso la lettura e l’interpretazione delle testimonianze di Livio, Plutarco, Diodoro Siculo e Strabone, questa piccola ricerca ha tentato di dare un volto e un nome ai corsari “italici” per poi interrogarsi sulle modalità con cui Roma si affacciò sul bacino del Mediterraneo, iniziando ad estendere la sua egemonia sul mare.

LA BIGAMIA DI SOCRATE SECONDO LA TESTIMONIANZA PERIPATETICA

di Tecla Terazzi

Nel presente elaborato con la generica espressione di “uomo greco” mi riferisco al cittadino maschio che godeva di pieni diritti, dal momento che la donna era in una condizione di subordine. Se infatti, a partire dall’età ellenistica (III secolo a.C.) la donna greca dell’Asia Minore e delle isole dell’Egeo poté godere di una maggiore emancipazione grazie per esempio all’influenza dei modelli di vita orientali e al buon livello di istruzione garantito ad ambo i sessi, la sua corrispettiva ateniese era completamente esclusa dalla vita sociale fin da tempi più remoti. L’uomo greco di condizione non servile, dunque, godeva di tutti i diritti legati all’essere cittadino ed era tenuto al rispetto delle leggi patrie laiche e a quelle relative alla sfera religiosa, ma era altresì vincolato da precisi vincoli etici espressi soprattutto dal teatro del V secolo a.C., di cui l’esempio più fulgido e noto è certo quello ateniese. Il Socrate del titolo e cioè il filosofo e “pungente tafano” della gioventù più in vista dell’Atene classica non sfugge a queste considerazioni testé spiegate.

NICIA E LA DISFATTA ATENIESE IN SICILIA

di Michele Gatto

La guerra del Peloponneso è indubbiamente uno degli eventi più importanti e conosciuti della storia greca, talmente vasto da contenere al suo interno vicende che farebbero tranquillamente storia a sé. Una di esse è la spedizione ateniese in Sicilia, conclusasi con una vera e propria catastrofe militare. A guidare questa campagna fu Nicia, un politico ateniese moderato, costretto suo malgrado dagli eventi e dal sistema democratico di Atene abilmente manipolato dall’ambizioso Alcibiade. Avvenimenti giunti fino a noi grazie a pagine memorabili di cronaca scritte da Tucidide.

280-265 a.C.: IL REGNO DI AREO I TRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE

di Luca Segagni

Nonostante il suo regno sia scarsamente documentato, a differenza di quello dei re riformatori Agide IV e Cleomene III, Areo I è stato sicuramente uno dei primi sovrani spartani che intendeva non solo restituire alla città la sua antica dimensione di stato egemone nel Peloponneso, ma anche ‹‹scambiare il suo profilo politico tradizionalmente eccezionale con uno di normalità “ellenistica”››.

TITO QUINZIO FLAMININO, IL “LIBERATORE” DELLA GRECIA

di Michele Gatto

Fin dai primi secoli della sua esistenza Roma ha intessuto contatti e relazioni con il mondo greco. Se inizialmente erano dovuti soprattutto ai rapporti con le città della Magna Grecia e della Sicilia, dal II secolo a.C. si incrementarono decisivamente con la conquista della Grecia continentale. Questa conquista doveva però passare dalla vittoria sui Macedoni che la controllavano, trasformata abilmente in una liberazione fittizia dei Greci. Protagonista di queste vicende è stato Tito Quinzio Flaminino, console romano che sconfisse Filippo V e la cui personalità ben simboleggia le trasformazioni culturali conseguenti alla sempre più massiccia e continua influenza greca sul mondo romano.

QUALIS ARTIFEX. NERONE E IL MONDO DELLO SPETTACOLO

di Rebecca Goldaniga

Nerone, com’è noto, fu un uomo di cultura e dai molteplici interessi artistici, che si dilettò nella poesia, nel canto, nella recitazione e nella danza. Ma soprattutto egli volle calcare le scene in veste di citaredo e di auriga, scelte per nulla scontate, che meritano di essere qui sottoposte a un’attenta riflessione.

L’ICONOGRAFIA DELLA PAX AUGUSTA

di Michele Gatto

Il passaggio dalla Repubblica al Principato è il risultato di numerosi anni di guerre civili e dell’abile opera politica di Augusto, il quale introdusse un periodo di generale riappacificazione interna ed esterna, detto appunto Pax Augusta. Nonostante il personaggio Augusto non abbia bisogno di presentazioni, ripercorriamo brevemente le tappe che hanno condotto a questi esiti, passando ad analizzare come il ritorno alla concordia sia stato ampiamente celebrato attraverso l’uso delle immagini.

L’AURIGA E IL GLADIATORE

di Rebecca Goldaniga

Nel mondo romano, le corse di carri e le lotte fra gladiatori furono definite entrambe artes ludicrae, cioè pratiche disdicevoli riservate agli infames, relativamente alle quali i Romani facoltosi avevano l’obbligo di organizzare spettacoli, ma il paradossale divieto di partecipare. Dalla Tabula Heracleensis, datata alla fine del I secolo a.C., si apprende infatti che gli attori e le persone legate al mondo dello spettacolo non potevano accedere alle magistrature municipali ed entrare nell’ordine dei decurioni nelle città di diritto romano. Durante i principati di Augusto e Tiberio furono infatti presi provvedimenti contro i membri dell’aristocrazia tentati dal circo, dall’anfiteatro e dal teatro. Tiberio, in particolare, vietò a senatori e cavalieri il matrimonio con individui provenienti dal mondo delle arene e con i loro discendenti. Tuttavia, sebbene aurighi e gladiatori appartenessero in egual modo alla classe degli infames, fra gli uni e gli altri esistettero delle differenze sostanziali, che questo articolo si accinge a prendere brevemente in considerazione.

GIUSTINIANO E LA CELEBRAZIONE DELLA RENOVATIO IMPERII

di Michele Gatto

Il regno di Giustiniano (527-565 d.C.) è considerato uno dei periodi di massimo splendore dell’impero d’Oriente, tanto da permetterci di azzardare l’affermazione secondo cui proprio la sua conclusione coincida anche con quella dell’impero di Roma e del mondo antico. Questo lungo regno, caratterizzato da diversi eventi di grande importanza, ha visto Giustiniano cimentarsi nella renovatio imperii, cioè la riconquista della parte occidentale dell’impero. Il parziale successo di questo tentativo venne ampiamente celebrato anche dal punto di vista iconografico, che il seguente articolo intende brevemente analizzare.

I ROMANI E IL COMMERCIO CON L’INDIA

di William Puppinato

Quando si pensa ai confini dell’Impero Romano, ci si immagina il limes, i grandi fiumi e i deserti che hanno per secoli preservato, in maniera più o meno efficace, i domini di Roma, e le legioni che fanno a pugni con i barbari, i Persiani e tutti i nemici alle frontiere. Questo è un ottimo modo di intendere il termine “confine”, ed è assolutamente corretto. Ma questa visione può certamente essere allargata.